Appello contro le sanzioni e l’aggressione militare contro la Siria

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Appello contro le sanzioni e l’aggressione militare contro la Siria

 

Riceviamo e pubblichiamo

 

di Vincenzo Brandi

E’ stato diffuso l’ennesimo appello di organizzazioni pacifiste internazionali perché siano annullate le sanzioni che impediscono alla Siria l’acquisto anche di generi di prima necessità, come cibo e medicinali.

La popolazione è già stremata da 10 anni di guerra feroce, iniziata nel 2011 con una presunta sollevazione popolare, in realtà manovrata dall’esterno nell’ambito delle cosiddette “Primavere Arabe”, un movimento fortemente infiltrato e diretto fin dall’inizio da potenze straniere che volevano distruggere governi indipendenti come quello della Siria e della Libia.

La popolazione siriana si trova in condizioni disastrose e già 5 milioni di Siriani sono stati costretti a lasciare il paese tormentato da penuria di beni essenziali, azioni terroristiche di bande armate da agenti esterni, continui bombardamenti, ed occupazione militare da parte di potenze straniere di intere regioni.

Non tutti sanno che un terzo della Siria, cioè tutte le regioni orientali comprese tra il fiume Eufrate e la frontiera irachena, che – guarda caso - è la zona più ricca di petrolio e di gas del paese, è occupata da truppe statunitensi con l’appoggio di milizie curde. Queste ultime, dopo aver proclamato una guerra di liberazione, si sono purtroppo ormai ridotte al rango di truppe mercenarie dell’imperialismo andando ad occupare i pozzi petroliferi in una zona che non è mai stata curda come la provincia di Deir-Es-Zor abitata solo da Arabi.

Lo scopo degli Statunitensi è di impedire al Governo Siriano di ottenere valuta vendendo petrolio e gas, per acquistare generi di prima necessità e poi ricostruire il paese. Si spera così di alimentare il malcontento popolare e provocare rivolte, obiettivo per ora fallito perché il Governo Siriano, riconosciuto all’ONU e basato sulla regolare elezione del Presidente Assad con l’80% dei voti nel 2014, resiste efficacemente, con l’aiuto della Russia e dell’Iran.

Contemporaneamente ampie zone delle regioni settentrionali (nelle province di Idlib, Aleppo e Al Jazira-Hasaka) sono occupate da truppe turche di invasione supportate da bande terroriste in buona parte costituite da Ceceni, Turcomanni e Uiguri (popolazione musulmana di origine turca della Cina perennemente sobillata da agenti provocatori occidentali). Altre truppe statunitensi occupano la zona di Al Tanf nel sud del paese per tagliare l’autostrada strategica Bagdad-Damasco ed impedire l’afflusso di aiuti.

In questa zona vengono anche addestrate bande di terroristi che sono poi inviati a seminare distruzione nel paese. Per completare il quadro, ricordiamo che quasi ogni giorno aerei e missili israeliani, ed ora anche statunitensi, lanciano massicci e devastanti bombardamenti che mietono numerose vittime, con la scusa di colpire le milizie iraniane accorse in aiuto della Siria.

Di fronte a questo i vari Governi Italiani (indipendentemente da chi sia il Presidente del Consiglio) si sono sempre rifiutati di togliere le sanzioni, ligi ad il loro vassallaggio nei confronti degli USA e della NATO. Il nostro Governo preferisce intrattenere buone relazioni con il criminale regime arabo-saudita, cui vengono vendute bombe micidiali della ditta RWM, con cui i Sauditi massacrano la popolazione dello Yemen per costringerla a cedere ai loro voleri.

Su questa questione gli ex-ministri Gentiloni e Pinotti mentirono dichiarando che la vendita di bombe era legale, mentre in realtà viola la legge 185/90 che vieta di vendere armi a paesi in guerra. Ma anche il ministro Di Maio, ancor prima del noto viaggio di Renzi in Arabia, si recò a rendere omaggio nel gennaio scorso all’uomo forte del regime saudita, il principe Salman, che persino la CIA statunitense accusa di essere il mandante dell’assassinio del giornalista di opposizione Kasshogi.

Finché l’Italia non riacquisterà una reale sovranità, sganciandosi dal vassallaggio a USA e NATO, e dai diktat della UE, la politica italiana resterà subordinata ad interessi che nulla hanno a che fare con gli interessi del popolo italiano.

 

Roma 7 marzo 2021,

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