Orfanotrofio Gorlovka, Campagna Deti Donbass

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Banda Bassotti

Prima tappa del nostro viaggio, Gorlovka. La Campagna Deti Donbassa si è conclusa ad ottobre e siamo venuti a portare gli ultimi soldi raccolti, all’orfanotrofio di Gorlovka. 



La prima tappa non poteva che essere questa piccola cittadina. Qui la guerra sui civili, continua. Le famiglie ci raccontano che si addormentano con il rumore degli spari e si svegliano con il rumore degli spari. L’ucraina seguita a bombardare. Una sola parola ci dicono. Pace, vorrebbero la pace. 

All’orfanatrofio la Direttrice ci accoglie di fuori e poi ci presenta lo staff ed i bambini. Non riesce a credere che qualcuno in Europa non li ha abbandonati. Lo Stato li aiuta ma la situazione è grave. Qui ci sono 40 bambini di cui 12 con grandi problemi mentali, down e autistici.



Questi ultimi vivono qui. Ci fanno visitare le stanze e le camere dove dormono. Tutto ordinatissimo e pulito. Si scusano per alcuni vetri non perfettamente riparati. Una bomba caduta fuori, ha rotto i vetri e hanno riparato come hanno potuto. Siamo arrivati all’improvviso. Causa continui cambi di programmi. Ci hanno fatto vedere cosa compreranno con i 4.607 euro che gli abbiamo lasciato. Tavolo piccoli, linoleum, qualche riparazione ed una lavatrice per lavare i vestiti dei piccoli. La Direttrice ci ha ringraziato e ci ha detto di ringraziare tutti, ma proprio tutti. Abbiamo lasciato anche materiale scolastico e creme per bambini.



Con il buio poi siamo andati ad incontrare le Famiglie che sempre incontriamo. L’infaticabile Olesia ci ha aspettato in una strada buia. Tutta la zona è al buio. Luci accese in zona di guerra, non è consigliabile averle. Il quartiere è fatto di stradine di sassi, piccole case. È la prima volta che veniamo con il buio. Surreale, si vedono le stelle nel cielo. Sembra un bellissimo posto in campagna.

Ti dimentichi che qui il governo nazista di Kiev regala bombe ogni giorno. Oppure un cecchino spara ad una donna anziana mentre lavora la terra. Le famiglie ci aspettano al solito posto. Sono poche, di sera tardi possono venire solo i vicini. Incontriamo Luba, donna di stampo Sovietico che ci presenta la sua bambina che studia musica. Sta studiando musica e canto. Anche la sua bambina, come molti altri bambini, non ha genitori. Olesia, la signora che da tempo ci aiuta con il materiale che i vari Comitati in Italia spediscono, è sempre sorridente. La guerra non l’ha piegata. Voleva consegnare in nostra presenza, del materiale che ha ricevuto dal Comitato Ucraina Antifascista di Bologna e dai compagni sardi, ma con il buio non è stato possibile. Quando siamo andati via, un bambino ci ha salutati in inglese. Lo abbiamo già incontrato altre volte. Dovuto ai continui bombardamenti, ormai soffre di epilessia. 



Che altro aggiungere?

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