Francesco Erspamer - La bidenizzazione della Meloni e come agisce il potere liberista

8919
Francesco Erspamer - La bidenizzazione della Meloni e come agisce il potere liberista

 

La bidenizzazione di Meloni è la conferma che il potere liberista non consente alternative a sé stesso: se (ancora) non ricorre sistematicamente alla violenza è perché non ne ha bisogno, gli bastano la corruzione finanziaria, il monopolio mediatico, le minacce (nella fattispecie le basi militari americane, per questo mantenute in Italia dopo la fine della Guerra Fredda e per questo oggi auspicate dai ricchi (o aspiranti tali) finlandesi e ucraini), nonché il consumismo compulsivo di prodotti ed emozioni, una specie di ricetta dell’eterna giovinezza promessa alla gente attraverso l’appiattimento sul nuovo, in quanto tale privo di durata, memoria e responsabilità.

Altro che comunismo, descritto dalla propaganda occidentale come un totalitarismo e che invece è caduto senza ricorrere a una guerra che avrebbe provocato immani stragi. Fateci caso: neanche un paese, uno solo, è mai riuscito a uscire dal capitalismo una volta che lo aveva accolto. Non illudetevi: quando finalmente il capitalismo entrerà in crisi, prima di lasciare spazio ad altri progetti politici e sociali si difenderà a oltranza e con ogni mezzo (bombe atomiche incluse), anche al prezzo di distruggere il pianeta. Del resto il motto degli americani era «better dead than red», meglio morti che rossi, e i rampanti italiani la pensano allo stesso modo. Come mai? Perché lo scopo del comunismo era il bene del popolo, a volte tradìto ma mai rinnegato; mentre lo scopo del capitalismo, dichiaratamente, è il bene dell’individuo (mors tua vita mea, il dogma del libero mercato).

Per cui smettetela di lamentarvi e di agitare a sproposito il fantasma del fascismo, che fu totalitario e brutale ma non egemonico (e quando fu egemonico non ebbe bisogno di essere brutale). Meloni non è fascista: è peggio, è una liberista, esattamente come Draghi, Mattarella, Letta (e Bonaccini e Schlein), Salvini, Renzi, Berlusconi, Grillo e Di Maio, nonché i cespuglietti liberal e radicali. Lo siete anche voi? E allora quale è il problema? Avete tante correnti (non sono partiti in quanto non ammettono l’esistenza di posizioni antitetiche) che fanno a gara per la medaglia del più liberista. Se invece credete ancora nello Stato più che nei privati, nelle comunità più che negli individui, nella diversità dei popoli e delle culture piuttosto che nel brodo globalista, nelle tradizioni e nella transgenerazionalità invece che nell’innovazione fine a sé stessa, nei rapporti umani invece che in quelli virtuali, allora occorre che vi rimbocchiate le maniche, che ritroviate la volontà di lottare per i vostri ideali e impariate a farlo, se necessario sacrificando qualcosa.

Per vincere? No, in questa nostra epoca per «avere successo» in tempi brevi occorre adeguarsi a mode e tendenze, come ha fatto Meloni. Possiamo solo resistere per dimostrare quelle che una volta si sarebbero definite le nostre virtù e per affermare i nostri valori: senza altro scopo che tale virtù, che tali valori, che tale resistenza. C’è uno splendido concetto introdotto da San Paolo che esprime questo proposito: il katéchon, la forza che frena l'avanzata dell'Anticristo e allontana la fine del mondo, anche se così si ritarda la venuta del regno di Dio. Che significa? Che c’è un’alternativa sia a subire l’apocalisse sia ad adagiarsi in essa, ed è la sostituzione dell’egocentrismo con la fiducia nella collettività di cui si fa parte, in senso spaziale e temporale, inclusi dunque coloro che verranno dopo di noi: per cui non è nostro compito realizzare il bene (la nostra idea di bene) adesso, di colpo e a qualsiasi costo (il «vogliamo tutto» dei vincenti ma anche della sinistra che stava scoprendo l’edonismo consumista): dobbiamo soltanto dare il nostro modesto e umile contributo a un processo di lunga durata, al quale partecipiamo senza controllarlo. In particolare, nell’attuale contingenza, si tratta di rallentare la diffusione del male e così guadagnare tempo: per farci trovare pronti (noi stessi o più probabilmente i nostri discendenti) alle crisi che verranno (e verranno, vengono sempre) e saperne allora approfittare invece di sprecare l’ennesima occasione.

Ecco, a chi mi chiede: che fare?, posso solo rispondere in questo modo: prepariamoci. Attraverso le azioni (l’esperienza tempra, forma) ma soprattutto attraverso lo studio, l’attenzione, la disciplina, l’organizzazione. Se invece avete fretta, meglio che vi accontentiate di un videogioco.

Francesco Erspamer

Francesco Erspamer

 

Professore di studi italiani e romanzi a Harvard; in precedenza ha insegnato alla II Università di Roma e alla New York University, e come visiting professor alla Arizona State University, alla University of Toronto, a UCLA, a Johns Hopkins e a McGill

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Premio Nobel per l'Economia o per il Nichilismo? di Giuseppe Masala Premio Nobel per l'Economia o per il Nichilismo?

Premio Nobel per l'Economia o per il Nichilismo?

“L’operazione della Resistenza una risposta all’occupazione” di Michelangelo Severgnini “L’operazione della Resistenza una risposta all’occupazione”

“L’operazione della Resistenza una risposta all’occupazione”

Dal concetto alla pratica: la Cina e lo sviluppo globale delle donne   Una finestra aperta Dal concetto alla pratica: la Cina e lo sviluppo globale delle donne

Dal concetto alla pratica: la Cina e lo sviluppo globale delle donne

Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo di Francesco Erspamer  Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo

Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo

Giorgia Meloni e il "weekend lungo" di Paolo Desogus Giorgia Meloni e il "weekend lungo"

Giorgia Meloni e il "weekend lungo"

Premiata con il Nobel l'alter ego di Netanyahu di Geraldina Colotti Premiata con il Nobel l'alter ego di Netanyahu

Premiata con il Nobel l'alter ego di Netanyahu

Situazione grave (ma non seria) a quota 8000 di Alessandro Mariani Situazione grave (ma non seria) a quota 8000

Situazione grave (ma non seria) a quota 8000

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Svelato il piano per reclutare mercenari stranieri per Kiev di Marinella Mondaini Svelato il piano per reclutare mercenari stranieri per Kiev

Svelato il piano per reclutare mercenari stranieri per Kiev

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Regionali Toscana. Piccola consolazione, ma grande speranza di Michele Blanco Regionali Toscana. Piccola consolazione, ma grande speranza

Regionali Toscana. Piccola consolazione, ma grande speranza

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti