Il futuro, l’intelligenza delle macchine e l’Impero degli Algoritmi

Il futuro, l’intelligenza delle macchine e l’Impero degli Algoritmi

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Il professor Domenico Talia ha pubblicato un ottimo libro molto scorrevole, nonostante i temi molto impegnativi: "L'impero dell'algoritmo. L'intelligenza delle macchine e la forma del futuro" (www.rubbettino.it, 2021, 220 pagine, euro 14).

Il pensiero algoritmico è nato "prima della sua nominazione" e risale ai tempi antichi. Ha vuto origine in Mesopotamia, in India e in Egitto. Oggi "gli algoritmi e i computer hanno reso vitali i numeri che circondano da sempre la nostra vita e hanno dato loro il ruolo di oggetti primari per le procedure automatiche che ci aiutano e ci guidano" (p. 8).

Negli ultimi due decenni gli algoritmi operano oggi incessantemente su ogni vita umana e sono controllati dai grandi imprenditori che operano nelle grandi aziende digitali e dalle organizzazioni segrete e secretate gestite dai vari Stati. Tutte le tecnologie sono quindi molto opinabili: tutte le "tecnologie digitali fondate appunto su algoritmi, dati e software" (p. 8). In effetti "questa nuova élite tecnologica" è "la nuova "razza padrona" delle vite di miliardi di persone". Per "immaginare un uso civico ed etico delle nuove tecnologie" e quindi necessario diffondere le varie conoscenze.

Come disse Isaiah Berlin, "L'essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole scegliere e perché così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci inghiotta; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa, e senza di essa non c'è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l'illusione di averla" (p. 187).

Comunque il vero problema mondiale risiede nel fatto che sono gli Stati Uniti ad aver gestito l'evoluzione del mondo digitale e del suo mondo commerciale molto aggressivo. Ma in questo momento storico la Russia e la Cina si sono stancate di restare a guardare senza riuscire a realizzare dei vantaggiosi cambiamenti. Riguardano proprio questi due paesi le principali innovazioni e i grandi investimenti nel campo militare. I giovani russi sembrano i più preparati nel campo dell'ingegneria informatica. E i cinesi sembrano i più pronti nell'adozione delle varie innovazioni, non solo per l'uso militare. I cinesi sono molto bravi a impiegare molto tempo per approfondire le varie evoluzioni e soluzioni informatiche.

Quindi è meglio far notare che "Oggi viviamo in un mondo sempre più basato sulla compravendita di dati e informazioni che sono veicolati dai computer e da Internet. In questo mercato di contenuti digitali che riguardano ogni aspetto della nostra vita, sono soltanto in pochi - i grandi giganti informatici - a sapere cosa si vende e cosa si compra e quale è il reale valore delle merci digitali in gioco. Gli algoritmi sono i protagonisti primari in questo gioco" molto pesante che riguarda tutti i cittadini (p. 11). Le innovazioni digitali non sono solo "la soluzione perfetta per migliorare la condizione umana".

La civiltà troppo digitalizzata di oggi può rappresentare un rischio per quasi tutti cittadini. Purtroppo le nostre attuali condotte pubbliche "puntano al totale automatismo e spingono per la vittoria del pensiero computazionale a danno di quello emozionale e della coscienza" (p. 211). In ogni caso la scienza di oggi non sembra più vera Scienza, a causa degli eccessivi interessi economici coinvolti ai vari livelli pubblici e privati.

Domenico Talia insegna Ingegneria informatica all'Università della Calabria e insegna anche all'estero alla Fuzhou University in Cina e alla Noida University in India. Ha pubblicato centinaia di articoli scientifici, è editor associato di molte riviste, fa parte di molti comitati scientifici, è fondatore di start-up e consulente tecnologico. Tra i suoi libri segnalo questo saggio divulgativo: "La società calcolabile e i Big Data" (Rubbettino; esiste anche la versione in lingua inglese della World Scientific Press: www.worldscientific.com).

Nota aforistica - "Le conseguenze della tecnologia sono tutt'altro che tecnologiche" (Martin Heidegger); "L'informatica non riguarda i computer più di quanto l'astronomia riguardi i telescopi" (Edsger W. Dijkstra, www.computer.org/profiles/es...).

Nota algoritmica - "La logica algoritmica che è alla base degli algoritmi come può produrre modificazioni procedurali alla realtà? In fondo gli algoritmi rappresentano una forma di manipolazione dell'informazione (entità immateriale) e sono essi stessi entità immateriali che agiscono profondamente sulla e nella realtà" (p. 184 e p. 185). Però, a quanto pare, le grandi multinazionali come Uber e Amazon fanno un uso degli algoritmi di sorveglianza piuttosto distorto. Inoltre "Non esiste sempre un metodo meccanico tramite il quale, dato un qualsiasi enunciato matematico, si possa stabilire se esso sia vero o falso!" (David Hilbert, matematico tedesco morto il 14 febbraio 1943; p. 32).

Nota futurista - "Oggi stiamo scrivendo algoritmi che non possiamo leggere. Ciò rende questo momento unico nella storia, in quanto siamo soggetti a idee, azioni e sforzi da parte di un insieme di elementi che hanno origini umane ma che non prevedono comprensione umana" (Kevin Slavin, ricercatore, p. 208). Quindi si tratta di "un futuro radioso, se sei un algoritmo"...

 

 

 

Damiano Mazzotti

Damiano Mazzotti

"Prima delle leggi, prima della stampa, la democrazia è la parola che puoi scambiare con uno sconosciuto" (Arturo Ixtebarria').

 

Damiano Mazzotti è nato nel 1970 in Romagna e vive in Romagna. Si è laureato in Psicologia Clinica e di Comunità a Padova nel 1995. Nel corso della vita si è occupato di consulenza, di formazione e di comunicazione, lavorando nella Regione Emilia-Romagna, per società di Milano e per l’Istituto Europeo di Management Socio-Sanitario di Firenze. Nel 2008 diventa uno studioso indipendente e un Citizen Journalist che ha pubblicato centinaia di articoli sulla piattaforma informativa Agoravox Italia (www.agoravox.it/Damiano-Mazzotti). Nel 2009 ha pubblicato Libero pensiero e liberi pensatori, il primo saggio di un giornalista partecipativo italiano. 

 

 

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