I drusi siriani. Dalla Repubblica Araba Siriana, alla realtà di oggi

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I drusi siriani. Dalla Repubblica Araba Siriana, alla realtà di oggi

 

La minoranza drusa siriana nello scacchiere balcanizzato della “nuova” Siria.Una storia non sempre lineare, con forti divisioni interne e alterne collocazioni politiche. Qui, un sintetico percorso documentale che va dalla collocazione durante i decenni dell’era baathista, agli anni della guerra civile, fino ai nostri giorni, con le strategie che sta giocando Israele nei loro territori.

I drusi sono una minoranza etno-religiosa di lingua araba in Siria, Libano, Israele e sulle alture del Golan occupate da decenni da Israele. La fede drusa è una propaggine dell’Islam sciita con una propria identità e credenze peculiari. La metà dei suoi membri, vive/va in maggioranza nel sud della Siria, dove costituiscono circa il 3% della popolazione. La comunità drusa in Israele ( circa 152.000 persone) è in gran parte considerata fedele allo stato israeliano. La presenza drusa in Siria, prima di questi ultimi vent’anni, era stimata in circa 700.000 persone, di cui una gran parte stanziata nel sud del paese e nelle alture del Golan occupato.

Il movimento deriva il suo nome dal missionario Isma'ili al-Darazi (d.1019/20), che proclamò la divinità del sesto califfo  Fatimide Abu 'Ali al-Mansur al-Hakim (985-1021). Dopo la morte di al-Hakim nel 1021 la setta drusa in Egitto fu oggetto di persecuzione e scontri. La setta, tuttavia  si espanse in Siria e poi si estese  in Iraq, l'Iran e India.

La religione drusa si distaccò nell’undicesimo secolo dall’islam sciita, di cui conserva molti tratti. I drusi, però, aggiunsero alle basi dell’islam anche elementi dell’ebraismo, dell’induismo e del cristianesimo, oltre che della filosofia platonica. La comunità religiosa drusa è chiusa fin dal momento della sua fondazione: oltre ai fedeli iniziali, nessuno può convertirsi e i matrimoni con persone di altre religioni sono proibiti. Questo significa che la popolazione drusa attuale discende interamente dai primi drusi dell’undicesimo secolo, perché da allora non si sono più unite nuove persone alla comunità. Al di là dell’aspetto religioso, i drusi partecipano alla vita sociale e politica dei paesi in cui abitano, anche creando o appoggiando partiti politici.

Durante il periodo ottomano i drusi ebbero il permesso di auto governarsi. Per tutto il 19° secolo, fino alla fine della prima guerra mondiale, i drusi furono continuamente in conflitto con i cristiani maroniti. Il peggior incidente si verificò nel 1860, quando i drusi bruciarono 150 villaggi cristiani, e uccisero quasi 11.000 persone.

Dopo la fine della prima guerra mondiale e il crollo dell'impero ottomano, come altri gruppi della regione, finirono sotto la giurisdizione delle potenze europee, che avevano assunto il controllo del Medio Oriente, ed essi  costituirono importanti gruppi minoritari in tre dei paesi che furono istituiti  nel 1940: Siria, Libano e Israele.

Nella Repubblica Araba Siriana, così come tutte le altre minoranze locali, i drusi della provincia di Suwayda hanno avuto un rapporto alterno con il governo centrale, caratterizzato da una autonomia equilibrata all’interno di una struttura statale necessariamente coesa e centralizzata, stante le innumerevoli differenze etniche e religiose.

Con periodi di stabilità reciproca e costruttiva, altri di  incomprensioni o rimostranze da parte delle autorità druse. Un dato è certo, da un lato i quattordici anni di guerra interna hanno sfaldato e immiserito profondamente la società siriana in tutte le sue parti, e dall’altro il governo baathista ha sempre evitato scontri frontali o chiusure strette con le potenti autorità locali di Suwayda, cercando sempre la soluzione conciliante e il confronto, con una sostanziale auto amministrazione economica e strutturale, conoscendo la storica struttura rigidamente chiusa all’interno del mondo druso. Anche perché i drusi erano il più grande gruppo minoritario del sud della Siria, e strategicamente erano un baluardo al nemico israeliano e alle sue mire territoriali, che oggi sono state raggiunte.

Il decadimento economico degli ultimi quindici anni causato dalla guerra e dal terrorismo imposti dall’esterno, hanno provocato grandi crisi anche tra le comunità druse, provocando un esodo calcolato in quasi 100.000 persone, in gran parte giovani, emigrati o scappati per non finire arruolati. Negli ultimi anni sono aumentate anche la mancanza di sicurezza, conseguenza della proliferazione di armi, rapimenti e bande criminali, che nemmeno le milizie delle comunità sono riuscite a controllare.

In Siria, storicamente, i drusi hanno sempre occupato una posizione alternante nell’ordine storico politico del paese. Durante i 14 anni di guerra civile siriana, costituirono proprie milizie nel sud della Siria. La cattura delle alture del Golan da parte di Israele nel 1973, ha portato a un duro depauperamento dei drusi che l’abitavano da sempre. I drusi del Golan hanno continuato in gran parte a sentirsi cittadini della Repubblica Araba Siriana, e soltanto 1.600 di loro presero la cittadinanza israeliana, gli altri hanno solo un permesso di soggiorno, e fino al rovesciamento di Assad, hanno continuato a considerarsi cittadini siriani. Naturalmente questo ha creato in Tel Aviv un profondo senso di diffidenza verso queste comunità, che la stragrande maggioranza di esse non hanno accettato di farsi “proteggere”, né dagli jihadisti nè da Israele, mantenendo proprie strutture autonome e varie milizie armate di auto difesa, aspettando il dipanarsi degli eventi.

Dalla caduta del governo baathista a dicembre, i drusi, a differenza di altre minoranze, hanno resistito ai tentativi delle autorità jihadiste di Damasco, di imporre il loro controllo sul sud della Siria. Le varie fazioni druse sono tuttora divise nell’approccio alle nuove autorità, che va dalla cautela al rifiuto totale, molti si oppongono alla presenza ufficiale della sicurezza siriana a Suweida, capoluogo della regione meridionale e hanno rifiutato l’integrazione o la sottomissione nell’esercito siriano a base jihadista, affidandosi invece a proprie milizie locali, alcune già attive nel corso della guerra interna di questi anni, che erano schierate a difesa della Siria araba, socialista e sovrana. Molti non dimenticano che proprio l’HTS, nella sua precedente versione di Al Qaeda e poi di Al Nursa, comandate proprio da Al Jolani…prima della sua fulminea “conversione sulla via di Damasco” alla democrazia e ai valori occidentali, si fossero macchiati di omicidi, rapimenti, massacri, saccheggi e incendi, anche nella regione e nei villaggi drusi.

Nonostante che Al Jolani avesse promesso disponibilità e aperture, l’ostilità è rimasta e le sue forze sono state accusate di attaccare la minoranza, con le denunce e il monitoraggio dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR) con sede nel Regno Unito che ha documentato “esecuzioni brutali” di persone druse da parte delle forze governative. Tali rapporti hanno alimentato la sfiducia e l’ostilità tra molti membri della comunità drusa nei confronti delle autorità jihadiste di Damasco.

Questo, unito a attacchi e violenze perpetrate, dai combattenti jihadisti di alcune fazioni del nuovo governo di Damasco, è culminato nei violentissimi scontri, con oltre 1.000 morti e centinaia di feriti dei giorni scorsi…e qui va analizzato il ruolo di Israele, con le sue strategie di espansione, occupazione e inglobamento sotto la sua giurisdizione ufficiale, del territorio siriano..e non solo..

Ricordare le milizie druse lealiste, non è per fare narrazioni storiche, ma per far riflettere sul dato che, queste migliaia di combattenti e le personalità, gli sceicchi che ne erano ispiratori e capi, non possono essere scomparsi nel nulla o volatilizzati integralmente in questi sette mesi. Essi sono presenti tuttora, in forme diverse, sicuramente non pubblici, nelle contraddizioni attuali, una parte degli sceicchi, hanno cambiato collocazione e si sono venduti all’offerente sionista, altri stanno aspettando di vedere l’evolversi delle dinamiche sul campo, ma una parte è ancora fermamente legato ai valori precedenti e resiste. Non è una interpretazione, sono i fatti odierni a sancirlo.

Queste erano le milizie di autodifesa che negli scorsi 14 anni hanno combattuto a difesa delle comunità druse e a difesa della Repubblica Araba Siriana. Di fatto a gennaio molti di questi combattenti non hanno smobilitato e si sono trasformati in milizie locali di auto difesa e contenimento dei terroristi di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) nella regione. Questi nei giorni scorsi sono quella parte di drusi che hanno combattuto gli jihadisti arrivati da Damasco, e che molto probabilmente sono parte della “Resistenza Popolare Armata” siriana di oggi.

Esse erano fondate sulle basi di questo documento unitario: “… Le nostre armi non sono dirette all'interno, ma contro chiunque attacchi noi e le terre della montagna, il nostro disaccordo con la parte corrotta è totale... Il progetto di armare la montagna è tra i principi su cui lavoriamo e abbiamo iniziato questo lavoro grazie a ciò che ci è pervenuto finora dai nostri fratelli in Palestina (territorio occupato dai sionisti. Noi rifiutiamo l'armamento da parte di Israele, questo Stato sionista che ha espropriato il nostro popolo in Palestina ed è nemico degli arabi, e questo significa che è nostro nemico…vogliamo proteggere ciò che resta della nostra terra e incoraggiare la mano di tutti coloro che stanno cercando di resistere e ricostruire…Noi Drusi non attacchiamo nessuno, ci limitiamo a difenderci, così abbiamo combattuto la colonizzazione ottomana e francese e li abbiamo espulsi dalla nostra terra..."

Jaysh al-Muwahhidin (Esercito dei monoteisti"), nota anche come "Jabal ad-Druze” era una milizia drusa impegnata nella guerra interna siriana, impegnata in una guerra di auto difesa, erano indicati dall’opposizione come sostenitori di Bashar al Assad e del governo baathista siriano. Il gruppo operava principalmente a Suwayda, Deraa, Damasco e sui monti meridionali, abitati principalmente da drusi.

Rijal Dir' Al-Watan Fi Al-Suwayda (Gli "Uomini della Forza Scudo della Patria" di Al-Suwayda)

In seguito agli attacchi dei terroristi jihadisti ai villaggi drusi, fu costituita la milizia “Uomini della Forza Scudo della Patria” ad Al-Suwayda, con il supporto di alcuni importanti esponenti del clero druso.. L'organizzazione era guidata dal generale di brigata Nayef Al-'Aqil e dal colonnello Mamdouh Malak, ex ufficiali delle forze speciali del regime siriano.  Essa si è sempre definita "…una forza civile popolare paramilitare armata, volta a organizzare e aggregare i combattenti non unificati nella regione e addestrare e preparare la popolazione a difendere le nostre montagne, i Monti Drusi, e le installazioni vitali da qualsiasi attacco esterno…Questa è la nostra patria e questo è il nostro esercito. O verremo annientati senza far nulla, o racconteremo una nuova storia, simile a quella che i nostri padri e nonni raccontarono sul colonialismo…”.

Dir' al-Watan ("Scudo della Patria"), era un'altra milizia importante nell’area drusa, uno dei fondatori di Dir' al-Watan a Suwayda è stato lo sceicco Yusuf Jerbo, una delle principali personalità druse, con un ampio seguito tra la popolazione.

Bayraq Al Nu'aim (Stendardo della Famiglia di Nu'aim), poi trasformata in Bayraq al-Nidal, in onore del generale di brigata dell'esercito arabo siriano Nidal Mu'adha Nu'aim, che fu ucciso dagli jihadisti ad Aleppo,  La milizia era coinvolta nella difesa delle località orientali di Suwayda, al-Tha'ala e Qeisemah, contro l'ISIS e Al Nusra.

Dopo la caduta di Assad e la “balcanizzazione” della Siria, favorita anche dal piano sionista di bombardamenti che avevano ulteriormente fiaccato l’esercito siriano e i suoi alleati, Israele ha da subito avviato, oltre all’occupazione di territorio siriano, come il Golan che occupa illegalmente dal 1973,  un avvicinamento degli sceicchi drusi più disponibili a una collaborazione, in cambio di “protezione”, utilizzando proprio il diffuso sentimento indicato sopra, per i suoi piani di annessione. Cercando di spacciarsi come un protettore regionale, mentre attaccava siti militari in Siria e forze considerate baathiste o vicine all’Iran.

Approfittando poi, se non favorendoli, gli scontri delle scorse settimane, con i militanti jihadisti di Damasco, in cui sono state coinvolte anche alcune tribù di Beduini locali, con le forze di sicurezza di Al Jolani che accusano i drusi di essere “fulul”, residui del regime di Bashar Assad, che non accettano il cambio di regime.

Nel mentre Israele ha anche effettuato attacchi vicino al palazzo presidenziale di Damasco, dicendo che si è trattato di un avvertimento contro gli attacchi ai drusi. Ma nonostante queste dichiarazioni, molte figure e sceicchi drusi in Siria e Libano, hanno accusato Israele di alimentare divisioni settarie per far avanzare le proprie aspirazioni espansionistiche nella regione.

Questi attacchi hanno rappresentato la più forte escalation israeliana in Siria dal dicembre 2024, quando rase al suolo centinaia di siti militari in tutto il paese e sequestrato una zona definita cuscinetto nel sud siriano. E’ evidente a chiunque che Israele ha bombardato la Siria non certo per proteggere i drusi. Lo si deduce semplicemente dalle dichiarazioni di Netanyahu, il quale ha dichiarato di voler «…garantire la demilitarizzazione dell’area vicina al nostro confine con la Siria». A febbraio Israele aveva già imposto unilateralmente la demilitarizzazione di tutta l’area «a sud di Damasco», sostenendo che si trattasse di una questione di “sicurezza nazionale”.

Qualsiasi tipo di riflessione, per chi ha seguito in profondità le vicende siriane in questi ultimi quindici anni, deve partire dalla realtà riguardante il coacervo di minoranze (religiose, etniche, culturali e politiche) che l’hanno sempre popolata, e che fino allo scorso anno erano interne e avevano tenuto una, alla fine fragilissima, forma di stato centrale e unitario. Come si deve necessariamente tenere conto anche della posizione geografica, che influenza e produce aspetti collaterali: sia geopolitici, legati ad equilibri ormai destabilizzati ed in continua alterazione. Sia dal punto di vista economico, come il commercio, naturalmente  più intenso e consistente con stati confinanti, in questo caso Israele, quindi la necessità della popolazione di non voler perdere quel poco di sostentamento per vivere. Sia l’aspetto militare, le aree di confine sono sempre e ovunque, aree sottoposte a pressioni, tensioni ed estremamente sensibili alle questioni di sicurezza, e per i drusi il confine, seppure ormai violato e spostato è con Israele. Sia l’aspetto peculiare della fede ed i suoi aspetti più radicali, da tenere sotto controllo, in questo caso lo jihadismo che occupa Damasco. Così come l’aspetto delle tradizioni e culture millenarie, che possono convivere, ove vi è una autorità statale forte e coesa, oppure fronteggiarsi con innalzamenti di tensioni e rischi di conflittualità, come nel caso dei beduini. Inoltre nel caso dei drusi, essi difendono radicalmente e gelosamente una loro forma di società completamente chiusa verso l’esterno e gli altri. Così come non va dimenticato il ruolo molto pregnante degli aspetti illegali, legati al contrabbando, di qualsiasi tipo, su cui vivono intere comunità.

Infine quale direzione e decisioni prenderanno le figure più influenti e reggenti il potere su larghi strati della popolazione drusa siriana: i tre sceicchi Hikmat al Hijri, Youssef Jarbou e a Hammoud al Hannawi. che sono in competizione tra loro per avere il controllo degli aspetti sopra indicati. E, come è facilmente intuibile, è su questa scacchiera e aspetti che lavora Israele, non solo militarmente ma anche come infiltrazioni, trame, corruzione, minacce, ricatti e promesse varie sui capi della comunità drusa, che è noto essere storicamente inclini a cambiamenti di alleanze e posizioni. Si tratterà di capire, sulla base degli sviluppi degli eventi nel prossimo futuro, chi e cosa prevarrà in quelle terre nel mirino delle mira sioniste e non solo.

L’unico dato incontestabile è che la Siria, araba, sovrana, forte, multietnica, multi religiosa, multipartitica, che teneva testa fieramente alle mire sioniste, statunitensi e jihadiste…non c’è più. 

 

A cura di Enrico Vigna, SOS Siria/CIVG , 22 luglio 2025

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