Sovranità e Euro
«L’euro è un dispositivo deflattivo che impedisce agli Stati di autofinanziarsi battendo moneta o emettendo bond garantiti da una Banca di Stato; il che obbliga gli Stati dell’area euro a entrare nei mercati e a passare dalle svalutazioni competitive delle monete nazionali (in vigore dopo il crollo del sistema di Bretton Woods e prima dello stabilizzarsi dello SME) alle svalutazioni economiche, giuridiche e organizzative del lavoro all’interno di ciascuno Stato, e a competere sulla produttività, sull’innovazione e sulle esportazioni.
L’euro è lo strumento di una economia che lotta primariamente contro l’inflazione e che non si cura troppo dell’occupazione perché prevede che questa sia garantita (sempre in modo flessibile, s’intende) dalle stesse dinamiche economiche una volta che queste abbiano raggiunto il loro equilibrio, grazie a una politica (necessaria) che reprime ed esclude ogni alternativa economica “non conforme”.
Nel caso italiano, l’euro è stato apertamente perseguito dalle élite come “vincolo esterno”, per limitare la sovranità economica del Parlamento, impedendole le “derive sociali” (lo stesso era avvenuto con il “divorzio” fra Tesoro e Banca d’Italia , nel 1981)».
[da "Sovranità" di Carlo Galli]