Corrispondenza contro la guerra dalla Torre pendente
di Federico Giusti
Alla vigilia dello sciopero generale, a Pisa ci sarà una manifestazione preceduta dal concentramento davanti al Comune, il sindacalismo di base ha dato vita a un presidio con conferenza stampa davanti alla stazione Centrale. Erano presenti i ferrovieri contro la guerra, il comitato antimilitarista livornese, la Cub che aveva indetto la piazza, il movimento No Base, Cobas e USB.
Per volontà degli organizzatori riportiamo alcune dichiarazioni unitarie
Siamo qui a denunciare quanto si è verificato a inizio estate con i lavori sulla linea ferroviaria Pisa-Livorno e il potenziamento della base militare di Camp Darby funzionale al trasporto di armi e munizioni.
Da anni il Pentagono chiedeva all'Italia di collegare la base Usa, che sorge in piena macchia mediterranea tra Pisa e Livorno, via ferrovia e via acqua (attraverso il canale dei Navicelli in direzione del porto di Livorno) al fine di facilitare il trasporto di armi . Camp Darby è forse la base militare più grande fuori dai confini nazionali Usa, è un centro nevralgico della logistica e del rifornimento per le truppe Usa nell'area Mediterranea, trasportare armi direttamente sulla ferrovia e verso il porto di Livorno era una richiesta storica del Pentagono e i lavori sono iniziati da alcuni anni con il sostegno anche degli Enti locali.
I Ferrovieri contro la guerra hanno fornito ulteriori precisazioni e integrazioni rispetto alla campagna contro il trasporto di armi e munizioni sulle linee ferroviarie e contro il potenziamento della base USA di Camp Darby, dalle loro denunce è nata l’interpellanza “Lavori sulla linea ferroviaria Pisa-Livorno e potenziamento della base militare di Camp Darby per il trasporto di armi e munizioni” promossa da Diritti in Comune e oggetto di dibattito nel Consiglio comunale di Pisa il 13 novembre scorso. I temi sollevati in Consiglio comunale sono gli stessi che ritroviamo in una denuncia pubblica dei Ferrovieri e degli antimilitaristi sulla mobilità militare ferroviaria tenuta colpevolmente sottotraccia.
Prima di riprendere il comunicato stampa vogliamo soffermarci su due aspetti salienti della iniziativa ossia il silenzio attorno a questa opera militare (perchè collegare una base alla ferrovia e al porto per il trasporto di armi non è certamente una opera civile) anche da parte di tante realtà impegnate contro la guerra come se la nuova base del Tuscania, in territorio pisano, non fosse in qualche modo connessa a questa opera di logistica militare. La seconda riflessione riguarda la nostra sicurezza come cittadini perchè il trasporto di armi avviene senza informazione alcuna a tutela di quella che viene comunemente definita sicurezza nazionale ed internazionale, spesso i trasporti attraversano luoghi abitati. I processi di militarizzazione vanno avanti senza sosta come il riarmo nazionale e comunitario che necessita di tante risorse economiche, quelle indebitamente sottratte al welfare, alla sanità e alle pensioni. Ma facciamo parlare direttamente i ferrovieri contro la guerra estrapolando un passaggio dal loro comunicato stampa
A pochi giorni dall'estate "nei giorni 10, 12, 13, 17, 18, 19, 20 giugno la circolazione ferroviaria fu sospesa, senza garantire lo spostamento dei pendolari con bus sostitutivi, per lavori di completamento del rinnovo degli scambi e dei binari a Tombolo” che non riguardavano il trasporto civile di persone e merci su ferrovia bensì il completamento della nuova infrastruttura volta al potenziamento bellico tra la stazione ferroviaria di Tombolo, il Canale Navicelli e Camp Darby, il più grande arsenale USA fuori dal suolo statunitense. La conferma di RFI (appresa in sede di Consiglio comunale) che uno dei due nuovi binari della stazione di Tombolo avrà il compito di “allacciarsi al nuovo raccordo della base US Army di Camp Darby” e che “dal 01/01/2023 al 30/08/2025 il raccordo US Army-Camp Darby ha terminalizzato 44 treni” certifica che il Gruppo FS ha scientemente operato per scopi guerrafondai che niente hanno a che vedere con il benessere e la sicurezza di viaggiatori e lavoratori.
La “security assicurata da origine a destino dei treni tramite scorta militare” -questa la definizione sconcertante fornita da RFI alle interrogazioni comunali- non risponde certamente a ciò che effettivamente si intende per sicurezza. Riteniamo inaccettabile non sapere cosa viene trasportato verso (e da) Camp Darby in quanto è assolutamente plausibile che vengano effettuati treni classificati “RID” (International Carriage of Dangerous Goods by Rail) - come “Classe 1 Materie e oggetti esplosivi”. Altrettanto intollerabile da parte di RFI è non dichiarare dove vanno questi carichi, anche se la nostra esperienza e competenza ci porta a dire che la direzione è quella est verso il conflitto ucraino. Treni quindi che salvo eventuali smentite trasportano munizioni e esplosivi verso l’Ucraina e che attraversano binari e stazioni frequentate da inconsapevoli viaggiatori, la cui sicurezza viene messa a repentaglio in caso di incidente ferroviario. Come ferrovieri dobbiamo infatti evidenziare le criticità sulla sicurezza ferroviaria, come ad esempio quelle emerse dall’utilizzo dei freni antirumore impiegati nei treni merci. Freni che in molti casi sono rimasti bloccati sulle ruote provocando principi di incendio e deragliamenti come nel tunnel del San Gottardo. Rischi ferroviari che sono comunque molteplici se si pensa ai continui incidenti mortali ai passaggi a livello (Caluso, Thurio di Corigliano Rossano), ai deragliamenti (Viareggio, Pioltello, Livraga), agli scontri frontali tra treni (Andria e Corato).

1.gif)
