"The Borderline" e l'algoritmo di Youtube

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"The Borderline" e l'algoritmo di Youtube

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di Agata Iacono


Solitamente mi astengo dal commentare fatti di cronaca.

I drammi che coinvolgono a caldo l'emotività sono solitamente tragedie annunciate, ma emergono quando il singolo fatto in sé si carica di specificità singolari, che inducono rabbia, richieste di giustizia sommaria o di leggi speciali ad hoc,  identificazione con le vittime, distrazione di massa dai dati reali di estensione dei fenomeni.
 
Il tutto affinché si cavalchi mediaticamente e politicamente la narrazione dell'emergenza.

"Emergenzialismo dei poveri", lo ha definito il filosofo Andrea Zhok, in relazione all'omicidio di Giulia incinta al settimo mese.
 
E mi asterrò dal tentativo di analisi sociologica su quanto avvenuto a poche centinaia di metri da casa mia, anche se emotivamente mi ha sconvolta ed ha gettato nel panico tutti gli abitanti dell'entroterra di Roma Sud, che non è un semplice quartiere, ma una grande città dentro Roma.
 
Mi riferisco ai 5 ragazzi Youtuber in Lamborghini, noleggiata per una sfida, (una "challenge"), che prevedeva di resistere 50 ore in auto, filmandosi e pubblicando i video.
 
L'auto era stata avvistata nel quartiere anche il giorno prima, mentre percorreva ad alta velocità strade trafficate come via Di Macchia Saponara quasi all'altezza del supermercato Pim, dove c'è il cartello con il limite di 30 all'ora.

Quasi alla fine della sfida, la Lamborghini, secondo le ricostruzioni, prendeva in pieno una Smart che proveniva in direzione opposta, distruggendo letteralmente lo sportello del passeggero e facendole fare una sorta di inversione a U per la violenza dell'impatto.

Nella Smart c'era una giovane mamma che era andata a prendere i due bambini all'asilo lì a poche centinaia di metri e stava rientrando a casa.

Il bambino di 5 anni è morto.

La madre e la bimba più piccola sono state ferite.

Affermano i testimoni che i ragazzi sono scesi dall'auto continuando a filmare.

Il luogo naturalmente è diventato meta di pellegrinaggio, chi si ferma per una preghiera, chi per portare un palloncino o un orsacchiotto.
La famiglia del bambino era conosciuta.
 
Ma a me preme sottolineare che questi ragazzi postavano le loro "sfide" su un canale YouTube, "The Borderline", che aveva già più di 600.000 iscritti, aumentati da quando è successo il drammatico incidente.

Le visualizzazioni sono cresciute a dismisura.
 
E i video erano sempre lì. Dal canale si apprendono altre sfide, altrettanto pericolose e seguitissime da centinaia di migliaia di follower.

Sarebbe facile "incolpare" il periodo covid che ha causato un incremento preoccupante di disturbi mentali nei giovani e giovanissimi, con una significativa percentuale di crescita dei tentativi di suicidio. E non voglio neppure addentrarmi nell'analisi della funzionalità al sistema di una società sempre più liquida e digitale, dove (come affermava Bauman) i social diventano vetrina di solitudini e dove l'incertezza di futuro si trasforma in terrore (vedi Ultima generazione) e incapacità di costruzione di una identità. L'imposta incertezza sul genere sessuale (fluidità di genere), la cancellazione della cultura, la discriminazione di chi non si conforma, sono funzionali ad una manipolazione continua, sempre più tesa al controllo sociale e politico.

Questi ragazzi non trasgrediscono; al contrario, sono perfettamente in linea con questa strategia di cancel culture, dove la visibilità digitale sostituisce la costruzione dell'essere sociale.

Non pretendo di analizzare, non mi unirò al coro.
 
Mi preme qui fare notare che il canale non è stato bloccato o denunciato. Solo oggi hanno deciso di chiuderlo i proprietari. 

Non è stato censurato, non è stato bloccato, non è stato denunciato. È stato accessibile anche ai minorenni. Invece, com'è solerte la censura quando L'Antidiplomatico osa pubblicare un video per spiegare i referendum contro l'invio di armi all'Ucraina....

Agata Iacono

Agata Iacono

Sociologa e antropologa

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