Il nemico alle porte

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Il nemico alle porte

 

di Sandrino Luigi Marra

La cifra record di 800 miliardi per il riarmo europeo è di fatto essenzialmente un nuovo debito che serve a pompare soldi nelle tasche degli speculatori, soliti, di guerra denari, che oltretutto non ci sono e se ci sono altro non sono simulacri di denaro come obbligazioni, derivati e derivati dei derivati.

Alla presidente della Commissione europea va senz’altro dato il merito di aver ideato e proposto il piano di riarmo e bisogna anche darle merito per la sua grande capacità di interloquire con le grandi lobby e le esigenze delle industrie multinazionali in particolare degli armamenti. Il pretesto e la giustificazione è la guerra contro la Russia, che secondo i leader europei non solo è alle porte dell’Europa ma è già dentro l’Europa. Il volere è rafforzare e preparare l’economia di guerra dei paesi d’Europa. Il nemico “alle porte” secondo costoro c’è già, ed è la Russia, per cui essa è la minaccia immanente ed imminente.

In tutto ciò, per strada abbiamo dimenticato che l’Europa a 27, o a 30, o a 40 non ha né le risorse, né i piani, né strutture e nemmeno il tempo per organizzarsi, perché per organizzarsi nel tempo c’è bisogno di risorse che l’Europa non ha, dunque un cane che si morde la coda. E per cosa poi? Per una invasione che la Russia non h mai prospettato, non ha alcuna intenzione di fare, di cui non ha alcuna utilità in considerazione che il paese ha così tanto spazio “vitale” che attualmente con poco oltre centotrenta milioni di abitanti, ha una densità abitativa tra gli ultimi al mondo e risorse praticamente infinite. Ma forse facendo uso della storia bisognerebbe guardare un attimo dentro l’Europa, dentro i singoli paesi.

O almeno dentro i paesi “volenterosi” ed in questo per i volenterosi, l’Ucraina è l’ultimo dei pensieri. La Germania che si riarma come ai tempi di Von Schlieffen, in un momento di grande crisi economica, chiede, in versione moderna ovviamente denaro per centinaia di carri armati, missili, munizioni, risorse per i bunker da costruire e qui si parla di oltre un milione, Enver Hoxha ne costruì anche di più e gli si diede del folle oltretutto gli sono serviti poi a tutto tranne per la guerra, e qui siamo sulla stessa strada. Ma questa chiede denari anche per la conversione di shelter a prova di bomba, per scorte di viveri ed energia, emergenza sanitaria e centri di raccolta per l’evacuazione.

La Gran Bretagna dal canto suo ha avviato la mobilitazione delle coscienze con la retorica “we shall figth” ovvero “combatteremo…” però il nemico non è a Calais, però si può anticipare ed in fretta. Per giustificare la retorica bisogna dire pur qualcosa e quindi l’enfasi sugli attacchi cyber condotti da stati ostili contro la Gran Bretagna, ben 90.000. Però non si hanno notizia dei catastrofici danni degli attacchi cyber e come dice Fabio Mini, forse in questi “ sono compresi gli spam della posta elettronica e i falsi attacchi che gli stessi inglesi lanciano all’esterno ed all’interno tanto per vedere l’effetto che fa”. Poi c’è la NATO che è anche essa in difficoltà, avrà anche i piani e la pianificazione per la guerra ma gli mancano le risorse.

L’impegno economico per il piano Nato eccede ogni capacità di risorse e sostegno economico e industriale dell’attuale Europa, il 2% del Pil è già fuori scala, il 5% è solo un punto di partenza non di arrivo, ed oltretutto il “nemico” si arma più velocemente ed a costi nettamente e di molto inferiori mentre i nostri Pil reali diminuiscono. La Russia ha incassato come ricavi negli ultimi 3 anni 883 miliardi di Euro, poco più di 120 gli occorrono per le spese militari in regime di conflitto, il resto potrebbe volendo farci quel che vuole, avrebbe già in tasca i denari per una operazione di riarmo all’europea, con ben sette anni di anticipo.

E se volessimo fare i conti della massaia, se impegnasse metà di quelle entrate triennali fra sei anni avrebbe speso 1500 miliardi il doppio del progetto di riarmo europeo senza voler considerare il deterrente nucleare che si avvicina alle 10.000 testate, con in Europa meno di 400. Intanto in giro tra i volenterosi, la Gran Bretagna ha stanziato 10 miliardi di Euro per la nuova flotta di sommergibili, per la gioia della cantieristica navale nazionale ovviamente a cui si sono accodati altri, tra cui la nostra Marina Militare.

Esiste però un piccolo problema, la Gran Bretagna che aspira a riprendersi il dominio dei mari del Nord, non ha quei denari e non sa dove reperirli così come gli altri. La nostra Marina Militare dice che ha la necessità di uscire dal Mediterraneo, ora divenuto troppo frequentato. Così si pensa a nuove fregate, a portaerei per contrastare le minacce dei pirati, degli Houti, per la protezione del traffico mercantile e dei cavi sottomarini. Lo dimostra in particolare le azioni navali del nostro paese nel Mar Rosso dove “siamo in guerra”: abbattuti 8 droni Houti di cui 3 con artiglierie di bordo e 5 con missili, dal costo questi di milioni di euro per abbattere oggetti da meno di 50.000 euro.

E la filosofia in tutto ciò del nostro paese e dell’Europa è fare in fretta, quanto più in fretta possibile, ma senza però dare delle informazioni importanti e precise; gli stati si indebitano e i cittadini impoveriscono, due condizioni che portano alla sconfitta in qualsiasi guerra. Detto questo sembra di vedere in prospettiva moderna, come dice Alessandro Barbero, la corsa al riarmarsi cercando un nemico come accadde negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale affinché le opinioni pubbliche fossero catalizzate all’idea. Ed erano le stesse condizioni, si giungeva da un lungo periodo di pace, si cercavano e si inseguivano ambizioni militari e di supremazia, si cercava un nemico ognuno lo cercò, lo si trovò ed i risultati li vedemmo.

Forse è il caso che si ritorni a pensare, a ragionare, a fare diplomazia e altro ancora piuttosto che infervorarsi in situazioni che avrebbero avuto ed hanno soluzione, basta pensare, basta usare la diplomazia.   

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