I documenti sull'operazione europea in Libia pubblicati da Wikileaks

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In alcuni documenti riservati dell'Ue si avverte che l'operazione europea che mira a colpire le imbarcazioni degli scafisti in partenza dalla Libia potrebbe danneggiare l'immagine dell'Europa e creare false speranze sulle navi da guerra che non sono lì per salvare le persone. "La strategia deve evitare di suggerire che il focus è il soccorso dei migranti in mare ma sottolineare che l'obiettivo dell'operazione è distruggere il modello di business dei trafficanti"

Il documento, redatto dal comitato militare dell'UE, un ramo del servizio estero, il 12 maggio è stato pubblicato ieri dal sito Wikileaks. "È importante sottolineare che uno dei documenti riconosce che "il fine politico [dell'intervento militare] non è chiaramente definito" e raccomanda che la Commissione europea rilasci ulteriori indicazioni", si legge su Wikileaks.

"Il Comitato Militare dell'Unione Europea conosce il rischio che ne può derivare alla reputazione dell'Unione Europea nel caso in cui la perdita di vite umane fosse attribuita, correttamente o scorrettamente, all'azione o all'inazione della missione europea". Da qui la necessità di "una strategia mediatica per enfatizzare gli scopi dell'operazione e per facilitare la gestione delle aspettative". 

Si dice, inoltre, che l'attività militare in Libia rischia di "destabilizzare il processo politico, provocando danni collaterali, interrompendo l'attività economica legittima, o creando la percezione che l'Ue prenda posizione tra le autorità rivali della Libia. 

Il documento militare prende atto che le navi da guerra, nonostante il loro mandato, saranno in una posizione difficile se incontreranno migranti la cui sicurezza è a rischio, perché "la difesa della vita umana in mare è un obbligo giuridico" ai sensi del diritto internazionale. E riconosce anche che, se la costa libica è bloccata, i migranti si imbarcheranno da altri punti.
 
"Il controllo dei flussi migratori nel sud Mediterraneo centrale potrebbe comportare l'aumento dei flussi migratori in altri settori, in particolare nel Mediterraneo occidentale e orientale".  

Dal punto di vista operativo, i documenti parlano di un'operazione militare contro le reti di trasporto mediterranee dei rifugiati e le infrastrutture. 
 
Il piano riconosce anche la possibilità dell'uso della forza contro gruppi quali ISIL "all'interno del territorio sovrano libico":

"l'uso della forza deve essere ammesso, specialmente durante le attività come l'imbarco, e quando si opera sulla terra o in prossimità di coste non sicure o durante l'interazione con imbarcazioni non adatte alla navigazione. La potenziale presenza di forze ostili, estremisti o terroristi, come Da'esh [ISIL] dovrebbe essere presa in considerazione " 
 

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