I missili occidentali e la "risposta asimmetrica" di Mosca
Una fonte diplomatica occidentale ha affermato a Reuters che, sebbene la risposta russa possa essere già iniziata, è probabile che si intensifichi "con attacchi contro obiettivi ucraini simbolici come edifici governativi"
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Dal momento che l'Occidente non ha valutato correttamente la moderazione russa, Mosca è prossima ad annullare la moratoria sul dispiegamento di missili a media e corta gittata; lo ha detto alla TASS il vice Ministro degli esteri russo Sergej Rjabkov, il quale ha sottolineato come la Russia si veda costretta a tale passo, di fronte alle sempre più accentuate minacce missilistiche.
Gli USA di Trump, ha detto Rjabkov, intendono incrementare in varie aree del mondo il dispiegamento di missili a medio e corto raggio con base a terra e, «al momento, non si notano cambiamenti cardinali, né tantomeno inversioni di tendenza nei piani USA»; al contrario, ha detto, i passi concreti dei circoli militari yankee «ci convincono che tali attività non faranno che aumentare. La nostra posizione in merito è stata espressa ripetutamente e con tutti i dettagli necessari».
Di fatto, ha detto ancora il vice Ministro, il freno dimostrato da Mosca in ambito “post-INF” non è stato apprezzato da USA e loro alleati, né tantomeno ricambiato. Come conseguenza, dichiariamo «apertamente e direttamente che la nostra moratoria unilaterale sullo schieramento di missili INF basati a terra si avvicina alla sua logica conclusione».
Questo, sul piano generale. Nello specifico del conflitto ucraino, la Reuters scrive che, secondo fonti ufficiali americane, si attendono a breve nuovi colpi russi di risposta su alcune importanti strutture ufficiali ucraine, tra cui anche i comandi dell'intelligence a Kiev.
Ovvio che i giornalacci milanesi, voce dei tagliagole portatori dei “valori europeisti”, urlino sulla «vendetta dello zar» contro la popolazione civile ucraina: come assioma “giornalistico”, gli attacchi russi prendono sempre e solo di mira obiettivi civili, al contrario di quelli della “democratica” junta nazigolpista di Kiev, che dirige la propria “ragnatela” esclusivamente contro mezzi militari russi. Che i colpi portati su strutture istituzionali ucraine provochino inevitabilmente vittime anche tra civili, pare quasi inevitabile e non costituisce certo motivo di entusiasmo, indipendentemente dalla nazionalità delle vittime: la popolazione civile è sempre quella che, in modo diretto (il massacro di BuCHa, per dirne solo uno, inscenato dai nazisti ucraini quale pretesto per ritirarsi dalle trattative a Istanbul nel 2022, va anche al di là del crimine diretto e intenzionale) ma più spesso indiretto, subisce purtroppo gli effetti più deleterei delle guerre, ovunque. Tuttavia, per quanto ci sforziamo, non ricordiamo che nel 2014 o nel 2015, 2016, si siano mai levate da via Solferino lamentazioni funeree per i bambini di Gorlovka, Stakhanov, Donetsk e tante città e villaggi del Donbass colpiti dalle cannonate ucraine (all'epoca, l'impiego di droni non era ancora così diffuso) direttamente nei parchi giochi – quindi scientemente – nelle piazzole sportive scolastiche, nei parchi cittadini. Quanti civili e soprattutto quanti bambini del Donbass sono rimasti uccisi dai razzi con cui cui Kiev terrorizzava in quagli anni, fino al 2019, 2020 ecc, la popolazione civile di DNR e LNR e quante urla di raccapriccio provocava quel deliberato terrorismo nelle italiche “redazioni” guerrafondaie? Basta; in ogni caso sia chiaro che quello di Mosca è «puro terrorismo»: parola di Vladimir Zelenskij, diffusa dal pulpito di via Solferino secondo cui «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era» (Giovanni, 1,1), colui che è perennemente abbigliato in shirt verde con tridente nazibanderista.
Gli USA, però, riporta ancora la Reuters, ritengono che le minacce di Putin all'Ucraina in risposta all'operazione "ragnatela" non si siano ancora concretizzate e che ci si debba attendere un serio attacco su più obiettivi, portato con aerei, missili e droni: questo è quanto dichiarato da alcuni funzionari statunitensi, secondo i quali, però, non sarebbero chiari i tempi della risposta russa completa, dato che gli attacchi dei giorni scorsi, in particolare su Kiev su Khar'kov, non sarebbero stati che una risposta parziale.
Le fonti anonime della Reuters affermano che la risposta di Mosca potrebbe essere "asimmetrica”, cioè che gli obiettivi non sarebbero speculari all'attacco ucraino della scorsa settimana contro gli aerei militari russi. Una fonte diplomatica occidentale ha affermato che, sebbene la risposta russa possa essere già iniziata, è probabile che si intensifichi, con attacchi contro obiettivi ucraini simbolici come edifici governativi. Un alto diplomatico occidentale prevede un attacco devastante da parte di Mosca.
D'altra parte, a proposito della moderazione, o del contenimento russi, di cui ha parlato il vice Ministro Rjabkov, è opinione del deputato Konstantin Zatulin, vicepresidente della Commissione della Duma per CSI e integrazione eurasiatica, che uno dei motivi per cui Mosca non ha distrutto i due-tre ponti sul Dnepr nel centro di Kiev, come molti si attendevano sin dall'inizio del conflitto, possa essere il fatto che ciò avrebbe presupposto il ricorso ad armi nucleari. Zatulin ha criticato ogni idea di attacchi nucleari, sottolineando come i parallelismi da qualcuno azzardati con gli attacchi atomici yankee sul Giappone non stiano in piedi, tanto più che «nessuno in USA ha mai detto a nessuno che “giapponesi e americani sono un solo popolo”», come ripetuto invece in più occasioni dai massimi esponenti del Cremlino a proposito di russi e ucraini. Questo in primo luogo; la seconda cosa, ha detto Zatulin, è che «tra Giappone e Stati Uniti c'è l'Oceano Pacifico. Si può trovare un Oceano Pacifico tra noi e l'Ucraina?».
Di contro, l'ambasciatore russo a Londra, Andrej Kelin, ha affermato a SkyNews che Mosca sta ancora conducendo un'operazione limitata in Ucraina, non una guerra vera e propria. La Russia dispone di risorse che permettono di continuare a lungo le operazioni militari, ha detto Kelin; ma «ora la scelta sta a Kiev: o intendono chiudere il conflitto, concludendo cioè un regolare accordo, un trattato regolare che elimini le cause prime, oppure vengono sconfitti, costretti a una completa capitolazione, a condizioni molto peggiori... Questa non è ancora una guerra, direi. Se lo fosse, taglieremmo semplicemente tutti i ponti lungo il Dnepr, dividendo un terzo del paese dalla parte rimanente. Ma non lo faremo. Si tratta di ancora di un'operazione limitata, con obiettivi limitati», ha dichiarato Kelin.
Obiettivi effettivamente, “ancora” limitati. Tant'è che lo stesso Zatulin ha teso in certo qual modo a ridimensionare gli attacchi ucraini agli obiettivi militari russi. Sulla questione degli attacchi ucraini del 1 giugno agli aeroporti militari russi in Karelija e in Siberia, Zatulin sostiene che i velivoli colpiti non facessero parte delle forze nucleari strategiche russe: «non c'è stato alcun attacco alla triade nucleare strategica», ha detto il deputato; gli aerei dislocati in quegli aeroporti appartengono «in realtà all'aviazione di marina, vettori missilistici della nostra flotta. Non si trattava dei "Cigni Bianchi", che costituiscono in effetti il pilastro delle nostre forze nucleari strategiche». Non si tratta, insomma, dell'aviazione strategica, «anche se, ovviamente, il danno c'è stato. Non lo dico perché voglio sminuire la portata dell'accaduto, ma solo per chiarire di quali velivoli si parla».
Questo, tanto per chiarire, anche agli “entusiasti” di via Solferino, che non è mai il caso di infervorarsi troppo per le “ragnatele” tessute da chi, come avrebbe detto Mao «cerca di afferrare i passeri con gli occhi bendati».
FONTI:
https://tass.ru/politika/24168521
https://politnavigator.news/zatulin-udara-po-yadernojj-triade-ne-bylo.html