Lettera aperta a Michele Rech in arte Zero Calcare
di Luca Busca
Qualche giorno fa ho visto il tuo video (facebook.com-watch-733041136483243) con cui comunicavi la tua defezione da Più Libri Più Liberi. Ho aspettato qualche giorno per prendere posizione, per poter analizzare meglio alcuni eventi che hanno accompagnato la fiera romana del libro.
Il video, come sempre, mi è piaciuto molto. Apprezzo il tuo incipit che, come spesso fai, manifesta quella che gli avvocati chiamano “excusatio non petita”, ovvero delle scuse preventive che rivelano un’auto “accusatio manifesta”. Anch’io uso frequentemente questo espediente per anticipare, e quindi evitare, una critica che già mi sono fatto da solo. Mi è piaciuto molto anche il tuo voler “mettere dei paletti” e il tuo non voler condividere lo stesso spazio con i nazisti, sacrosanta coerenza. Condividere gli spazi, infatti, significa ratificare la legittimità del pensiero presente nello stesso ambito.
Condivido la tua osservazione sulla risposta dell’AIE alla richiesta di spiegazioni: “Non chiediamo l’orientamento politico ai nostri editori”. Concordo sul fatto che nazismo e fascismo non sono un orientamento politico, ma un reato previsto dalla nostra Costituzione.
Spartisco con te sia le origini “borgatare” (anche se di Roma Sud), sia l’astio nei confronti del fascismo militante. Avendo ben ventiquattro anni più di te, ho dovuto vivere battaglie in cui, più che le coltellate, spesso erano le pistolettate a essere gentilmente offerte da squadracce fasciste e da forze dell’ordine infiltrate nelle nostre manifestazioni. Francesco Lorusso l’11 marzo a Bologna e Giorgiana Masi il 12 maggio a Roma del 1977 ne sono un esempio eclatante. All’epoca, infatti, la commistione tra fascisti e Stato era un po’ più violenta di quella attuale: era il periodo della “strategia della tensione”, quando anarchici innocenti volavano dalle finestre o finivano in galera per anni, mentre depistaggi dei servizi segreti coprivano le bombe dei fascisti.
No voglio fare a chi ce l’ha più grosso, ma semplicemente ti dico queste cose perché sono uno di quelli più grandi, la fascia intermedia che ti ha trasmesso il proprio antifascismo radicale, a sua volta appreso dalla generazione precedente. Te lo dico però anche perché mi sfugge, in tutto questo sfoggio di coerenza, come sia possibile non distinguere le trasformazioni che il fascismo e il nazismo hanno adottato per adeguarsi ai tempi moderni. Umberto Eco definiva “eterno” il fascismo, in quanto capace di presentare lo stesso modello in forme nuove. Aveva anche definito alcune caratteristiche fondanti che tendono a riemergere. Certo, Eco non poteva prevedere tutte le sfumature: non è riuscito a immaginare un fascismo sovranazionale imposto dal Capitale e non da una forza politica.
Tu, invece, potresti farlo, ma hai scelto un percorso diverso. Nel tuo video citi a malapena la Palestina in funzione della censura esercitata, con la scusa dell’antisemitismo, su chiunque osi criticare Israele. Non ti fai alcun problema, però, a condividere i tuoi spazi con i “collaborazionisti” del PD come Delrio, in grado di presentare una proposta di legge fascista che ha il palese scopo di censurare il crescente antisionismo equiparandolo all’antisemitismo. Non ti fai neanche alcun problema a condividere i tuoi spazi con coloro che, fintamente, hanno preso posizione contro il genocidio e poi hanno mantenuto nel proprio partito “collaborazionisti” come Guerini (Presidente del Copasir!), Fassino, Picierno, Fiano, lo stesso Delrio e tutti gli altri complici del genocidio. Addirittura, spesso hai spartito l’arena con Enrico Mentana, il più agguerrito dei “negazionisti”, altro tema caro al nazismo.
Non hai detto una parola quando la collaborazionista Pina Picierno, con il supporto del tatuato Calenda, ha censurato il Professor Angelo D’Orsi (lantidiplomatico.it-censura e russofobia). Ancor meno quando la censura dei neofascisti di centrosinistra, oltre a D’Orsi, ha tolto l’arena a Elena Basile, Alberto Bradanini, Luciano Canfora, Alessandro Di Battista, Donatella Di Cesare, Margherita Furlan, Enzo Iacchetti, Marc Innaro, Roberto Lamacchia, Tomaso Montanari, Piergiorgio Odifreddi, Moni Ovadia, Marco Revelli, Carlo Rovelli, Vauro Senesi, Marco Travaglio. (lantidiplomatico.it-anche barbero censurato a torino).
Molto spesso hai poi condiviso lo spazio mediatico con Roberto Saviano, anche lui antifascista militante, che addirittura ti critica per la tua pretesa di conservare purezza pur lavorando per Netflix (open.online-roberto-saviano-zerocalcare-piu-libri-piu-liberi). Lui, sempre con l’excusatio non petita del non essere puro, non ha esitato ad andare a Più Libri Più Liberi. Lo ha fatto all’interno del dibattito “Libertà di parola/Libertà di Stampa”, una sorta di presentazione del Centro romano di Pen International, una storica associazione di scrittori che da qualche tempo include anche giornalisti. La sede romana intende dedicarsi soprattutto alla tutela degli scrittori e della libertà di parola.
Sul palco, in una splendida coreografia, accanto ai protagonisti del dibattito sono state messe delle sedie con gli avatar disegnati degli scrittori su cui si concentra l’attività dell’ONG: María Cristina Garrido Rodríguez di Cuba; Gui Minhai, prigioniero in Cina; Rory Branker in Venezuela e altri sette/otto casi provenienti tutti da “Stati canaglia”. Nonostante il paese in cui scrittori e giornalisti subiscano maggiori restrizioni, finendo in gran parte uccisi e, in misura minore, incarcerati e torturati, sia Israele, nessun avatar palestinese era presente in sala o nella memoria dei relatori. Impressiona anche l’assenza delle motivazioni che hanno indotto le magistrature dei paesi rei a procedere all’arresto degli scrittori. Non è dato sapere neanche i capi d’accusa e le prove addotte. Tutti questi arresti piovono dal cielo senza alcuna ragione.
Personalmente odio qualsiasi forma di carcerazione preventiva, in quanto penso che siamo tutti innocenti fino a prova contraria, a prescindere dal paese in cui si è svolto il presunto reato. Quello che mi fa rabbia è il doppio standard: se l’arresto avviene in una post-democrazia occidentale è giusto, se avviene in un “Paese canaglia” è una privazione dei diritti. Se arrestano o uccidono uno scrittore palestinese la motivazione è il terrorismo, a prescindere dal fatto che sia vero o meno. Se, invece, arrestano uno scrittore in Cina la motivazione è la dittatura dello Stato canaglia, trascurando la progressiva trasformazione in Stato di Diritto del suddetto. Se arrestano Julian Assange è per stupro, anche se questo è negato dalle presunte vittime. E sì, però ha violato il segreto di Stato, cioè ha fatto il suo lavoro, ha scoperto i crimini di uno Stato Canaglia. Ah no, erano solo gli Stati Uniti.
Si dà per scontato che se uno scrittore o giornalista viene arrestato a Cuba è per colpa della dittatura. Nessuno, però, dice che Cuba è l’unico Stato al mondo in cui, per modificare la propria Costituzione nel 2019, la “dittatura” ha coinvolto preventivamente l’intera cittadinanza, organizzando oltre centotrentatremila assemblee nei quartieri, nei luoghi di lavoro e nelle università. I cittadini hanno discusso ogni singolo articolo e hanno proposto modifiche, aggiunte o eliminazioni. Su una popolazione di circa undici milioni di individui, quasi nove hanno partecipato al dibattito; sono state raccolte un milione e settecentomila tra proposte, commenti e critiche relative a quasi ottocentomila punti specifici della bozza. Nessuno dice che Cuba è sotto embargo da settant’anni per colpa di uno Stato il cui Presidente non ha difficoltà a definirsi fascista.
Infine, molto interessante lo sproloquio del tuo amico Saviano in merito al “dittatore spietato” Maduro e al Venezuela. Anche in questo caso il fatto che il feroce tiranno abbia “sottolineato che la democrazia venezuelana è oggi una pratica quotidiana, costruita a partire dal basso, dove «i vicini decidono, formulano, pianificano e costruiscono soluzioni», riferendosi direttamente al processo di Consultazione Popolare Nazionale e al modello di governance comunitaria promosso dall'Esecutivo”, (telesurtv.net-maduro-no-hay-amenaza-que-atemorice-al-pueblo) non ha modificato minimamente le opinioni del sommo difensore della democrazia occidentale di stampo fascista. Saviano non è stato minimamente sfiorato dall’idea che il Venezuela è sotto attacco dell’Impero americano dal 1999, quando Chávez fu eletto con il 70% delle preferenze. Quattro i golpe organizzati contro di lui, e ora lotta dura contro Maduro, con il finanziamento di un’opposizione inesistente (come a Cuba) e la concessione del Nobel per la pace a una criminale. Ma il fascista chi è?
In sostanza, caro Michele, il fascismo e la sua propaggine nazista sono molto cambiati dai tempi delle leggi razziali e del genocidio degli ebrei e dei Rom. Oggi il nazismo pratica la pulizia etnica nei confronti dei palestinesi e fonda il suo successo sul collaborazionismo di soggetti come quelli sopra descritti. Oggi il fascismo si esprime con leggi razziali che prevedono accordi con paesi vicini per incarcerare, torturare e uccidere i migranti creati dalle proprie politiche economiche e dalle proprie guerre. E sì, perché il fascismo attuale ha bisogno di guerre per mantenere quell’egemonia militare che ha perso a livello economico. Ne ha bisogno anche per nascondere una crisi economica strutturale con riarmi inutili ed eserciti continentali per difendersi da nemici immaginari, prima islamici e oggi euroasiatici.
Questi neofascisti e neonazisti traggono la loro linfa vitale, non da riti nostalgici infarciti di braccia tese e camicie nere, ma da quelle lobby economiche di cui sono imbottiti i salotti radical chic con cui non hai alcuna difficoltà a condividere la poltrona, ops, lo spazio. Lasciatelo dire da vecchio “borgataro”: ti sei imborghesito parecchio!
Io ho fatto una scelta diversa: non essendo stati ammessi, pur essendo idonei, come editori ospiti della Regione Lazio (lantidiplomatico.it – Più Libri Più Liberi, esclusione di Lad Edizioni), ho deciso di accreditarmi come giornalista e sono andato ad ascoltare qualche intervento. Per curiosità professionale ho visitato lo stand incriminato e ho avuto impressioni contrastanti. Ho trovato due libri sulla Palestina, uno sul Libano e gli Hezbollah; ho sbirciato la quarta di copertina dove non ho trovato sparate antisemite ma tracce di ricostruzioni storiche. Ho trovato anche un libro sulla Corea del Nord (il paese eremita), uno slancio considerevole di conoscenza altrimenti negata nel democratico Occidente. Ho trovato anche i libri da te menzionati e tanta nostalgia dei bei tempi andati dell’eroismo dannunziano. Non ho trovato tracce di propaganda militante, assente anche sul loro sito.
Non ho resistito e l’ultimo giorno sono tornato al loro stand e ho chiesto se potevo fare un paio di domande. Mi è stato risposto che non avrebbero rilasciato dichiarazioni, ma avrebbero fatto un comunicato dopo la fine della manifestazione. Ho chiesto lo stesso come fosse andata e, con malcelato entusiasmo, mi è stato detto “alla grande”. Ho domandato, anche, se avessero riferimenti di manifestazioni precedenti per comprendere il livello del successo di questa. “Non ne abbiamo, è la prima volta che partecipiamo a una manifestazione così grande”. Infine, ho voluto sapere se avessero intenzione di ringraziare per il gigantesco battage pubblicitario ricevuto gratuitamente: “Probabilmente lo faremo in tono sarcastico nel comunicato” è stata la risposta.
Questo è il tono, a dire il vero più gentile che ironico, del comunicato: “Cosa rispondiamo, dunque, ai nostri detrattori? Li ringraziamo sinceramente. Eravamo un progetto editoriale emergente e adesso ci conoscono tutti: abbiamo esaurito i nostri libri e siamo stati contattati da una miriade di distributori, di autori, di traduttori, di correttori, di grafici, di agenti e di librai. Quello che doveva essere un boicottaggio – avanzato omettendo la vastità di un catalogo che tratta mille e più argomenti, pur non rinunciando ad una propria identità di fondo – si è trasformato in uno straordinario e involontario mezzo pubblicitario.” (Tratto dalla pagina facebook.com-passaggio al bosco edizioni).
A testimonianza dell’ottimo risultato, sul loro sito appare la seguente scritta: INFO DAL MAGAZZINO. A causa delle centinaia di ordini pervenuti, l’evasione degli stessi richiederà 48/72 ore più del solito. Vi ringraziamo per la pazienza e per l’enorme sostegno dimostrato. Passaggio al Bosco Edizioni.
Morale della favola, caro Michele: è ora di aggiornare la mappa mondiale e italiana del fascismo “eterno”, inserendo coloro che usano gli strumenti di questo modello, non solo i nostalgici di quello originale. Tieni presente inoltre che per utilizzarli bisogna detenere il potere, non subirlo. Tra questi strumenti, la censura fa parte del vecchio modello e non è più efficace, perché finisce sempre per favorire il censurato. Ti saluto ricordandoti che la censura è uno strumento fascista anche quando a praticarla è qualcuno che si definisce di “Sinistra” senza averne i titoli. Motivo per cui mi auguro di essere presto soggetto allo stesso trattamento, per poter aumentare le vendite dei miei libri e di quelle del mio editore.

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