Roghi contro piccoli malati di cancro e droni killer di bambini: il popolo dell'Ucraina può davvero tollerarlo?
Pochi giorni fa a Kiev, in Ucraina, una casa-famiglia per bambini malati di cancro è stata incendiata.
L’incendio è risultato doloso, causato dagli abitanti del quartiere, perché “la presenza dei bambini oncologici accolti svaluterebbe gli immobili”, ha dichiarato il presidente dell’organizzazione italiana Soleterre, che ne ha realizzato la costruzione insieme all’ucraina Zaporuka Charity Foundation.
“Lotteremo sempre perché venga dato spazio a tutti, agli ultimi come ai primi. Non ci fermerà alcuna intimidazione perché la salute dei bambini viene prima di tutto” ha dichiarato la stessa ONG dalla sua pagina Facebook, successivamente al rogo.
Pochi giorni dopo, a poche centinaia di chilometri, ad Aleksandrovskoye, fuori dalla città di Yenakievo, in Donbass, nell’auto proclamata Repubblica di Donetsk, un bambino di cinque anni è stato ucciso in un attacco con droni ucraini.
L’utilizzo di un drone contro un bambino s’iscrive in un contesto bellico in cui l’Ucraina ha intensificato gli scontri contro il Donbass, creando inoltre una recente partnership con la Turchia, nei settori aerospaziale e della difesa, che comprende più di trenta progetti e la dotazione alla Marina Ucraina di una squadra di droni militari Bayraktar Tactical Block 2 (TB2).
Che società si sta costruendo in Ucraina, mi domando. Una società in cui si accendono roghi per cacciare piccoli malati di cancro, una società in cui si permette che infanti di appena cinque anni siano assassinati con droni.
È questa l’Ucraina? No, l’Ucraina non può essere questa. Il popolo ucraino non può riconoscersi in queste aberrazioni.
La maggioranza degli Ucraini che sette anni fa protestava contro la corruzione e per un futuro migliore, non si identifica con la minoranza psicopatica, che durante il golpe ostentava accanto alle bandiere europee, quelle rosso-nere dell’Ucraina collaborazionista di Hitler.
E ad oggi, la maggioranza non si riconosce in chi utilizza droni militari contro civili né in chi vessa e perseguita un popolo, quello del Donbass, orgoglioso della propria lingua e delle proprie tradizioni culturali, vicine al mondo russo.
Allo stesso modo, la maggioranza non definirebbe “untermensch” gli abitanti del Donbass, a differenza del fuhrer che riteneva “subumani” sia gli slavi che i russi, sia i rom che gli ebrei.
Eppure la minoranza squilibrata che si rifà all’anti-slavismo di Hitler e che ha ribaltato il paese nel 2014, è composta da menti che troverebbero normale bruciare in un rogo una casa-famiglia, e che trovano tutt’ora giusto sostenere gli attacchi contro i territori del Donbass, affinché le sue terre siano cancellate e trasformate in aridi deserti.
Un anno prima del golpe di Kiev, infatti, in Ucraina, in città come Mariupol, Kramatorsk e Slavyansk, si susseguirono proteste contro il rischio di occupazione dei terreni da parte di compagnie di estrazione di gas di scisto. Tra queste, vi era la Burisma Holdings, all’interno del cui consiglio di amministrazione, con un tempismo imbarazzante, proprio nel 2014, alla vigilia dello scoppio della guerra in Donbass, era entrato Hunter Biden, figlio dell’attuale presidente americano.
Ed è un dato di fatto che dall’insediamento di Joe Biden vi sia stata una recrudescenza degli scontri proprio in Donbass, visto come un ricco bottino nella guerra per lo shale gas.
Di fronte a questi eventi, dovremmo dunque unire le tessere del mosaico e diventare consapevoli di quanto alto sia il cinismo delle menti a capo dei sistemi imperialisti, disposti a tutto in cambio dell’egemonia economica, culturale e politica.
Dovremmo inoltre essere coscienti del fatto che sotto le vesti dei leader acclamati dalle masse, spesso si nascondono demoni.
E non mi riferisco ai soli demoni nazisti.
Il funzionamento delle masse si avvicina al funzionamento dei fenomeni ipnotici, al punto che di fronte all’idealizzazione del leader, l’individuo annega, perdendo la propria indipendenza morale e di giudizio, divenendo incapace di riconoscere il male.
Non vedo dunque alcuna differenza tra il sostegno che le masse diedero a Hitler e quello che le stesse danno, dopo oltre ottant’anni, a leader colpevoli del disastro di intere nazioni.
In entrambi i casi, la parte del popolo che osanna, abdica all’indipendenza morale e di giudizio sotto l’onda di una sorta di trance collettiva di massa.
In questo drammatico contesto, il popolo ucraino e il popolo del Donbass dovrebbero mantenere la lucidità e unirsi contro coloro che vogliono affamare non una, ma entrambe le fazioni in guerra.
E in questa unione, molti di noi sosterrebbero ambedue le parti contro il vero cancro, il nazismo, e contro il vero male, l’imperialismo.