Il "draghismo" e il futuro della democrazia parlamentare
Il fascismo e la pizza furono i maggiori contributi italiani alla civiltà del Novecento.
Il primo inquietante e minaccioso, la seconda accattivante e popolare.
Certo l’Italia produsse anche altro, e nella prima fase dell’esperienza repubblicana fornì suggestioni – oggi sembra incredibile dirlo – a tutte le sinistre impegnate a cercare una strada diversa dall’ortodossia sovietica e dal cedimento all’orizzonte capitalistico.
Ma il fascismo rappresentò una ricetta quasi universale per un superamento della democrazia parlamentare che conservasse immutato il potere delle classi dominanti e facesse i conti con la nuova dimensione di massa della politica che trovava impreparate le vecchie consorterie liberali.
Cento anni dopo sta prendendo corpo una nuova forma di superamento della democrazia che può offrire suggestioni valide al di là del campo originario di applicazione, che è ancora e sempre la nostra penisola.
Possiamo definire “draghismo” questa tendenza, e dovremo impegnarci da ora in poi a studiarne meccanismi e dinamica. Anche perché non sembra ci sia molto altro da fare.