Crisi al confine greco-turco e la mutazione antropologica della sinistra

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Crisi al confine greco-turco e la mutazione antropologica della sinistra



di Antonio Di Siena
 

La crisi dei rifugiati sul confine greco-turco è la prova definitiva della mutazione antropologica della sinistra, trasformatasi ormai nella faccia politicamente corretta del potere.
 

Fino a vent’anni fa infatti, la sinistra, si sarebbe principalmente focalizzata sul protestare massicciamente contro la causa di questo esodo di massa: la guerra in Siria. E in seconda battuta contro l’operazione militare turca di invasione di uno Stato sovrano. Un’aggressione vile, imperialista e contraria a qualunque norma del diritto internazionale.


Oggi invece, continuando a difendere quell’Unione europea responsabile del massacro greco, tacendo sulle bombe Franco-americane sulla Siria e addirittura schierandosi con i fondamentalisti islamici (e appoggiando quindi indirettamente la guerra contro Assad), il massimo che riesce a balbettare è invocare l’accoglienza indiscriminata di qualche milione di profughi (fra cui ci sono certamente migliaia di jihadisti), senza minimamente preoccuparsi delle ricadute socio-politiche derivanti da una richiesta del genere. Insostenibile dentro un modello politico governato dalla dottrina liberista della stabilità dei prezzi e del contenimento della spesa pubblica. Tanto nelle disastrate periferie del sud Europa di spazio ce n’è ancora e il disagio sociale non è ancora al punto critico..
 

Questa piroetta ideologica l’ha portata da posizioni di solidarietà inter-nazionalista (che se ricordo ancora il latino significa fra le nazioni) a quelle di una solidarietà apolide e inter-individualista più prossima al cristianesimo che non al socialismo.
 

Dimostrando come la sinistra ormai sia divenuta a tal punto incapace di un’analisi critica del presente da risultare sostanzialmente impolitica e quindi completamente inutile nell’ottica di qualsiasi processo trasformativo della realtà in una prospettiva anche soltanto riformista. Figurarsi in grado di ribaltare gli attuali rapporti di forza.
 

Ragion per cui chiunque ancora si preoccupa di come far avanzare culturalmente le rivendicazioni socialiste o si stacca definitivamente da essa o si trasformerà egli stesso in un ostacolo.

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