Sergio Romano: "La Nato serve agli Stati Uniti. Non a noi"

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Sergio Romano: "La Nato serve agli Stati Uniti. Non a noi"



In un recente articolo sul Corriere della Sera, l'Ambasciatore Sergio Romano concludeva così sulla Nato: "L’Alleanza atlantica ha avuto una parte utile e rispettabile. Ma la guerra fredda è finita, il comunismo è sepolto, gli Stati Uniti hanno avuto un presidente come Trump e sarebbe giunto il momento di fare a meno di un’istituzione, la Nato, che ha ormai perduto le ragioni della sua esistenza».

In un'intervista rilasciata ieri a l'’Unità, Romano, che aveva invitato l'Europa ad una posizione di "neutralità" sulla questione ucraina fin dal golpe di Maidan, torna sull'argomento e dichiara:

"Sempre continuando a ragionare con la mia tesi: è inevitabile che gli Stati Uniti in questo momento si guardino attorno e vogliano avere ancora quei consensi, quelle amicizie, quelle alleanze che avevano negli anni della Guerra fredda. Noi abbiamo pensato che la Guerra fredda fosse finita, e la Guerra fredda è finita. Ma ne è cominciata un’altra. Questo desiderio imperiale della Russia non ha più nulla a che vedere con i criteri della Guerra fredda, ma è inevitabile che gli Stati Uniti considerino dal loro punto di vista l’ambizione russa inaccettabile, pericolosa. Non mi ha sorpreso la reazione di Washington. Non va dimenticato, peraltro, che anche gli Stati Uniti hanno ambizioni imperiali e forse in questo momento tali ambizioni sono più realistiche di quelle della Russia. Gli Stati Uniti stanno praticando queste ambizioni imperiali e lo fanno utilizzando quegli strumenti che noi consideravamo divenuti inutili, come la Nato, in quanto la Guerra fredda era finita. Ma siccome la Nato è una istituzione in cui gli Stati Uniti hanno un enorme potere, ecco che la Nato diventa lo strumento per praticare queste ambizioni imperiali, al servizio di un Paese – gli Usa – che vuole conservare quello che aveva all’epoca della Nato-Guerra fredda".

E ancora:

"Perché la Nato serve agli Stati Uniti. Non serve a noi. Poi se qualcuno è più amico degli Stati Uniti di quanto sia necessario esserlo, probabilmente suonerà la musica che piace maggiormente a Washington. Ma io non mi unisco a questo coro."

Qui per leggere l'intervista completa

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