In risposta alla "stampa canaglia", il pensiero e la vita di Milagro Sala, l'attivista arrestata in Argentina.

 In risposta alla "stampa canaglia", il pensiero e la vita di Milagro Sala, l'attivista arrestata in Argentina.

Milagro Sala e il suo attivismo con la TUPAC vista da Raul Noro

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di Raul Noro
(Traduzione dallo spagnolo di Giuseppina Vecchia per Pressenza)
 
Milagro è trasparente e il suo spirito è libero, come gli uccelli; così è nata e così rimane, fa parte integrante del suo essere, della sua natura. Fa errori, come tutti. Ma questi errori non sono per difetto ma per eccesso, dovuti all’impetuosità, al volere i cambiamenti in questo stesso momento, al volere giustizia sociale qui e ora, all’impegnarsi in prima linea, indipendentemente dalle conseguenze, come è accaduto con l’occupazione.
 
Per questo voglio condividere qui qualcuna delle idee che guidano le sue azioni, cercando di essere il più fedele possibile alle sue parole, idee molto interessanti ma quasi sconosciute, per aiutare a meglio comprendere il suo modo di muoversi e il senso della sua vita.

 
La filosofia della Tupac
 
Una volta il noto sociologo francese Roberto Castel, venuto dalla Francia per conoscere le sue realizzazioni, le chiese con particolare interesse, dopo averle visitate: “Milagro, qual è la filosofia, l’ideologia sulla quale si basa la Tupac Amaru?…” Ricordo l’episodio come se fosse oggi. Eravamo a Humahuaca e avevamo appena condiviso un pranzo. Mia moglie non aveva letto nulla di Castel, sapeva solo che era un europeo interessato al suo lavoro. Si fece un rispettoso silenzio a questa domanda, poi, mentre il sociologo aspettava una risposta intellettuale, lei lo guardò e disse semplicemente: “L’ideologia della Tupac si basa sulla Necessità…”.
 
Castel, che era un vecchietto saggio, si rese immediatamente conto del proprio errore di impostazione e disse: “Chiedo scusa, Milagro, per la mia domanda…è che io sono troppo razionalista ” e tutti ridemmo.
 
 
Il possesso materiale
 
Un’altra volta, stavamo parlando di cose materiali e disse: “La mia casa, i veicoli, i dispositivi che utilizzo, non sono miei, appartengono ai compagni; se loro me li chiedono non ho nessun problema a condividerli, come accade ogni giorno e soprattutto la domenica. La mia casa è sempre piena di amici, parenti, tupaqueros; tutto quello che ho è a loro disposizione e loro lo sanno. Non possiedo imprese o negozi. Non ho club, auto monovolume, taxi, prestanome, come altri politici o dirigenti; Ho quello che si vede e che è abbastanza per me.”
 

La droga
 
Per quanto riguarda la droga, argomento che ha provocato commenti tanto vili da certa stampa canaglia, come quelli della Carrio, dice: “Se c’è una cosa che odio, è la droga. La odio perché ho visto che abbrutisce, stordisce e rende schiavi: io voglio generare presa di coscienza, dignità; per questo combatto la droga nella mia famiglia, nel quartiere, nell’organizzazione. Abbiamo aiutato il recupero di molti giovani tossicodipendenti in centri specializzati e persino di un noto giornalista (su richiesta della moglie) che oggi ci critica perché lavora per Morales (Gerardo). Persino le bevande alcoliche sono vietate nelle nostre manifestazioni, perché i compagni ubriachi o drogati possono perdere il controllo e può succedere qualunque cosa. Sono molti i compagni che abbiamo salvato dal vizio; la maggior parte si è ripresa e ora ha una famiglia normale come tutti gli altri.”

 
La violenza
 
A proposito della sua presunta condotta violenta: “Mi dicono che sono violenta perché quando c’è un’ingiustizia mi arrabbio, vado dritta a dire e fare quello che sento; viceversa, sono loro ad essere ipocriti e bugiardi; ti incartano con le loro spiegazioni. Come disse Nestor: bisogna diffidare di quei signorini in giacca e cravatta dal parlare soave, che ti spiegano come vanno le cose economiche con belle parole, e intanto mettono le mani nelle tasche del popolo”.

 
La gestione del denaro
 
A proposito dei soldi che la Tupac avrebbe maneggiato: “I soldi che hanno attraversato la Tupac sono diventati case, scuole, condutture del gas, fabbriche, centinaia di progetti infrastrutturali. Ma non solo: il denaro è anche nei centri sanitari, nei laboratori, negli ecografi, nella cura delle persone disabili, nel supporto ai giovani, e ancora in sedie a rotelle, occhiali, letti per gli infermi in terapia intensiva dei due ospedali più grandi di Jujuy (e questo nessuno lo dice). Abbiamo speso centinaia di migliaia di pesos in ricoveri, protesi, cure; abbiamo aiutato modeste scuole dell’interno affinché potessero fare le gite di fine corso. Abbiamo mandato bambini a studiare a Cuba, non avete idea di quanti aiuti abbiamo fornito a chi ne aveva bisogno”.
 
E aggiunge: “Ci sono centinaia di costruzioni di grandi e medie imprese a Jujuy che hanno intascato molto, ma molto denaro, e che hanno lasciato le cose non fatte o fatte a metà, ma nessuno dei loro proprietari o gestori è stato arrestato, ti sembra giusto? Perché non si fa una revisione contabile di queste opere?”
 

A proposito della soluzione alle necessità di migliaia di compagni
 
Bisogni soddisfatti grazie alla lotta: “Ci sono persone che criticano il fatto che i neri abbiano una casa, un’auto, una moto, una TV led, che stiano in un bel quartiere ben asfaltato, fornito di gas, con piscina riscaldata, con piazze alberate, con un centro culturale e il parco acquatico più grande del nord ovest argentino. Dicono di tutto dei centri polisportivi con piscine che abbiamo costruire in tanti quartieri, dicono di tutto con il più profondo disprezzo, perché non percepiscono che siamo tutti uguali, che si è recuperata la dignità umana. Questi compagni, più di dodici o tredici anni fa, vegetavano nei bassifondi, in miseria, disoccupati, senza un futuro, in baracche precarie e senza niente. I figli uscivano per strada a mendicare e non potevano nemmeno andare a scuola. Né tanto meno potevano camminare tranquilli per il centro, perché erano arrestati solo in base al loro aspetto … chi non ha subito questa esclusione, non può capire cosa sto dicendo”.

 
A proposito dell’episodio di Punta del Este
 
Riguardo ad un episodio per il quale è stata duramente criticata dai media, ha spiegato: “Una volta eravamo in Uruguay e mio marito, che appartiene ad una famiglia di classe medio-alta, ha suggerito di andare a trovare due suoi cugini a Punta del Este. Uno era un magistrato del consiglio nazionale, mentre la moglie un giudice federale molto conosciuta, che affittavano un grazioso appartamento all’ultimo piano di un edificio. L’altro cugino aveva, sempre lì, un’attività di artigianato. Dopo essere andati da loro, e prima di tornare a Maldonado, venimmo a sapere che quella sera, nel cortile dell’hotel Conrad, avrebbe suonato Charly Garcia, e mi invitarono ad andare a vederlo. Non immaginate lo scandalo che venne montato! Come, una negra come me ha osato assistere ad uno spettacolo nel cortile interno del Conrad, a Punta del Este…!!! Fui esposta su tutti i televisori del paese, e di conseguenza anche mio marito. Questa è la mia vita. Ancora oggi, in questo paese, ci sono cose proibite a persone come me. Non ho diritto a possedere un’auto, una casa, comodità, una buona vita o comunque cose tipiche della classe media o medio-alta, sono cose che non ci sono ancora permesse”.
 
Queste riflessioni possono aiutarci a comprendere meglio la vita quotidiana di Milagro. Le lascio a voi. Mille grazie per quello che state facendo… Tuttavia, nonostante tutto quello che avete fatto, che è molto, non posso fare a meno di sperare che lotterete sempre di più, in modi diversi e con saggezza, affinché questo meraviglioso uccello possa volare in libertà… Perché qui stiamo parlando, né più né meno, di una delle più belle guerriere dello spirito della cultura andina.
 
Un grande abbraccio a tutti e tutte.

Fonte: Pressenza

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