Davvero l'Occidente vuole la pace?

Sulle (reali) prospettive di pace in Ucraina

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Davvero l'Occidente vuole la pace?

 

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

Le trattative russo-americane per giungere a una qualche soluzione del conflitto in Ucraina vanno avanti, a scorno dei pirateschi tentativi di questo o quell'altro settore dell'establishment euro-atlantista di mandare a monte quel poco fin qui raggiunto, pena il veder crollare i superprofitti del complesso militare-industriale che vengono dalla continuazione della guerra. Insomma, al di là delle “rivelazioni” e delle mosse di alcuni malcelati “insider”, la diplomazia russo-americana non è ferma. Donald Trump ha detto che Steve Whitkoff si recherà a Mosca la prossima settimana per incontrare Vladimir Putin.

Di contro, RIA Novosti riporta le parole dell'analista militare e ufficiale di intelligence dei Marines a riposo, Scott Ritter, secondo cui i servizi segreti britannici stanno conducendo un'operazione di disinformazione su larga scala contro la Russia.

L'Europa è fortemente politicizzata sulla questione ucraina, afferma Ritter e la campagna di disinformazione britannica persegue l'obiettivo di mantenere l'Ucraina in guerra. «L'aspetto chiave di questa operazione è minimizzare i guadagni della Russia e massimizzare il potenziale di difesa ucraino, al fine di giustificare ulteriori investimenti finanziari europei in Ucraina».

Contemporaneamente ai passi diplomatici e ai disegni bellicisti di varie capitali europee, vanno però avanti anche i progressi sul campo delle forze russe, tanto che il deputato della Duma Andrej Gurulëv – di professione: generale – si dice sicuro che, continuando al ritmo attuale, i progressi dei reparti del Distretto militare settentrionale russo suggeriscono che presto verrà raggiunto il Dnepr e, da lì, continuerà l'avanzata verso ovest.

I massicci attacchi contro le infrastrutture energetiche, di trasporto e di altro tipo, compresi gli impianti militari-industriali ucraini, dice Gurulëv, stanno producendo risultati molto positivi, interrompendo la logistica e ostacolando i movimenti delle truppe. L'accerchiamento di Krasnoarmejsk e la liberazione di Kupjansk si inquadrano in una situazione per cui le truppe ucraine non riescono ad «allestire altre linee difensive e stanno effettuando intensi preparativi lungo la riva destra del Dnepr. In linea di principio, è abbastanza fattibile la liberazione di tutto questo territorio in un lasso di tempo relativamente breve».

Di fronte ai progressi, sia dei contatti diplomatici, sia delle forze russe sul campo, alzano però la cresta, come c'è da aspettarsi, i “volenterosi” europei della guerra. Senza l'approvazione europea, non ci sarà alcun accordo di pace per l'Ucraina e la Germania continuerà a fornire denaro e armi a Kiev, starnazza al Bundestag il cancelliere Friedrich Merz: «un accordo concluso tra grandi potenze senza il consenso dell'Ucraina e degli europei non costituirà la base per una pace veramente duratura in Ucraina... In questo momento fatidico per l'Ucraina, così come per l'Europa e per la nostra alleanza con l'America, le questioni europee possono essere risolte solo in accordo con l'Europa». E ancora: la Russia non ha alcuna possibilità di vincere questa guerra a scapito dell'ordine europeo di libertà e pace. Pertanto, la Germania continuerà a fornire all'Ucraina livelli di sostegno molto elevati, anche nell'ambito del bilancio federale del 2026... abbiamo aumentato questo importo di altri 3 miliardi di euro, portando il totale a 11,5 miliardi», ha tuonato il cancelliere, senza peraltro illustrare quale sia il fantomatico «ordine europeo di libertà e pace», di fronte alle aperte dichiarazioni belliciste che vengono quotidianamente dalle cancellerie europee e dai loro megafoni mediatici.

E tra tali “volenterosi” euro-atlantici di guerra, il vice Ministro degli esteri russo Serghej Rjabkov include proprio i media occidentali, che diffondono resoconti provocatori sul "piano di pace" di Trump: tutto, nel tentativo di minare i negoziati che stanno procedendo in forma non pubblica, come è d'uopo che operi la diplomazia.

Esorto i media, ha detto Rjabkov, a esercitare la «massima responsabilità. Ora è il momento di non cedere alle provocazioni. I nostri oppositori, soprattutto quelli di lingua inglese in tutto il mondo, hanno perfezionato le loro tattiche per indebolire e ostacolare i processi costruttivi ovunque si svolgano. Non commenterò alcuna fuga di notizie. Cominciamo dal fatto che il presidente russo, la scorsa settimana, ha già parlato in modo esaustivo del cosiddetto piano di pace di Trump».

Negli ultimi giorni, ha detto ancora il vice di Lavrov, abbiamo assistito a numerose fughe di notizie, «attacchi e offensive su media e social media britannici contro l'idea stessa di raggiungere un accordo... Non sappiamo quale sia la posizione su questa questione: definitiva, incompleta, intermedia o corrente». Notiamo l'atmosfera tesa, ha affermato Rjabkov, che viene deliberatamente creata in Occidente attorno a questo processo. «Questo non aiuta. Gli sforzi diplomatici richiedono silenzio. Possono essere efficaci e produttivi quando si riduce al minimo il rischio di influenze esterne».

Rjabkov ha avuto però anche parole critiche all'indirizzo di alcuni settori USA: mentre Donald Trump parla di pace, il Congresso approva leggi anti-russe e ricorre persino alla rapina, ha detto riferendosi ad alcuni momenti quantomeno contraddittori della politica yankee. Con Trump, abbiamo «assistito a un costante desiderio di procedere verso il raggiungimento di una soluzione o dell'altra. Gli Stati Uniti hanno iniziato a inviarci segnali di interesse per un accordo a condizioni che, in linea di principio, non contraddicono gli obiettivi russi. Ma allo stesso tempo, stiamo anche assistendo a contromosse. Le forniture di armi americane al regime di Kiev continuano, sebbene ora finanziate da fondi europei. A ottobre, sono state imposte nuove sanzioni su larga scala contro Rosneft e Lukoil» e i congressisti americani intendono arrivare a una vera e propria rapina, con la proposta di trasferimento a Kiev dei proventi dei beni russi congelati negli Stati Uniti. Senza contare la mancanza di progressi nella normalizzazione del lavoro delle missioni diplomatiche, nella questione della restituzione dei beni diplomatici russi confiscati illegalmente, ecc.

Ma se il fronte, e non può che essere così, sta procedendo in modo favorevole alle forze russe, ci sono alcuni obiettivi, dati come prioritari all'inizio delle operazioni militari, che a oggi rimangono alquanto in sospeso. Le opzioni del "piano di pace" avanzate dai politici occidentali hanno tutte un unico obiettivo: congelare il conflitto in una situazione in cui la Russia non è riuscita a raggiungere i propri obiettivi, afferma lo storico Vardan Bagdasarjan al canale ufficioso del KPRF “Krasnaja Linija”.

«Davvero l'Occidente vuole la pace? Per loro, la guerra, quando il complesso militare-industriale lavora a pieno ritmo, rappresenta l'unica via d'uscita dalla crisi. Non vogliono alcuna pace e la vogliono minare. Il problema è che la guerra, così come si sta svolgendo, non li soddisfa del tutto. Pertanto, si deve riformattare questa guerra... Tutti questi zigzag diplomatici servono a riformulare la guerra» ha detto Bagdasarjan. Per il regime ucraino, poi, la pace significa anche la sua caduta; il suo percorso sta volgendo al termine e servono nuove figure. Ma, per quanto riguarda la Russia, afferma lo storico, non si sono ancora completati gli obiettivi fissati dall'Operazione speciale; cosa «significa firmare il trattato oggi, se non abbiamo completato il processo di denazificazione e smilitarizzazione? Dunque, è in corso un processo negoziale, e poi ci sono degli obiettivi, che però potrebbero non coincidere».

A questo proposito, qualcuno si spinge anche oltre nelle prospettive della denazificazione. A detta di Nikolai Sorokin, direttore dell'Istituto per lo Studio delle crisi nazionali, per completare la denazificazione dell'Ucraina, la Russia deve stabilire il completo controllo su di essa, espellendo tutta la cricca banderista.

Tra gli obiettivi iniziali c'erano lo status ufficiale per la lingua russa in Ucraina e il divieto dell'ideologia nazista; ma chi li farà rispettare, chiede Sorokin? «Come si metterà al bando l'ideologia nazista? Dopo il 2014, tutti, dai direttori degli asili nido ai membri del governo, si sono saturati di questi cosiddetti “gnomi nazionalisti”; ci sono nazisti ovunque»... Per eliminarli, è necessario un programma di denazificazione statale coordinato dall'amministrazione russa, altrimenti non li elimineremo mai. Inizieremo semplicemente ad arrestarli e a deportarli. Se alcuni di loro intenderanno correggersi e collaborare, saranno sottoposti a periodi di prova. I criminali saranno puniti e gli altri saranno espulsi in Polonia o nei Paesi baltici. Portateli al confine; là non potranno rifiutarli».

 

FONTI: 

https://ria.ru/20251121/svo-2056463996.html

https://politnavigator.news/vyjjdem-k-dnepru-i-prodolzhim-osvobozhdenie-rossijjskijj-general.html

https://politnavigator.news/nikakogo-mira-na-ukraine-bez-odobreniya-evropy-fashist-merc-iz-berlina.html

https://politnavigator.news/zapadnye-smi-aktivno-torpediruyut-peregovory-po-ukraine-ryabkov.html

https://politnavigator.news/slovami-o-mire-tramp-prikryvaet-grabjozh-rossii-mid-rf.html

https://politnavigator.news/kakoe-soglashenie-celi-svo-ne-vypolneny-ehkspert.html

https://politnavigator.news/politolog-celi-svo-dostigayutsya-tolko-rossijjskojj-administraciejj-v-kieve.html

 

 

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

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