La Cina rilancia in America Latina: sovranità, cooperazione e un’alternativa all’egemonia USA
Con il terzo Documento Programmatico, Pechino propone una visione multipolare fondata su rispetto reciproco, sviluppo condiviso e non ingerenza
di Fabrizio Verde
La Repubblica Popolare Cinese ha rilasciato il suo terzo ‘Policy Paper on Latin America and the Caribbean’ - Documento programmatico della Cina sull'America Latina e i Caraibi, un documento strategico che riafferma con forza l’impegno di Pechino a consolidare e approfondire i legami con l’intera regione latinoamericana e caraibica. Si tratta del terzo atto di una visione di lungo respiro: il primo documento risale al novembre 2008, il secondo allo stesso mese dell’anno 2016. A distanza di quasi due decenni, la Cina ribadisce non solo continuità, ma anche un’evoluzione significativa del proprio approccio verso un’area geografica sempre più centrale negli equilibri del Sud globale e nello scacchiere internazionale.
Il nuovo documento arriva in un contesto globale segnato da trasformazioni epocali: crisi economiche persistenti, tensioni geopolitiche, un ordine multilaterale sotto pressione e una crescente affermazione dei Paesi del Sud globale. In questo scenario, la Cina si presenta come attore responsabile, promotore di un ordine multipolare e di una globalizzazione inclusiva, e partner affidabile per i Paesi latinoamericani. L’obiettivo dichiarato è ambizioso: costruire insieme una “comunità con un futuro condiviso”, fondata su principi di uguaglianza, beneficio reciproco, apertura e benessere dei popoli. Un approccio completamente diverso e opposto agli Stati Uniti che hanno sempre ritenuto l’America Latina come il proprio ‘patio trasero’, il cortile di casa.
Il testo, ricco e articolato, traccia una visione olistica delle relazioni bilaterali, ben oltre la dimensione economica e commerciale. Se è vero che Pechino punta a espandere la cooperazione in settori strategici - dal commercio agli investimenti, dalle infrastrutture alle energie rinnovabili, dalla finanza all’agricoltura - è altrettanto rilevante l’attenzione dedicata alla governance globale, alla sicurezza, alla cooperazione scientifica e tecnologica, e soprattutto agli scambi tra popoli. La Cina si impegna a rispettare le sovranità nazionali, a sostenere percorsi di sviluppo autonomi e a contrastare ogni forma di egemonismo o politica di potenza.
Particolare enfasi viene posta sul rispetto del principio “una sola Cina”, considerato fondamento non negoziabile dei rapporti diplomatici. Al contempo, Pechino esprime apprezzamento per la posizione della maggioranza dei Paesi latinoamericani, che riconoscono Taiwan come parte integrante del territorio cinese. Questo pilastro politico costituisce la cornice entro cui si sviluppano tutte le altre forme di cooperazione.
Il documento dedica ampio spazio ai meccanismi istituzionali esistenti, come il Forum Cina-CELAC (Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici), che Pechino intende rafforzare con nuove iniziative settoriali e una più solida architettura istituzionale, fino alla prospettiva, in futuro, di un vertice tra leader. Viene inoltre incoraggiata la cooperazione trilaterale, purché guidata e richiesta dai Paesi della regione, a dimostrazione che l’approccio cinese non è esclusivo né antagonistico rispetto ad altri attori internazionali.
Non meno significativa è la volontà di approfondire i legami “dal basso” e culturali: attraverso scambi accademici, collaborazioni tra think tank, promozione della lingua cinese, cooperazione sanitaria, partenariati nel campo dello sport e del cinema, e progetti di gemellaggio tra città. La Cina intende costruire un’amicizia duratura non solo tra governi, ma tra società, culture e giovani generazioni.
Infine, il documento riafferma l’adesione cinese alle grandi iniziative globali lanciate dal presidente Xi Jinping: lo Sviluppo Globale, la Sicurezza Globale, la Civiltà Globale e la Governance Globale. Attraverso queste “quattro G”, Pechino propone un’alternativa concreta all’unilateralismo, invitando l’America Latina a camminare insieme verso un futuro più equo, sostenibile e cooperativo. In un mondo sempre più frammentato, il terzo Documento programmatico della Cina sull'America Latina e i Caraibi appare dunque non solo come un piano d’azione bilaterale, ma come un manifesto di diplomazia Sud-Sud, ambizioso e ricco di promesse per il futuro delle due regioni.
Il contrasto tra l’approccio delineato nel nuovo documento programmatico cinese e la cosiddetta “nuova Dottrina Monroe” invocata da un’amministrazione Trump sempre più tracotante – e ripresa in varie forme da settori dell’establishment statunitense - è profondo non solo nelle forme, ma soprattutto nei fondamenti ideologici e strategici.
Mentre Pechino insiste sulla sovranità, sul non interventismo, sulla cooperazione multilaterale e sul rispetto delle scelte di sviluppo autonome dei Paesi latinoamericani, l’impostazione statunitense, specialmente nella sua versione trumpiana più assertiva, ha riaffermato una visione di “sfera di influenza” tradizionale, in cui Washington si riserva il ruolo di arbitro esclusivo degli equilibri politici, economici e di sicurezza dell’emisfero occidentale. La nuova Dottrina Monroe - con la sua retorica di contenimento verso attori esterni come Cina e Russia e il ricorso a sanzioni, pressioni diplomatiche, condizionalità e minacce militari come nei Caraibi - si inserisce in un’ottica egemonica, spesso denunciata come paternalistica o neocoloniale dagli stessi governi latinoamericani, o quantomeno quelli che conservano ancora sovranità come Messico e Venezuela.
Al contrario, la Cina presenta la propria offerta come aperta, inclusiva e non subordinata a condizioni politiche: non impone modelli di governo, non interferisce in questioni interne e lega la propria partnership allo sviluppo concreto, alle infrastrutture, al commercio e alla cooperazione tecnologica. Questo approccio risulta sulla stessa lunghezza d’onda di un’America Latina sempre più incline a riaffermare la propria autonomia strategica e a diversificare le proprie alleanze, in particolare in un contesto globale sempre più multipolare.
Non si tratta semplicemente di una competizione tra potenze, ma di due visioni del mondo: una gerarchica e unipolare, l’altra orizzontale e plurale. E in questa competizione di idee - oltre che di investimenti - la Cina punta a conquistare non solo i mercati. Quello cinese è un percorso a lungo termine volto a tramutare in realtà quel concetto di ‘comunità dal futuro condiviso’ lanciato dal presidente Xi Jinping.

1.gif)
