Kashmir: nuovamente teatro di violenze

Il Pakistan respinge le accuse dell'India dopo l'attentato a Srinagar di mercoledì

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Kashmir: nuovamente teatro di violenze

La regione del Kashmir torna teatro di violenze e le tensioni tra India e Pakistan crescono nuovamente. Cinque agenti paramilitari indiani sono rimasti uccisi mercoledì in un raid contro le forze di sicurezza a Srinagar, principale città del Kashmir indiano. Anche i due attentatori sono rimasti uccisi durante l'attacco.
Dopo che il ministro indiano R.K. Singh ha affermato che i due responsabili non erano locali ma provenivano oltre confine, accusando direttamente il Pakistan, è arrivata dura la reazione del governo di Lahore. Il ministero degli esteri del Pakistan in una nota ha rigettato le accuse e dichiarato come queste affermazioni irresponsabili minano gli sforzi di riconciliazione tra le due parti. Lahore ha poi condannato queste forme di terrorismo ed invitato l'India a procedere con le indagini prima di sollevare accuse controproduttive per il futuro della regione.
Attacchi a Srinagar sono estremamente rari, ma le tensioni tra i due paesi si erano concentrate nei mesi precedenti nella Linea di Controllo, che divide la zona contesa tra i due paesi. Da dicembre i due eserciti si sono scambiati diverse schermaglie, nelle quali sono rimasti uccisi anche alcuni soldati. Si tratta della crisi più grave tra India e Pakistan dagli attacchi terroristi di Mumbai del 2008, quando Nuova Delhi accusò pubblicamente Islamabad di aver finanziato ed organizzato gli attentati. Gli scambi armati nella zona limitrofa del Kashmir – dove vige una tregua dalla fine del 2003 - sono comuni, ma raramente avevano prodotto vittime. L'India aveva sospeso il processo di pace dopo gli attacchi di Mumbai e le trattative erano riprese solo nello scorso febbraio. Dalla rivolta armata iniziata nel 1989 contro l'autorità indiana, migliaia di persone sono state uccise nella zona del Kashmir amministrata. 

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