Neoliberismo e socialismo: il disastro di Milei e la crescita del Venezuela

Neoliberismo e socialismo: il disastro di Milei e la crescita del Venezuela

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di Fabrizio Verde


Sanzioni, boicottaggio economico e guerra ibrida non fermano la lunga marcia del Venezuela verso il completo recupero dell’economia.

Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, ha annunciato che il Venezuela ha raggiunto 11 trimestri di crescita economica continua. Solo nel primo trimestre del 2024 la crescita supererà il 7%.

Il leader bolivariano ha riferito che nei primi quattro mesi del 2024, il Venezuela ha registrato il margine di inflazione più basso degli ultimi 12 anni "e stiamo per migliorare, per arrivare al controllo assoluto dell'inflazione con la crescita economica, con la stabilità del tasso di cambio e l'inflazione controllata".

Ha inoltre denunciato che l'impatto delle sanzioni illegali e criminali richieste dall’opposizione golpista ed estremista che adesso risponde agli ordini di Maria Corina Machado e imposte dagli Stati Uniti contro il Venezuela, in particolare sul suo PIL, è stimato in 642 miliardi di dollari, nel periodo tra il 2015 e il 2021.

D'altra parte, Maduro ha annunciato che la raccolta fiscale è aumentata del 78% nei primi quattro mesi del 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023.

Allo stesso modo, tra aprile 2023 e aprile 2024, il credito è aumentato dell'81%. Nel frattempo, i depositi - misurati nel suo equivalente in dollari - hanno registrato un aumento del 58% nello stesso periodo.

In relazione al sistema di cambio, il Presidente Maduro ha dichiarato che "il prezzo del dollaro - negli ultimi sette mesi - è il più stabile dal 2012".

"Siamo sulla strada giusta. Le tasse vengono riscosse, le tasse poi sono investite nell'1×10 del Buon Governo, nella Grande Missione Venezuela Donna, nella Grande Missione Venezuela Gioventù, nella Grande Missione Uguaglianza Hugo Chávez, nella Grande Missione Nonni e Nonne della Patria, nella riparazione di scuole, licei e nell'investimento nell'economia".

Tra aprile 2023 e aprile 2024, ha riferito il presidente, le esportazioni non tradizionali hanno registrato una crescita continua dell'11%.

Maduro ha poi reso noto che il Venezuela ha i più alti indici di approvvigionamento degli ultimi 30 anni con prodotti di qualità.

A questo proposito, ha reso noto che la Borsa Agricola, la cui attività è iniziata nel 2022, ha attualmente 281 milioni di dollari "che si muovono e si trasformano in investimenti produttivi".

Il Presidente ha ribadito che il Venezuela si sta muovendo verso un nuovo modello economico diversificato. "Con 18 motori che crescono armoniosamente e soddisfano le esigenze del popolo, generando la ricchezza necessaria per investire nel recupero dei diritti sociali attraverso la nuova generazione di Grandi Missioni".

Il buon quadro economico delineato da Maduro conferma le previsioni sull’economia di Caracas fatte da un ente insospettabile di simpatie chaviste come il Fondo Monetario Internazionale. Nel suo rapporto "Prospettive economiche globali 2024", pubblicato nel mese di aprile, l’FMI indicava il Venezuela nella classifica delle cinque economie che promettono la maggiore crescita entro la fine del 2024, addirittura in cima alla lista per quanto riguarda America Latina e Sud America.

Il rapporto del Fondo Monetario Internazionale afferma che “entro il 2024, il team economico del PNUD prevede un aumento della produzione media di greggio di 73.000 barili al giorno all'anno, che porterebbe il livello medio di produzione a circa 856.000 barili al giorno (un aumento del 9%). Il Prodotto Interno Lordo (PIL) aumenterebbe del 4,2% e i consumi privati del 2,5%. L'inflazione finale nel 2024 si attesterebbe intorno al 50,0%, se la tendenza degli ultimi mesi dovesse continuare".

Il Venezuela guida, con il 4%, questa top 5 di Paesi in prima linea per l'economia del 2024. Seguono il Paraguay con il 3,8%, l'Uruguay con il 3,7% e il Perù con il 2,5%.

A chiudere l'elenco, l'Argentina dell’ultraliberista Milei, che indica prospettive decisamente sfavorevoli, posizionandosi all'undicesimo posto con un calo del PIL previsto del 2,8% per il 2024.


Disastro Argentina

Secondo le strampalate teorie dei liberisti alla Draghi e Milei, socialismo è sinonimo di povertà crescente e depressione economica. Intanto mentre il Venezuela cresce nel bel mezzo di un multiforme assedio politico, economico e finanche militare, l’Argentina sprofonda nel baratro neoliberista di Javier Milei.

Nei primi due mesi di governo di Javier Milei, la povertà è aumentata di 13 punti, passando dal 44% al 57% della popolazione, il dato più alto degli ultimi 20 anni. Non meno vertiginoso è stato l'aumento del numero di persone che vivono in estrema povertà, passato dal 9,6% del terzo trimestre del 2023 al 15% del gennaio 2024. Queste cifre sono tratte dall'indice di povertà prodotto dall'Osservatorio Sociale dell'UCA (Università Cattolica Argentina), un'istituzione di tendenza conservatrice.

Questo panorama sociale è la diretta conseguenza dell'enorme aumento dei prezzi del paniere dei beni di base in seguito alla gigantesca svalutazione operata dal governo, che ha mantenuto stagnanti i redditi della popolazione. Molti lavoratori dipendenti vanno ad ingrossare le file dei poveri, visto che il costo ormai proibitivo del paniere alimentare di base per una famiglia tipo, senza contare le spese per pagare l'affitto di una casa.

In questo contesto già fuori controllo, la popolazione è colpita da brutali aumenti delle tariffe dei servizi di base, dal trasporto pubblico all'energia e al carburante. I prezzi dei generi alimentari e di altri prodotti essenziali hanno subito aumenti vertiginosi. L’Argentina di Milei è il paradiso degli speculatori.

Il Decreto di Emergenza Nazionale (DNU) del governo ha abrogato la Legge degli Scaffali e la Legge dell'Approvvigionamento, che consentivano una regolamentazione minima dell'accesso ai beni di prima necessità. In assenza di controlli sui prezzi, i fornitori e gli intermediari aumentano all'infinito il prezzo dei prodotti per ottenere profitti sostanziali dalla spirale inflazionistica. Il caso estremo è quello di un alimento di base prodotto dall'oligopolio agroalimentare, il riso, il cui prezzo è aumentato del 950% in un anno, tra gennaio 2023 e gennaio 2024. L'industria alimentare è iperconcentrata in pochissimi gruppi che agiscono in condizioni di duopolio o monopolio, spingendo gli altri attori fuori dal mercato attraverso il dominio delle reti di distribuzione. Queste potenti aziende praticano il repricing quasi quotidianamente, generando enormi profitti per i loro proprietari da quando il decreto di Milei ha eliminato completamente i controlli sui prezzi.

I trasporti sono un'altra voce che è diventata più costosa, in questo caso a causa del ritiro dei sussidi statali alle aziende e dell'aumento dei costi dell'energia e del carburante. La metropolitana di Buenos Aires, ad esempio, ha introdotto una scala che prevede un aumento mensile del prezzo da 125 pesos a febbraio a 757 pesos a giugno, con un incremento di ben il 505%. Anche le tariffe dei treni e degli autobus saranno indicizzate mese per mese all'inflazione.

La recessione indotta dalla politica economica del governo è molto evidente nel calo dell'attività industriale. Un’industria strategica come la metallurgia, con un forte peso nell'occupazione manifatturiera, ha registrato un calo su base annua del 19,5% il mese scorso e ha accumulato una contrazione dell'8,6% nei primi quattro mesi dell'anno, secondo un rapporto dell'Associazione degli industriali metallurgici della Repubblica Argentina (ADIMRA). Rispetto a marzo, il settore ha registrato un calo del 2,3%.

La situazione della metallurgia si aggiunge ad altre forti indicazioni che segnano il carattere di depressione dell'economia argentina. Ad aprile, il settore automobilistico ha registrato il quinto calo consecutivo su base annua del 21%, mentre le consegne di cemento hanno subito una contrazione del 35,6%. Allo stesso modo, l'elettricità consumata dai grandi utenti industriali è scesa ancora in modo significativo, del 9,5%, riflettendo il basso utilizzo della capacità installata nel settore manifatturiero, mentre le immatricolazioni di macchine agricole sono calate del 27,8% su base annua.

L'attività industriale sta crollando a causa di diversi fattori che operano nella stessa direzione. Il primo è la brutale recessione del mercato interno, guidata dal deterioramento dei redditi reali di lavoratori e pensionati. Il secondo è il regime fiscale e commerciale anti-industriale, dato dall'aumento dell'imposta PAIS per l'attività locale in concomitanza con un'apertura commerciale per cercare di domare i prezzi interni. In terzo luogo, l'apprezzamento del tasso di cambio, che rende le importazioni più convenienti e la produzione nazionale più costosa in dollari. Quarto, l'aggiustamento fiscale – leggi austerità - che indebolisce ulteriormente la debole domanda interna.

Milei ha fatto campagna elettorale brandendo una motosega, il suo strumento per "tagliare la casta". Una volta al governo, si è unito alla peggiore delle caste, quella che ha indebitato l’Argentina con il Fondo Monetario Internazionale e lo ha fatto precipitare nella recessione mentre portava i dollari all'estero, e il peso dell'austerità è ricaduto interamente sul popolo, sulla classe operaia, sui lavoratori informali e sulla classe media. La spirale inflazionistica innescata dalla brusca svalutazione ha permesso di "liquefare" il potere d'acquisto di salariati e pensionati.

Non c'è dubbio che il programma esplicito di Milei di portare l'Argentina verso la stagflazione - stagnazione + inflazione - stia producendo il risultato atteso: distruzione dell'occupazione, liquefazione dei salari reali e delle pensioni, agonia di tutti i settori economici che non dipendono dall'esportazione di beni primari ma dal consumo interno, mancanza di protezione per i settori più vulnerabili.

Queste sono le politiche che Milei ritiene fondanti per una nuova Argentina. Praticamente il copia-incolla delle politiche del famigerato Washington Consensus, che ha rappresentato il dogma del neoliberismo in tutta l'America Latina e che ha prodotto danni inenarrabili.

A tal proposito, il deputato peronista Maximo Kirchner ha sottolineato che le politiche di Milei non rappresentano un'innovazione, ma un ritorno a pratiche tradizionali. "Milei è un conservatore. Austerità, privatizzazioni, cessione di risorse e tre deregolamentazioni: quella del lavoro, quella fiscale e quella ambientale. Non è necessario diventare una colonia per andare avanti".


Oltre la propaganda

Ancora una volta, i fatti smentiscono la propaganda mainstream. Mentre il Venezuela bolivariano e socialista continua a crescere nonostante sanzioni e boicottaggi in un contesto di guerra ibrida, l'Argentina ultraliberista di Milei sprofonda in una crisi profonda, con prospettive future tetre per la sua popolazione. Nicolás Maduro ha annunciato una crescita economica continua per 11 trimestri consecutivi, con un notevole aumento del 7% solo nel primo trimestre del 2024. Anche l'inflazione è sotto controllo, registrando il margine più basso degli ultimi 12 anni.

Dall'altra parte, l'Argentina vive un dramma economico sotto il governo di Milei. La povertà è aumentata al 57% della popolazione nei primi due mesi del suo mandato, mentre i prezzi dei beni essenziali sono saliti alle stelle. L'industria è in declino, con un significativo calo dell'attività industriale e aumenti vertiginosi delle tariffe dei servizi di base. Le politiche liberiste, lungamente celebrate, si dimostrano ancora una volta fallimentari.

Milei, con le sue promesse di tagli drastici e deregolamentazione, ha aggravato la situazione economica e sociale del Paese. Il programma di austerità e liberalizzazioni selvagge ha portato solo stagnazione e inflazione, colpendo duramente i lavoratori e i pensionati.

Come ha osservato il deputato peronista Máximo Kirchner, le politiche di Milei non rappresentano un'innovazione, ma un ritorno a vecchie pratiche neoliberiste che danneggiano il Paese. Il liberismo, tanto celebrato e promosso, si conferma una teoria fallimentare, mentre il Venezuela bolivariano dimostra che esistono alternative più giuste ed efficaci per lo sviluppo economico e sociale.

In conclusione, il contrasto tra i due Paesi è evidente: il Venezuela avanza verso una ripresa economica stabile, mentre l'Argentina di Milei sprofonda in una crisi sempre più profonda, confermando l'inefficacia e il danno delle politiche liberiste.

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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