Le 3 proposte della Germania per il futuro della Nato

Le 3 proposte della Germania per il futuro della Nato

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di Giacomo Marchetti - Contropiano

 

Annegret Kramp-Karrenbauer* è la ministra della difesa tedesca ed è alla testa della CDU, la formazione della Premier Angela Merkel che governa la Germania insieme alla SPD nella traballante “Grande Coalizione”.
 

La navigata leader dei cristiano-democratici tedeschi aveva selezionato “AKK” – così è conosciuta in Germania – come suo successore. Nonostante sia stata eletta a capo della formazione, la sua leadership non è stata costellata esattamente da “successivi” politici. I suoi inciampi l’hanno infatti portata a dare le dimissioni dalla guida del partito, in febbraio, aprendo una nuova fase di incertezza.


Lo “scandalo della Turingia”, dove in un primo momento la CDU locale aveva appoggiato – ritirandola il giorno dopo – una coalizione con i liberali ed i neo-nazisti della AFD, ed i deludenti risultati delle elezioni successive nella Città-Stato di Amburgo, avevano definititivamente minato la sua non proprio brillante leadership, in un momento in cui la recessione bussava alle porte dell’ex locomotiva tedesca ben prima dell’epidemia.


Un contesto in cui stragi e omicidi politici legati ai neo-nazisti, ed il disvelamento dei legami tra l’estrema destra e gli apparati dello Stato, non contribuivano certo a creare un clima di legittimità nei confronti del governo tedesco.


Le elezioni nei due Land orientali della Sassonia e del Brandeburgo, a settembre dell’anno scorso avevano confermato l’ascesa dei Verdi – diventati il secondo partito tedesco con le elezioni europee della scorsa estate, in cui avevano ottenuto oltre il 20% dei voti – ed in maniera ancora più marcata quella del partito di estrema destra AFD, a cui un quarto degli elettori aveva dato fiducia nelle due regioni dell’ex “Germania Est”, confermando un trend osservato già in precedenza.


In sintesi i due partiti storici – CDU e SPD – stavano diventando sempre più marginali a livello di consenso elettorale, minati da profondi contrasti interni e “pressati” alla loro destra – è il caso dei cristiano democratici – dall’ascesa dell’AFD, o alla propria sinistra (come i socialdemocratici con i Verdi).


La Germania “unita” resta nei fatti molto divisa, sia a livello socio-economico che a livello politico, con una classe politica sempre più delegittimata anche all’interno dei proprii confini, ma pervicacemente decisa a determinare il corso politico tedesco come quello di un intero continente.


Annegret Kramp-Karrenbauer a luglio era entrata al Ministero della Difesa tedesco al posto della neo-nominata presidente della Commissione dell’Unione Europea, il “falco” Ursula Von der Leyen, nonostante le mancasse – per sua stessa ammissione – un’adeguata formazione a riguardo, essendosi “fatta le ossa” più che altro come governatrice della Saar.


Una “buona amministratrice locale”, sotto l’ala protettrice di Frau Merkel, insomma, non molto di più…


I contenuti di questa presa di posizione, pubblicata il 10 maggio sul prestigioso quotidiano economico-finanziario britannico Financial Times, che abbiamo tradotto, fanno suppore che “AKK” si muova sul solco di colei che l’ha preceduta, Ursula Von der Leyen, campionessa dell’aumento delle spese militari e paladina della NATO.


Le sue parole non solo “confermano” la fedeltà atlantica della Germania, ma sono tese ad un “allargamento” della sua funzione formulando tre proposte: “la Nato non ha bisogno di essere reinventata”, “la Nato deve potenziare la sua capacità e prontezza militare”, “la Nato ha bisogno di migliorarsi nel combattere le sfide di sicurezza meno tradizionali”.


Viene rimessa al centro la valenza strategica a tutto tondo dell’Alleanza Atlantica  e riconfermati gli impegni della Germania al suo interno, anche in contesti “non bellici”, come è il caso di questa pandemia. L’ambito NATO si conferma come il punto più alto di una collaborazione tra Stati che deve adattarsi agli scenari che vanno prefigurandosi, altro che inutile residuo del mondo bipolare.


AKK dice esplicitamente: “Le crisi su vasta scala, come questa pandemia, sono pericolose per i loro effetti immediati. Gli avversari potrebbero avvantaggiarsi per via della distrazione o della debolezza di alcune società. La Nato è indispensabile in questi momenti. Dobbiamo fare in modo che una crisi sanitaria non diventi una crisi di sicurezza.”


Questo è uno dei passaggi chiave che dà la cifra di come lo scontro geopolitico stia crescendo e di come la “militarizzazione” delle contraddizioni sociali sia già dentro i paradigmi delle élite occidentali. Di fronte a questa uscita non proprio di basso profilo, la domanda nasce spontanea: chi sono gli avversari?


Se andiamo un poco indietro nel tempo ci accorgiamo che lo scontro tra “Occidente” e “Cina” aveva tenuto banco alla tradizionale Conferenza sulla Sicurezza di Monaco. Quest’asse di confronto è stato rinfocolato recentemente dal clima del “nuovo tipo di guerra fredda” – come l’ha definita Jean-Pierre Cabestan – che sta caratterizzando i rapporti tra una parte dell’amministrazione statunitense e la Cina, a cui non sembra sottrarsi la NATO, anzi.


Se è evidente il ruolo della Germania nella determinazione delle scelte politiche ed economiche dentro la cornice dell’Unione Europea, le parole della “AKK” aiutano a comprendere come lo Stato tedesco intenda svolgere anche una funzione di saldo “ancoraggio” alle relazioni atlantiche dell’Unione, ed è un monito pesante per chi sta guardando altrove, visto il deficit strutturale di intervento positivo di UE e NATO nel contesto pandemico.


UE e NATO si confermano due macigni sulla strada di una politica alternativa per le classi subalterne di tutto il continente e nodi centrali per la riflessione/azione per chi intende fornire una rappresentanza politica adeguata all’attuale dimensione dello scontro.


Tra “gli avversari” osteggiati da AKK, che potrebbero avvantaggiarsi per via della distrazione o della debolezza di alcune società, c’è sia un competitor strategico come la Cina, così come un blocco sociale che vuole disfarsi di chi gli ha reso la vita un inferno.


Buona Lettura

*
 

Il segreto della longevità della NATO è la sua forte capacità di adattamento. L’alleanza transatlantica ha impedito al comunismo di sfociare in Europa. Ha affrontato crisi in tutto il mondo. Ha creato stabilità attraverso una rete di accordi. E, proprio ora, ha facilitato la cooperazione internazionale nella lotta alla pandemia da coronavirus.


La Nato si è sempre adattata alla sfida che si trovava di fronte. Per continuare questa tradizione di successo ed efficacia, gli stati membri devono oggi riflettere riguardo a come fare in modo che la Nato continui ad assolvere la sua funzione negli anni a venire. Qui alcune proposte.


Per prima cosa, la Nato non ha bisogno di essere reinventata. Ha avuto successo proprio perché si fonda su principi solidi: democrazia, libertà individuale, il governo della legge. La promessa del suo intimo scopo – che un attacco contro uno è un attacco contro tutti, e tutti sono pronti ad aiutarsi a vicenda – assicura molto di più della semplice difesa collettiva e deterrenza. Si assicura della serenità, permettendo agli Stati membri di non occuparsi della sopravvivenza e della prosperità, il che contribuisce alla stabilità internazionale.


Il successo economico post-bellico della Germania, il Wirtschaftswunder, è stato possibile grazie a questa garanzia di sicurezza. La stessa cosa è valida per gli stati centrali dell’Europa, che hanno abbattuto la cortina di ferro e si sono uniti alla Nato dopo la guerra fredda. Da quando la Nato ha iniziato ad espandersi dopo la guerra fredda, i membri dell’alleanza si sono pian piano uniti all’Unione Europea. La sicurezza prepara il terreno sia per lo sviluppo politico sia per lo sviluppo economico.


Ora che gli stati membri stanno affrontando il disastro economico prodotto dal Covid-19, dovremmo tenere a mente questa lezione. Dobbiamo apprezzare gli enormi benefici economici e geostrategici di una sicurezza affidabile e di un’Europa unita e libera.


Come seconda proposta, la Nato deve potenziare la sua capacità e prontezza militare. Le crisi su vasta scala, come questa pandemia, sono pericolose per i loro effetti immediati. Gli avversari potrebbero avvantaggiarsi per via della distrazione o della debolezza di alcune società. La Nato è indispensabile in questi momenti. Dobbiamo fare in modo che una crisi sanitaria non diventi una crisi di sicurezza.


Per fare questo, la Nato ha bisogno di capacità militari che siano all’altezza. Diventa così essenziale attenersi agli obiettivi programmati.


La Germania, per quanto ci riguarda, rimane impegnata verso le possibilità della Nato, secondo la sua grandezza e forza economica – oggi, domani, e per una decade da oggi.


È negli interessi della Germania rendere onore al sua impegno verso le capacità dell’alleanza, mentre va rafforzando il fondamento dell’Europa all’interno della Nato. L’impegno concreto diventerà più importante sopra gli astratti obiettivi in percentuali, che dipendono da fluttuazioni economiche.


Come terza proposta, la Nato ha bisogno di migliorarsi nel combattere le sfide di sicurezza meno tradizionali. Questa pandemia è una delle diverse minacce alla sicurezza nazionale, dal terrorismo agli attacchi informatici, fino alle campagne di disinformazione e gli effetti del cambiamento climatico.


Niente di tutto questo può essere abbattuto con carro armati e missili. Infatti, la miglior difesa è rafforzare la nostra capacità di assorbire certi urti e continuare ad attaccare le loro cause. Questo significa che dobbiamo migliorare la nostra capacità di recupero – per esempio rinforzando e adattando le infrastrutture critiche, essere quella rete di energia, strade e binari, o rete di computer e sistemi sanitari.


Mentre queste cose sono primariamente compiti dei governi, la Nato dovrebbe essere di fronte supporto, costruendo la capacità di recupero nelle sue stesse strutture, forze e operazioni e aggiungendo la sua competenza militare e organizzativa agli sforzi nazionali.


La Nato ha già lavorato a tutto questo – dal centro di difesa informatica di eccellenza in Estonia, fino alla gestione degli aiuti di emergenza attraverso il centro di difesa coordinata ai disastri Euro-Atlantico.


La resilienza dovrebbe diventare il motto dell’alleanza, in cima alla sua lista di priorità. Per costruire questa resilienza, la Nato ha bisogno di impegnarsi con più regolarità e sistematicamente con le organizzazioni civili, dalle forze di polizia fino all’età agenzie di soccorso per i disastri, agli esperti di medicina, del clima e della sicurezza informatica.


L’alleanza ha appena formato un gruppo di riflessione, presieduto dai leaders Americani e tedeschi. Confido molto nel fatto che questo gruppo aiuti lo sviluppo strategico della Nato, escogitando nuove idee su come raggiungere una migliore sicurezza per gli alleati transatlantici.


Il mio paese sta facendo la sua parte – con soldi, capacità e impegno, con un altro significativo aumento nel 2020. Del resto, la Germania dell’Ovest si è unita alla nato 65 anni fa la scorsa settimana. L’accesso all’alleanza ha permesso il ritorno alla civiltà occidentale, solamente dopo dieci anni dalla seconda guerra mondiale. Ha permesso alla Germania la riunificazione e un’Europa unita qualche decade dopo.


Oggi la Nato continua a mantenere la nostra casa sicura, la stabilità dei progetti e si assicura immediato soccorso ad imprevedibili disastri come questa pandemia. Incrementando questa orgogliosa tradizione di salvaguardare la propria libertà e la propria sicurezza per tutti gli stati, i 30 membri sovrani dovranno fare un passo avanti nel creare un’alleanza più forte.

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