Le dinamiche del neo-liberismo nel mondo post-covid. Intervista a Vasapollo-Martufi

Le dinamiche del neo-liberismo nel mondo post-covid. Intervista a Vasapollo-Martufi

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di Giulia Rustichelli - Faro di Roma

 

Il professore ed economista Luciano Vasapollo e la direttrice studi e ricerche Rita Martufi espongono al “FarodiRoma” le risposte del CESTES (Centro Studi Trasformazioni Economico Sociali) centro studi USB (Unione sindacale di base) alla crisi sistemica e a quella da COVID-19.

 

Questo 2020 è stato un anno particolare in quanto con gli effetti socio-economici del coronavirus si è verificata una più intensa acutizzazione della lunga crisi sistemica di sovrapproduzione e sovra accumulazione del modo di produzione capitalistico -MPC -, “che tra i primi – sottolinea Vasapollo – abbiamo individuato come crisi del lungo ciclo già con la chiusura degli accordi di Bretton Woods nel 1971 da parte dell’amministrazione Nixon, dunque da parte degli Stati Uniti, e poi con le crisi petrolifere del 1973 e quindi con lo scontro con i paesi arabi”.

 

L’egemonia degli Stati Uniti, emersa dopo la Seconda Guerra mondiale, attualizzatasi con la leva monetaria e la spinta sul dollaro difatti, racconta l’economista, aveva generato un forte indebitamento di ricatto interno ed estero: i vari paesi capitalistici internazionali erano obbligati e, evidenzia, “sono tutt’ora obbligati” a detenere il dollaro in quanto unica maniera per accedere al più grande mercato importatore che è quello degli USA.

 

Tale sovranità però ha arrecato anche degli scompensi all’interno degli stessi Stati Uniti perché, vivendo il paese al di sopra delle proprie possibilità economico – produttive , diviene un paese indebitato che evidenzia seri problemi oltre che sullo sviluppo qualitativo anche sulla stessa crescita quantitativa “non riesce a consumare e mantenere per una parte della popolazione un livello e un tenore di vita adeguato”. Si generano così sempre più sacche di povertà e arretramento sociale anche delle classi medie.

 

Dagli anni Settanta in poi la politica statunitense tenta dunque di arginare tali problematiche di mancato sviluppo dei processi di rigenerazione di adeguati profitti necessari alla riproduzione allargata del MPC, con l’imporre un’egemonia con la nuova fase di mondializzazione a carattere di globalizzazione neoliberista, si veda come riferimento iniziale l’epoca Reagan e l’epoca Thatcher e i dettami macroeconomici della scuola di Chicago.

 

In questo periodo “si inasprisce così il ruolo del mercato deregolamentato che avrebbe dovuto dominare tutto in funzione di delirio del profitto capace di governare ogni spazio del vivere sociale, un mercato che avrebbe dovuto dettare anche l’elenco delle rivendicazioni possibili e compatibili del mondo del lavoro grazie a una compressione fortissima del monte salari, quindi il costo del lavoro, il salario diretto indiretto e differito e una nuova ridefinizione sul piano internazionale delle egemonie dominanti delle borghesie locali e internazionali. Questo processo si inasprisce ancora di più con la caduta dell’Unione Sovietica”.

 

L’indebitamento non più controllabile esterno ed interno negli Stati Uniti porta però alla messa in discussione l’egemonia non solo economico -produttiva ma anche politica sul piano internazionale.
Per trattare tale ridefinizione degli assetti  Vasapollo e Martufi, insieme con il CESTES, hanno dedicato quest’anno non solo due numeri delle rivista “Proteo”, ma anche libri come “Volta la carta…nel nuovo sistema economico-monetario: dal mondo pluripolare alle transizioni al Socialismo” e i due freschi di stampa, “Cerco un… multicentrismo…di gravità permanente…Culture dei popoli e pratiche politico economiche per il superamento dell’ordine mondiale” (di cui abbiamo trattato qui) e “MEDITERRANEO SIA… IL NOSTRO NORD È IL SUD! Per l’alternativa di sistema: Pluripolarismo e Transizioni verso il Socialismo” (per un approfondimento cliccare qui), tutti e tre editi da casa Edit. EFESTO, con la collaborazione data al centro studi CESTES – Proteo sia dall’istituto Pio V e sia dal Faro di Roma , e con la partecipazione come autori di molti articoli di grandi economisti e sociologi marxisti nazionali e internazionali (come ad esempio A. Boron , J. Arriola, A. Chavez, R.Labañino, L. Britto, E. Echevarria, F. Piperno, V. Evangelisti, L. Rosati, P. De Nardis, O. Scalzone, M. Tiberi), eminenti esponenti del mondo culturale cattolico sociale (come S. Zamagni, cardinale F. Coccopalmeiro, S.Izzo) oltre ovviamente ai ricercatori da tempo più legati direttamente al CESTES (come V. Vasapollo, M. Madafferi, A. Allegra).

 

In questi tomi si tratta della nuova visione multicentrica, pluripolare delle relazioni internazionali, e del ruolo dei Sud e della periferia che stanno alzando la testa a seguito della chiusura dell’epoca del mondo unipolare. Ove per “unipolare non s’intende semplicemente e solamente la guida degli Stati Uniti, ma la guida dei Nord a capitalismo maturo”. Tra i Nord, Rita Martufi elenca non solo la già triade imperialista e non solo gli Stati Uniti ma anche l’Unione Europea e il Giappone, evidenziando così un confronto che, “se fino a qualche anno fa veniva identificato come con i Paesi della periferia o emergenti, i cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), oggi si contano altri attori come per esempio Iran, Cuba e Venezuela”.

 

Si diluisce dunque l’unilateralità dei rapporti dei paesi imperialisti e si viene a creare un “multicentrismo allargato” ove a far da guida al posto degli Usa, e della UE, e la sempre più potente e di concreta alternativa di sistema della Cina la quale, notizia di ieri, “nel 2028 sarà il primo Paese al livello PIL. Cresce dunque, nonostante il Coronavirus al tasso di 4%”.

 

La Russia, Cuba e Venezuela, Iran , India anche rivestono un ruolo importante. Il mondo pluripolare definito da Chávez è “sempre più caratterizzato dai paesi della transizione post capitalista o verso il Socialismo, anche se con transizioni fra loro diverse”.

 

Questi “chiedono il loro spazio e lo chiedono prepotentemente, facendo pesare un sempre più centrale ruolo nei rapporti internazionali, in particolare già limitando lo strapotere degli Stati Uniti e del l’Unione europea”.

 

Il Coronavirus, analizza Rita Martufi, “ha acutizzato la crisi di sovra accumulazione e di sovrapproduzione accelerando la crisi sociale come si verifica con l’inasprimento della povertà per i ceti medi, che vanno a scomparire. Nascono così delle nuove povertà, conflitti sociali più ampi e più aspri, un conflitto capitale-ambiente ove quest’ultimo appare sempre più devastato. A tutto ciò si aggiunge la precarietà della vita che si determina e accompagna le mille forme di precarietà del lavoro”.

 

Il problema del post neoliberismo , ci sottolinea il prof. Vasapollo, è presto detto: “Oggi la finanza da sola non riesce a risolvere o a supplire alle dinamiche involutive della crisi economica , perché le bolle speculative sono sempre più ampie e di anche difficile gestione , così come si diversificano le concentrazioni e centralizzazioni del capitale, che si caratterizzano in maniera diversa sul piano della produzione e distribuzione di quelle avute in passato, poiché la vecchia divisione internazionale del lavoro e le connesse dinamiche geopolitiche non rispondono più alle nuove regole della nuova catena del valore”. Nascono però in questa nuova catena di valore nuove opportunità per il modo di produzione capitalistico.

 

Vasapollo prende le distanze  dai complottismi: “mai penseremo, non siamo catastrofisti, che il Coronavirus sia stato creato in laboratorio per la ristrutturazione del Capitalismo in crisi, però ovviamente stanno cavalcando la pandemia per una nuova ristrutturazione capitalistica dopo le altre grandi Rivoluzione industriale”.

 

Se la Prima Rivoluzione industriale, tra Sette-Ottocento, aveva generato il modo di produzione capitalistico e la Seconda Rivoluzione industriale aveva fatto uscire il capitalismo dalla crisi del ‘29, con il Fordismo ma aveva risollevato la dinámica Dell accumulazione capitalista dopo la catastrofe della Seconda Guerra mondiale, per poi approdare alla terza rivoluzione industriale degli ultimi decenni con l’informatica e la telematica, oggi non si può non pensare che anche dalla Crisi da COVID il Capitalismo possa uscirne indenne.

 

Si sta approdando verso la Quarta Rivoluzione industriale, che l’economista definisce come la rivoluzione della digitalizzazione: “Significa il telelavoro e tutte le sperimentazioni che stanno facendo per il Coronavirus”.

 

Inoltre “si va verso concentrazioni sempre più forti, si veda il ruolo dei centri commerciali che hanno generato la sparizione della piccola distribuzione dei quartieri eccetera e che Oggi assumono forme di nuova e diversa concentrazione con le economie delle piattaforme e i grandi distributori , e non è un caso che durante il Coronavirus le aziende che fanno super profitti in una maniera incredibile siano le aziende come Amazon”.La nuova frontiera verso il consumismo di massa, che un tempo aveva luogo nei centri commerciali, oggi si è spostato e avviene per posta, con l‘e-Commerce”.
La nuova catena di distribuzione ricrea quello sfruttamento del lavoro già precedentemente affermatosi con le Rivoluzioni industriali, ma il ritmo e la mole è di gran lunga superiore al passato: “I lavoratori dela logistica e della nuova catena della distribuzione – mette in luce lo studioso – devono fare decine e decine di consegne al giorno per pochi euro a ritmi da lavoro incredibili”.

 

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