Tutte le fake news de Linkiesta su Lira, Iri e Unione Europea

Tutte le fake news de Linkiesta su Lira, Iri e Unione Europea

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!


di Gilberto Trombetta

 

Linkiesta riscrive la storia per darci lezioni di storia*

 

Probabilmente l'unica cosa - in parte - salvabile è il sommario, dove si ammette, come ha colto Vladimiro Giacché, «che il vincolo esterno ha svolto la stessa funzione che negli anni Venti avevano svolto i manganelli degli squadristi».

 

Andiamo però a ribattere punto su punto alle imprecisioni, alla confusione e alle vere e proprie balle contenute nel testo.

 

«Ai nostalgici della Lira e della spesa pubblica in forte deficit si sono ultimamente aggiunti anche – dal governo e dai sindacati - quelli dell'Iri. C'è una coerenza nella nostalgia che alcuni provano per la lira, la spesa, e l’Iri. Le tre erano, infatti, il “pacchetto” che caratterizzava la Prima Repubblica.

 

Alla nostalgia per il tempo che fu sfugge però il passaggio successivo. Se le cose fossero andate così bene, perché mai fu deciso di cambiare? La decisione di frenare la spesa pubblica (che fino ad allora era finanziata anche con l'emissione di moneta) fu presa agli inizi degli anni Ottanta, la decisione di abbracciare la moneta unica fu presa a metà degli anni Novanta, e, sempre negli anni Novanta, fu smantellata l’Iri».

 

Dire che se le cose fossero andate bene non si sarebbe cambiato il sistema è il più classico dei sofismi. 

 

Come se il cambiamento di sistema fosse la dimostrazione implicta che quello precedente non andasse. Il punto è che nel cosidetto 30ennio glorioso, dalla fine della seconda guerra mondiale alla metà degli anni 70, l’Italia non era sicuramente un Paese perfetto, ma era un posto dove a molti era reso possibile vivere più che dignitosamente.

Certo, in quei 30 anni sia la rendita da capitale che la quota profitti toccarono i loro minimi storici. Quindi per qualcuno funzionava di meno. Qua vanno cercate le ragioni del cambiamento e della ricerca del vincolo esterno (tabella 1).

 

 

«Qual era la logica di questa decisione? L’Italia aveva una spesa pubblica fuori controllo, così come aveva delle relazioni industriali “oliate” dalle molte svalutazioni. Non avendo il sistema politico italiano la forza per frenare la spesa e normalizzare le relazioni industriali, si pensò che la soluzione fosse quella di creare un vincolo esterno che agisse nella direzione voluta. Fu così deciso di cedere della sovranità quale strumento per uscire dall'angolo in cui si era finiti. La cessione di sovranità verso l'estero era quindi lo strumento per riacquistare sovranità verso l’interno. Tentiamo di articolare le affermazioni fin qui fatte».


No, l’Italia nona veva una spesa pubblica fuori controllo. Qualla esplose dopo la cesione di sovranità, con lo SME. E per colpa dello SME. Fino aglli 80, fino al divorzio banca di’0itala tesoro del 1981 la spesa pubbica italiana non era fuori controllo. Come non lo era la spesa per gli interessi dul debito (grafico 1 e 2*). 

 

 

 

Il problema è che loS tato mediava il conflitto sociale evitando molte ingiustizie e facendo diminuire le disuguaglianze. Cioè frenando l’arricchimento a spese dei lavoratori delle classi più ricche.

Il vincoloe sterno fu l’escamotage con cui, grazie alla complicità delle peggior clase politica mai avuta, la classi più ricche, l’1% della popolazojne italiana, ha sottratto la lotta di classe alla medizione politca quindi democratica, ponendola al riparo dal processo elettorale dento istituzioni sovranazionali. Altro che cedere la sovranità esternamente per riacquistarla internamente. Hanno ceduto la sovranità del popolo e dello Stato che lo rappresentava per riprendersela loro, l’1% più ricco.

 

«Questo era il mondo della “sovranità”. Un mondo molto statalizzato. In questo mondo fu costruito negli anni Sessanta e Settanta lo stato sociale – ossia la sanità, la scuola e le pensioni – con le entrate che erano, a differenza degli altri Paesi che hanno costruito nello stesso periodo lo stato sociale, inferiori alle uscite. Da qui trae origine il gran debito pubblico dell’Italia».

 

Come abbiamo già visto non è vero, fino agli anni 80 la crescita del debito pubblico italiano era tutto sommato contenuta, così come lo erano gli interessi sul debito. E il PIL cresceva a ritmi sotenuti. Non a caso si parlava di miracdolo economico italiano e il modello dell’IRI era studiato e invidiato ovunque (tabella 2).

 

 

«Il debito pubblico italiano fino agli anni Ottanta era detenuto dalle banche italiane. Era facilmente governabile, perché le banche erano in gran parte pubbliche. Poi, negli anni Novanta, il debito pubblico è passato nelle mani delle famiglie. Era di nuovo facilmente governabile, perché in cambio di rendimenti elevati, queste lo sottoscrivevano.


Si aveva così un meccanismo di consenso semplice. La politica governava il deficit e il debito prima attraverso le “sue” banche e poi attraverso gli alti rendimenti. In questo modo non si poteva formare un giudizio di merito sul debito italiano. Nel primo caso gli investitori erano “catturati”, nel secondo “sedotti”. In breve, il Principe non faticava per ricevere il consenso degli elettori, perché il debito crescente si sarebbe poi scaricato sui “non nati”, che non votano (si può dire la stessa cosa del sistema pensionistico che allora elargiva dei redditi superiori ai versamenti)».


Poche idee, ma confuse. Qua ci si lamenta di fatto che prima del divorzio BdI/tesoro il debito pubblico fosse troppo facilmente controllabile. E infatti dopo, complice l’adesione allo sme (grafico 3) e le politiche restrittive di stampo monetarista adottate dall FED prima con Vokler e  dalla Bundesbank poi (complice la riunificazione tedesca che così di fatto pagammo anche noi – grafico 4*), gli interessi aumentarono facendo così esplodere il debito pubblico.

 

 

 

«Arriva con gli anni Novanta il momento del “mercato” nella doppia direzione degli Italiani che possono investire all’estero, e dell’estero che può investire in Italia. I giudizi di merito si possono perciò formare: qual è il premio – il maggior rendimento richiesto – per detenere il debito italiano rispetto a quello tedesco? Il Principe deve ora – e a differenza di prima – convincere una platea piuttosto vasta che il suo debito è sottoscrivibile. Cambia così la natura del rapporto: nel primo caso il Principe non doveva convincere nessuno intorno alla tenuta del debito, nel secondo, invece, deve farlo».

 

Anche questo non è vero. Come abbiamo già visto i tassi di interesse sono aumentati per l’adesione dell’italia allo SME che impediva il riallinamento correto delle valute tra di loro e ci costringeva a scaricare i differenziali di inflazione causati dallo SME stesso sull’aumento dei tassi di interesse. E il debito pubblico è esploso di conseguenza a questo meccanismo (grafico 5).

 



Tra l’altro i mercati non hanno mai avuto dubbi sulla sotenibilità del nostro debito in presenza di sovranità monetaria. Fatto sta che l’Italia dalla sua unità a oggi non ha mai fatto default  adifferemza di altri Paesi. Tra cui al germania (tabella 3). 

 

 

E dal 1981 a oggi ha pagato 3900 miliardi di interessi sul debito. Cosa che è stata determinante per la sua eplsosione (grafico 6*).

 



«Chi desidera il ritorno della spesa pubblica in deficit è infastidito dal controllo che l’industria finanziaria esercita indirettamente (attraverso il differenziale di rendimento fra i Btp e i Bund: il famigerato spread) sulle politiche economiche, ed è anche infastidito dall’influenza di Bruxelles sui vincoli di deficit e debito. E quindi accusa i “poteri forti” di essere il nemico dell’Italia.

 

Fu però decisa dal potere politico italiano e non dai poteri forti la cessione di sovranità. Perché mai? Questo il ragionamento».

 

La scelta del vincolo estero come dimostrato fu un elemento fondamentale per indirizzare clamorosamente la lotta di classe in favore delle classi più ricche mettendola inoltre al riparo dal processo elettorale.

 

Questo non contrasta minimamente con i problemi evidenziati in seno al funzionamento di UE ed euro. Anzi, sono intrinsecamente legati. Senza le scelte compiacenti della classe politica e imprenditoriale italiana la cessione della sovranità per la ricerca del vincolo esterno non sarebbe stata possibile.

 

Per citare Carlo galli nel suo ultimo libro, Sovranità, «Nel caso italiano, l’euro è stato apertamente perseguito dalle élite come “vincolo esterno”, per limitare la sovranità economica del Parlamento, impedendole le “derive sociali” (lo stesso era avvenuto con il “divorzio” fra Tesoro e Banca d’Italia , nel 1981)».

 


 

«L’Italia ha una base industriale, ma essa è penalizzata dagli alti tassi di interesse. Il livello di questi ultimi dipende dall’inflazione corrente e dall’incertezza intorno al suo corso futuro. L’incertezza richiede un premio (per il rischio) sopra il tasso di inflazione corrente. Il denaro alla fine costa molto più che in altri Paesi e penalizza l’industria italiana (ma anche le famiglie se accendono i mutui, e il Tesoro in sede di pagamento degli interessi). Vincolando il cambio, l’inflazione non potrà che scendere, e vincolando il bilancio pubblico al solo finanziamento con obbligazioni (ossia senza emissione di moneta), l’inflazione non potrà che scendere.

 

Se l’inflazione si comprime, i tassi (reali) d’interesse si comprimono, perché scompare il premio per il rischio, e quindi l’industria italiana non sarà più penalizzata rispetto ai concorrenti esteri».

 

Poche idee e confuse. I tassi di interesse sono detrminati dalla Banca Centrale. In condizioni normali. Sostanzialmente quella che l’autore dell’articolo propone come soluzione dei mali del sistema precedente, è invece la causa conclamata degli stessi. Anche solo per una questione di mera consequenzialità temporale. Einfatti quando la Banca Centrale non era  idneipendente ma accompagnava le oltiche economcihe el Governo, anche in priodi di alta inflazione i tassi di interesse reali erano negativi (tabella 4)

 

 

«Il ragionamento fin qui è lineare, manca però un pezzo tutto fuorché secondario. La decisione di apertura dei mercati e di adozione dell’euro aveva un risvolto politico, perché il meccanismo dell’aggiustamento dei conti e del consenso attraverso le svalutazioni era ora reso impossibile. I salari in Italia crescevano più della produttività. In diversi momenti nel corso del tempo – ossia man mano che crescevano differenziali di inflazione – le merci italiane diventavano meno competitive, e dunque si era a un bivio: o si fermava la crescita salariale, o si investiva in tecnologie superiori che avrebbero protetto la crescita del costo del lavoro. C’era però una terza opzione. La svalutazione della lira era la più semplice delle soluzioni, perché le merci italiane tornavano (seppur temporaneamente) appetibili, mentre non si toccava la dinamica salariale, ossia si lasciavano intatte le “relazioni industriali”».

 

Non è vero. I salari hanno smesso di crescere a metà degli anni (grafico 7*).

 

 

Mentre 70 mentre la prduttività continuava a salire. Almeno fino all’intoduzione dell’euro sul finire degli anni 90 (gafico 8*).

Insomma un articolo estremamente tendenzioso, confusionario e che confonde spesso le cause con l'effetto. E parliamo delle parti migliori.

 

FONTI

 

* "Lezione di storia ai nostalgici della Lira e dell’Iri" https://www.linkiesta.it/it/article/2019/11/28/italia-debito-pubblico-europa-lira/44541/

da "Why Do People Continue to Believe Stupid Economic Ideas" di Mark Blyth https://www.youtube.com/watch?v=4VTXTDryzv0

* grafici elaborati da Fabrizio Zulli

da "Farsi male da soli - Disciplina esterna, domanda aggregata e il declino economico italiano" di Gennaro Zezza e Sergio Cesaratto http://dipeg-wpe.unicas.it/files/wp_201805.pdf

* da "Il Divorzio Banca d’Italia-Tesoro: un falso mito. Studiare lo Sme per capire l’Euro" http://mmtitalia.info/il-divorzio-banca-ditalia-tesoro-un-falso-mito-studiare-lo-sme-per-capire-leuro/

da "214 Years Of Sovereign Defaults In One Chart" https://www.zerohedge.com/news/2014-07-31/214-years-sovereign-defaults-one-chart

* da "L’Italia ha pagato 3.900 miliardi di interessi dal 1980 (219% del PIL)" https://scenarieconomici.it/studio-esclusivo-litalia-ha-pagato-3-900-miliardi-di-interessi-dal-1980-219-del-pil/

da "The wage-productivity divide" https://sofiaeconomics.wordpress.com/2015/05/19/the-wage-productivity-divide/

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA" LAD EDIZIONI 3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela di Geraldina Colotti 28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela

28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino" di Clara Statello Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico di Leonardo Sinigaglia 25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico

25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso di Giorgio Cremaschi Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte di Francesco Santoianni Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni) di Giuseppe Giannini Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Autonomia differenziata e falsa sinistra di Antonio Di Siena Autonomia differenziata e falsa sinistra

Autonomia differenziata e falsa sinistra

Libia. 10 anni senza elezioni di Michelangelo Severgnini Libia. 10 anni senza elezioni

Libia. 10 anni senza elezioni

L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite di Pasquale Cicalese L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite

L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar di Paolo Arigotti Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar

Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar

DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS di Michele Blanco DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS

DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti