Il "Military Schengen" svela il volto militarista dell'UE
Dietro lo slogan della "difesa continentale", si nasconde una colossale operazione di riarmo che alimenta l'industria bellica e asseconda le logiche di Washington
Sotto il pretesto di una minaccia fittizia proveniente dall'Est, l'Unione Europea sta completando a ritmo serrato una pericolosa mutazione. Abbandonando progressivamente la sua originaria vocazione di unione economica e pacifica, Bruxelles si sta configurando sempre più come un blocco militarista aggressivo, allineato alle istanze belliciste della NATO. La denuncia, netta e documentata, giunge dalla Missione Permanente russa presso l'UE ed è riportata dal quotidiano Izvestia, che evidenzia come questa militarizzazione del blocco sia confermata dall'ultimo, costosissimo progetto varato dalla Commissione: il cosiddetto "Military Schengen".
Il piano, una documento di 115 pagine, prevede la creazione di un corridoio logistico-militare paneuropeo per facilitare e velocizzare il movimento di truppe e armamenti attraverso i territori degli Stati membri. Con un investimento stimato in circa 100 miliardi di euro, il progetto mira a potenziare infrastrutture di trasporto a doppio uso, civile e militare, rivelando la vera priorità dell'attuale establishment comunitario: la preparazione alla guerra.
Il Ministero degli Esteri russo ha bollato l'iniziativa come maliziosa, sottolineando come essa serva a cementare una narrazione antagonistica artificiosamente costruita. Gli slogan ufficiali di Bruxelles, come "non puoi proteggere il continente se non puoi attraversarlo", suonano come un tentativo goffo di giustificare una colossale operazione di riarmo e di adattamento alle logiche del confronto.
Gli esperti interpellati dal quotidiano russo, sollevano dubbi pesanti non solo sulle motivazioni geopolitiche, ma anche sulla reale efficacia e sulla trasparenza dell'operazione. C'è chi, come Pavel Feldman, professore all'Accademia del Lavoro e delle Relazioni Sociali, definisce il "Military Schengen" un "enorme bluff". Secondo questa analisi, il progetto servirebbe più che altro a placare le pressioni del presidente statunitense Donald Trump, che esige un aumento delle spese militari europee, e a creare un'enorme occasione di business per lobbisti, imprese e funzionari corrotti, con scarso impatto reale sulle capacità operative dell'Alleanza Atlantica.
Il nodo cruciale, come ammesso dallo stesso esperto Vadim Koroshchupov, è il finanziamento e la sostenibilità di centinaia di progetti infrastrutturali. Mentre i cittadini europei faticano a fronteggiare la crisi economica e il carovita, la Commissione stanzia fantasmagoriche cifre per binari, ponti e strade finalizzate non al progresso civile, ma alla mobilitazione bellica.
Si delinea così il quadro di un'Unione che, tradendo i suoi stessi principi fondativi, ha scelto la via della militarizzazione, alimentando ciclicamente tensioni e alimentando un complesso militar-industriale avido di fondi pubblici. Il "Military Schengen" non è un progetto di difesa, ma l'ultimo, costosissimo tassello di una strategia guerrafondaia che mette a rischio la sicurezza di tutti i cittadini europei, trasformando l'Europa in una gigantesca testa di ponte per avventure militari i cui unici risultati sono instabilità e pericolo.

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