Fabio Mini - Giochi d’intelligence: le “bravate” ucraine e israeliane pari sono

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Fabio Mini - Giochi d’intelligence: le “bravate” ucraine e israeliane pari sono

 

di Fabio Mini - Il Fatto Quotidiano

Mentre il mondo trema, Trump e Netanyahu festeggiano il bombardamento sull’iran. Israele ha incassato l’entrata in guerra degli Usa e Trump tuona minaccioso chiedendo la resa iraniana che di fatto è l'unica soluzione che può permettergli di cantare vittoria. Tuttavia l’iran non ha più intenzione di assecondarlo nel giochetto dei negoziati e Israele non ha alcuna voglia di ottenere una vittoria a tavolino.

Non si cura tanto della distruzione dei siti nucleari quanto della eliminazione della leadership sciita (che trova concordi molti paesi arabi e tutti gli europei) e dell’iran dalla geopolitica. Israele non nasconde il ruolo avuto nella preparazione e nella conduzione dell’attacco ma non lo fa pesare e lascia che Trump gongoli solo perché sa usare benissimo tutti gli strumenti di guerra compresa la circonvenzione degli alleati. Ci tiene però a ribadire che lo spettacolo è suo. Lo ha dimostrato aprendo il sipario del conflitto con l’attacco di sorpresa senza chiedere permessi a nessuno consapevole di poter fare e far fare ciò che vuole. Questa consapevolezza viene dalla capacità militare ma soprattutto da intelligence e disinformazione.

Molti commentatori hanno descritto l’operazione contro l’iran esattamente come l’ha venduta Israele. Pochi hanno fatto caso alle implicazioni che la narrazione israeliana comporta. Secondo l’agenzia Nova (17.6) “L’attuale scontro militare tra Iran e Israele rappresenta l’apice di un’operazione d’intelligence preparata da anni, nella quale Tel Aviv avrebbe penetrato in profondità l’apparato di sicurezza iraniano”. La Repubblica islamica sarebbe oggi attraversata da una “struttura parallela” reclutata dal Mossad non solo tra civili dissidenti, ma anche all’interno dei Guardiani della rivoluzione. “È un’operazione condotta con il crisma della completa capacità e professionalità dell’intelligence israeliana” …“riuscire a trasportare droni in territorio iraniano, custodirli in aree desertiche per anni e poi attivarli all’occorrenza”, o uccidere decine di militari e scienziati, implica il coinvolgimento sul posto di una rete organizzata e fidelizzata. Lo stesso disse Zelensky prendendosi il merito dell’operazione contro i siti strategici russi. Anche l’eliminazione dei leader iraniani ha un parallelo con le azioni dell’intelligence ucraina. “Khamenei, la guida suprema dell’iran, sarebbe nascosto a 90-100 metri di profondità assieme alla famiglia” circondato da quella struttura organizzata dal Mossad. “È questa la forza di Israele: avere agenti sul posto che condividono informazioni visive, logistiche e operative”. Logica “simile a quella adottata anche dai servizi ucraini. Il controspionaggio ucraino ha penetrato quasi 700 chilometri all’interno del territorio russo con fonti umane, costruendo una rete logistica di russi che aiutano gli ucraini. Lo stesso ha fatto Israele in Iran”.

La “linea di faglia” per il mondo dell’intelligence sarebbe il 7 ottobre 2023 quando “un gruppo di terroristi, finanziati, autorizzati e aiutati logisticamente e anche militarmente dall’iran, ha penetrato il territorio d’israele per farlo scomparire”. I Servizi israeliani non si sarebbero accorti di niente perché “si erano appoggiati totalmente alla cybersicurezza, tralasciando tutto ciò di cui son sempre stati maestri, ovvero il lavoro sul campo, la human intelligence”. È proprio questa la versione israeliana della causa della “debacle” del 7 ottobre. Dando il giusto credito di competenza all’agenzia e alle sue fonti tale versione stimola un paio di riflessioni.

È probabile che Israele non sia riuscito a penetrare nella rete di Hamas come ha fatto con i Pasdaran e questo sarebbe un merito per Hamas. Ma è anche probabile che ci sia riuscito e allora bisognerebbe riscrivere la storia del 7 ottobre e di altri episodi ambigui sia del terrorismo islamico sia degli assassinii dei capi palestinesi, iraniani e libanesi da parte israeliana negli ultimi settant’anni. Il 7 ottobre non ci sarebbe stata una sconfitta dell’intelligence, come dichiarato dagli stessi israeliani, ma il pieno successo di un’operazione che tendeva a creare le condizioni per l’eliminazione totale dei palestinesi. Hamas ha confessato e anzi rivendicato il raid del 7 ottobre, ma chi l’ ha ideato e organizzato a chi rispondeva? Se oggi quelli che proteggono Khamenei

sono anche quelli che lo devono uccidere, quelli di Hamas che hanno condotto il raid terroristico possono essere benissimo parte della rete che operava per la sua eliminazione.

Reti di tale tipo sono difficili da attuare e mantenere, devono beneficiare del supporto e dell’omertà locali e devono essere protette e autorigeneranti altrimenti finiscono per essere monouso, usa e getta. Dopo le spettacolari azioni della rete ucraina in Russia sono iniziati i rastrellamenti e la repressione nei confronti di veri o presunti collaborazionisti, traditori e conniventi con la rete ucraina. Lo stesso stanno facendo l’iran sul proprio territorio nei confronti della rete israeliana e Israele nei confronti di tutti coloro che considera filoiraniani in casa propria e altrui. La rete strutturata in Iran che sarebbe penetrata perfino nelle guardie della rivoluzione non si realizza in 2 anni e nemmeno in 10.

E se è stato possibile penetrare nei gangli della sicurezza iraniana è possibile che sia penetrata nelle strutture palestinesi (ed è assodato), in quelle giordane (ed è assodato), in quelle dei paesi arabi (ed è assodato) e di tutti gli altri nemici giurati d’israele. Ma perché limitarsi ai nemici? Se il sistema delle reti ha funzionato negli ambienti ostili dei nemici a maggior ragione può funzionare all’interno dei gangli vitali degli amici e degli stessi alleati. La rete ucraina è penetrata nella Nato

Efficienza e mistificazione Le spie sul campo han permesso i blitz di Netanyahu, e quelli di Zelensky in Russia. La capacità dimostrata pone ancor più dubbi sui “buchi” del 7 ottobre

e nell’unione europea molto più facilmente che in Russia. L’intera branca della guerra dell’informazione Nato e della propaganda Ue si è piegata alle richieste ucraine. Ed è appurato che Israele ha istruito gli ucraini in questo e altri campi.

Le reti d’intelligence operativa, di operazioni coperte e di assassini, incidenti e disgrazie non sono un’invenzione israeliana. Ogni paese ha la sua, in piccolo e in grande e i paesi colonialisti hanno sempre usato gruppi locali per terrorizzare e consentire agli stessi mandanti di giustificare la repressione, il massacro e il genocidio. Israele ha reti di spionaggio e d’influenza in tutti i paesi del mondo. Deve proteggere i propri interessi le comunità della diaspora anche se alcune di esse non ne condividono affatto le mire e i metodi. Le stesse diaspore potentissime come quella statunitense sostengono il doppio ruolo di protettori e protetti, volontari e costretti. In quasi tutti i paesi occidentali le reti israeliane beneficiano della protezione e della collaborazione degli apparati della sicurezza locali con o senza l’avallo di governi e Parlamenti.

Qualunque rapporto con Israele, che sia per i pompelmi o per siluri e missili, è coperto dal segreto di Stato. Israele condivide le informazioni solo quando si tratta di colpire i suoi nemici e ogni informazione israeliana è sempre avallata da Washington e altri paesi “attendibili” o insospettabili. Qualsiasi dubbio sulla natura dei rapporti con Israele è tacciato di antisemitismo. Qualsiasi riserva sull’operato bellico o economico d’israele è considerato un atto ostile equivalente ad un atto bellico o addirittura terroristico. Israele non s’è ancora accorto di quanto sia pericoloso tale atteggiamento. Le simpatie occidentali per il nano che abbatteva i giganti arabi sono finite, la militanza politica a favore della sopravvivenza dello Stato ebraico “minacciato” non è più condivisa dalla gente violentata e ferita dalle stragi in Palestina e dal bullismo armato in tutto il Medio Oriente. Qualunque sia la reazione iraniana, Trump crede di poter celare il bullismo d’israele con il proprio. Entrambi non prevengono ma incitano e rafforzano l’antisemitismo. Non abbiamo bisogno che tale vergogna torni a macchiare l’europa, nemmeno se a promuoverla e provocarla sono proprio Israele e gli Usa.

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