70 anni di Resistenza, grazie Palestina

70 anni di Resistenza, grazie Palestina

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Comitato del Martire Ghassan Kanafani 
 

Di vicende attorno alla Palestina ed alla sua popolazione ne sono successe molte. I 70 anni della Nabka, che qualcuno privo di onestà preferisce definire i 70 anni della nascita dello Stato di Israele, hanno fatto da sfondo ad una serie criminale di manovre e provocazioni ordite dall’inedito tandem Trump- Netanyahu. A fare da spettatori, come al solito, l’assenza del diritto internazionale, l’inutilità dell’ONU, l’opportunismo arabo e lo psicodramma in cui continua a deambulare (con qualche piccola novità) la solidarietà internazionale.
 

Proprio per le tinte fosche che lo circondano, ai nostri occhi appare ancor più splendente l’ennesimo atto di coraggio e di forza dimostrato dalla lotta della popolazione di Gaza. La Marcia del Ritorno (o anche Marcia della Terra, poiché intrapresa a partire dal 30 marzo) seppur insultata, calunniata e strumentalizzata, ben oltre l’etica e la decenza, rimane un qualcosa di eccezionale e forse unico nella storia. Per 7 venerdì di seguito la popolazione di Gaza, al di là dell’appartenenza religiosa o partitica, al di là delle diverse età anagrafiche, al di là delle condizioni fisiche e mediche ha manifestato la propria esistenza che, a quelle latitudini, è tutto fuorché garantita e riconosciuta.
 

Andiamo però su quei numeri che tanto amiamo e senza i quali non riusciamo più ad afferrare la qualità delle vicende umane: 100 morti, migliaia di feriti, intossicati da gas illegali, colpiti da proiettili di gomma o di piombo. “Ogni palestinese è un terrorista”: bersagliati i giornalisti rei di raccontare, i medici che si occupano del primo soccorso, i bambini colpevoli di crescere (Leila Ghandour, di appena 8 mesi), le donne di procreare, gli anziani di non essere ancora morti, gli invalidi che partecipano alla mobilitazione con stampelle e carrozzine (Fadi Abu Saleh, di 29 anni senza gambe a causa di un raid israeliano)... Leggere le regole di ingaggio dei cecchini israeliani è un colpo, se possibile, ancora più duro di quello inflitto dai loro bossoli: questi vigliacchi, protetti dietro mezzi blindati ad esultare durante il morboso tiro a segno. Neanche il buon gusto di “celebrare la nascita della loro nazione” nella momentanea assenza di sangue!
 

Ma del resto la provocazione non è scattata casualmente, ma è stata al contrario premeditata in coordinamento con il “miglior alleato del popolo israeliano”, gli USA di quel Trump che ha deciso di giocarsi nello scontro interno con CIA ed establishment un ulteriore rafforzamento dei rapporti con il fascismo del Likud. Da qui la storia dello spostamento dell’ambasciata yankee a Gerusalemme, sfida a tutto il mondo islamico e barbaro attacco al martoriato popolo palestinese. Del resto in Medio Oriente le cose non sembrano sorridere all’imperialismo americano ed ai suoi alleati. In Siria le cose vanno come vanno tra le conquiste dell’Esercito siriano e i rapporti imbarazzati (e imbarazzanti) tra USA e curdi dello YPG/SDF (a difesa dei preziosi pozzi di petrolio ad est dell’Eufrate).

In Libano la coalizione Hezbollah-Amal conquista più della metà dei seggi del Parlamento il che non fa dormire sonni tranquilli tra le fattorie di Sheeba. Ma il costo di questo rinnovato sodalizio tra imperialismo americano e sionismo è stato caro: perdere quel minimo di credibilità diplomatica che fino a qualche tempo fa gli USA potevano vantare in Medio Oriente (addirittura il fantoccio dell’ANP Abu Mazen ha fatto la “voce grossa”); sostenere l’aggressività sionista verso l’Iran con l’interruzione del Programma sul nucleare e la minaccia concreta di nuove sanzioni economiche (che l’Europa non riesce proprio a digerire); ritirare il grosso dei marines dalla porzione di Siria ancora occupata dai mercenari delle Syrian Democratic Forces - SDF (sostanzialmente milizie curde YPG e frattaglie ex-FSA), lasciando un buon numero di basi militari ed aprendo la strada all’esercito francese dell’omuncolo Macron. Avanti con un nuovo Sykes-Picot per un Medio Oriente allargato?! Sembra però più difficile per l’imperialismo manovrare come faceva un tempo!
 

Rientrando nella Palestina occupata, da sottolineare l’enorme sforzo dei marxisti palestinesi del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), con i suoi militanti, con il movimento dei prigionieri, con le organizzazioni studentesche in prima linea in tutte le manifestazioni, con purtroppo diversi compagni tra i martiri di queste giornate. Sinistra palestinese impegnata nell’organizzazione della protesta ovunque: dalla Cisgiordania, alla diaspora arrivando al cuore dell’Occidente. I 750 mila palestinesi cacciati nel ’48 sono ora più di 6 milioni di persone; la loro lunga marcia verso la Patria non si è conclusa ed anzi li continua a spingere ancora più lontano. E’ infatti consistente il numero di ragazzi palestinesi negli ultimi anni giunti in Europa a seguito dell’attacco ai campi profughi, prima in Iraq e poi in Siria: emblematico è stato il caso del campo di Yarmouk a sud di Damasco, un tempo chiamato “il cuore della Resistenza palestinese”, ora ridotto in polvere. La voce di questa nuova generazione di palestinesi nel mondo si sta alzando e finalmente si pone alla testa di migliaia di persone che manifestano a Roma, Dublino, Berlino, Atene, Ankara, Londra, Siviglia…

Gli slogan scanditi da Belfast fino a Catania sono gli stessi, sono quelli di 70 anni fa: “Palestina libera dal fiume al mare con Gerusalemme capitale eterna”. Assistiamo purtroppo ancora a qualche cortocircuito all’interno della “solidarietà internazionale”, frutto avvelenato del pesante assalto propagandistico/mediatico orchestrato dall’amministrazione DEM americana (Hillary-Obama) e subìto in modo particolare dall’opinione pubblica di sinistra, in una certa porzione ancora incapace di distinguere aggressore ed aggredito nella guerra globale in corso. Confidiamo che, con il tempo, anche queste narrazioni tossiche residuali verranno spazzate via dalla realtà dei fatti ed il movimento di solidarietà riuscirà, magari anche dolorosamente, a superare l’attuale “fase adolescenziale”. In questo quadro non esaltante c’è da riconoscere qualche positiva eccezione: in Irlanda ed in Grecia (rimanendo nella nostra Europa), anche se i numeri non sono da capogiro, le realtà antimperialiste e le organizzazioni in sostegno alla lotta del popolo palestinese dimostrano una particolare vitalità ed intelligenza.


Tutto il disprezzo possibile invece per questa stampa europea ed italiana complice dei crimini sionisti! Disprezzo per chi si tappa la bocca quando è lo zio Tom a comandare la destabilizzazione di un Paese non-allineato (i vari Saviano) ma sparisce quando gli si chiede un giudizio sul comportamento dell’esercito sionista o sulla complicità italiana ai massacri. A questo proposito, l’invenzione del Giro d’Italia attraverso la Palestina occupata (celebrato anche dal Manifesto “giornale comunista”), è una triste marchetta a favore dell’entità sionista che nel turismo ha un preziosissimo business. Nelle pubblicità dei tour operator ci raccontano di questo fantastico Paese con il “suo” bel mare, il “suo” ottimo cibo e i migliori locali per gay; omettono di descrivere il conflitto, le carceri, le recenti espulsioni eugenetiche ai danni di migliaia di africani. A questo proposito, la vittoria della “cantante” israeliana all’Eurovision 2018, competizione che l’anno scorso ha benedetto l’Ucraina nazista di Kiev, passa una mano di bianco anche sulla pulizia etnica in atto. Abbiamo letto di tutto tra le righe della neo-lingua che definisce “terrorismo” la Resistenza, che chiama “minaccia” una bambina di pochi mesi, che dipinge situazioni surreali dove “a Gaza si corre contro i proiettili” oppure ancora “dove bisogna sparare ai palestinesi perché sono troppi da incarcerare”. Quando si arriva a questi livelli si sceglie consapevolmente di eseguire un ordine (ricordate Priebke) e la nostra speranza è in una giustizia tutta terrena perché, che si abbia fede o meno, la vorremmo vedere realizzata il prima possibile!
 

Terminiamo con un ringraziamento all’Unione Democratica Araba Palestinese (UDAP) che in molte città di Italia (Roma, Cagliari, Napoli, Genova…) ha dato direttamente ed indirettamente un sostegno nell’organizzazione delle mobilitazioni che, confidiamo, non si fermeranno a questo caldo maggio.
 

Grazie Palestina, grazie alla Resistenza ed all’enorme Coraggio del tuo Popolo, orgogliosi di condividere con te la lotta comune per la Libertà!


Con la Palestina, fino alla Vittoria! 
CMGK

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