Covid. Lo strano caso di Gibilterra: coincidenze causali?

Covid. Lo strano caso di Gibilterra: coincidenze causali?

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di Alba Tecla Bosco

 

Gibilterra, 34.000 abitanti, territorio d’Oltremare del Regno unito. Rimasta fuori dai radar internazionali sulla questione pandemia per lunghi mesi anche perché fino all’11 novembre non registrava nemmeno un morto attribuito a Covid-19.

Ma poi Gibilterra è diventata terreno di caccia per i fact-checkers (verificatori dei fatti) a causa di una escalation che può impressionare: da quel primo decesso novembrino fino al 10 gennaio 2021, giorno dell’inizio della vaccinazione di massa e di corsa, i morti totali erano arrivati a 16. Ma dopo appena due mesi (di vaccinazioni), il 14 marzo 2021, sono arrivati a 94, nonostante il lockdown in corso (dagli inizi di gennaio). Anzi, già agli inizi di febbraio si era arrivati a 80.

Insomma, se si guarda la mortalità per milione di abitanti, Gibilterra è passata da zero morti per milione di abitanti fino al 10 novembre a 30 morti per milione di abitanti l’11 novembre ad astronomici 2791 agli inizi di marzo. Un triste primato mondiale – malgrado gli ospedali attrezzati! Ha battuto in poche settimane molti paesi occidentali e perfino la protagonista di una analoga discesa agli inferi: la Repubblica ceca. Quest’ultima, da enfant prodige universalmente lodato per la bassissima mortalità (appena 37 morti per milione a metà agosto 2020 e 47 a metà settembre 2020), è poi salita fino ai 2.220 di febbraio-marzo, malgrado fin da ottobre abbia ripreso il lockdown e le mascherine ovvero le misure drastiche fra marzo e inizio estate. Anzi ultimamente i residenti nella Repubblica ceca devono metterne due, di mascherine.

I suindicati confronti temporali (e geografici) si possono fare agevolmente per ogni paese ricorrendo a questo link dove sono conservati tutti i rapporti settimanali dell’Oms sui dati ufficiali provenienti dai paesi.

Ma torniamo a Gibilterra. Il fatto che dall’11 gennaio alla fine di febbraio si sia passati da 16 a 80 morti e poi a 94 a marzo, proprio in contemporanea con il galoppo vaccinale (risulta inoculato il 70% della popolazione) ha suscitato qui e là un po’ di domande. Insomma, può esserci un nesso causale fra i due fenomeni?

Naturalmente e assolutamente no! Così si sono affrettati a far sapere molti verificatori dei fatti. Prendiamo il servizio di fact checking approntato dall’agenzia Reuters.

Scrivono in febbraio i verificatori dei fatti alla Reuters: «Non c’è prova di alcun tipo che queste morti siano legate alla somministrazione del vaccino. L’aumento dei decessi nel periodo vaccinale risulta essere parte di un trend iniziato prima della somministrazione della prima dose di vaccino.»

Ma dov’è la prova di questo? La fiduciosa Reuters la trova nelle parole del governo di Gibilterra: «Il 27 gennaio, il governo ha dichiarato che degli 11.000 vaccinati a quella data, sei sono morti, per ragioni non legate al vaccino. Cinque risiedevano in una casa per anziani. Avevano fra i 70 e i 100 anni». Ma il governo si imbroglia un po’ quando spiega: «Queste sei persone avevano apparentemente sviluppato Covid-19 prima della vaccinazione. Benché prima della vaccinazione si faccia il test per Covid-19 (il governo voleva dire “per Sars-CoV-2”, visto che il test testa quello, ndr) l’infezione non era stata individuata al tempo dell’inoculazione, ma nei giorni seguenti».

Non avevano aspettato il risultato? E perché? O il test non aveva funzionato?

E le domande non finiscono qui. Il governo non dà ragione della escalation di morti fra gennaio e marzo, proprio mentre il numero di casi positivi attivi diminuisce (da 998 l’11 gennaio a 16 l’8 marzo). Non spiega nemmeno la riduzione dei casi attivi: Lockdown? Vaccino?  I casi totali invece sono passati da 3240 dell’11 gennaio a 4249 l’8 marzo.

Va detto che nel mese di marzo i morti sono stabili. Tutto passato madama la marchesa?

 

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