Il Financial Times e quell'«Italia delinquente»

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Continua la beatificazione a reti unificate di (San) Mario Draghi, il protettore di austerità e neoliberismo. Adesso è il turno del Financial Times: il principale giornale economico-finanziario del Regno Unito elogia Mario Draghi ma al contempo offende l’Italia (sulla versione cartacea) definendola «delinquente» o «teppista», prima dell’arrivo a palazzo Chigi dell’ex direttore della Banca Centrale Europea. 

Quindi secondo la visione del quotidiano britannico Draghi avrebbe restituito credibilità a un paese ritenuto come «delinquente» nel recente passato.  

Perché il Financial Times giunge a questa conclusione? 

«Due anni fa l'Italia - scrive il quotidiano londinese - rischiava di diventare un paria all'interno dell'UE. Un furioso Emmanuel Macron, il presidente della Francia, aveva richiamato il suo ambasciatore a Roma dopo che il vicepresidente del Consiglio italiano aveva tenuto un vertice non autorizzato con i manifestanti francesi dei ‘gilet gialli’».

«Allo stesso tempo - continua l’analisi del Financial Times - l'allora ministro dell'Interno italiano Matteo Salvini lanciava quotidianamente invettive sui social media contro Bruxelles e faceva selfie sorridenti con la leader francese di estrema destra Marine Le Pen.

Dietro le quinte i diplomatici italiani si sono trovati sempre più isolati, il loro governo visto da molti come un partner instabile e inaffidabile guidato da politici che volevano indebolire l'Ue, e flirtare con Mosca e Pechino».

Ecco, probabilmente in queste ultime parole possiamo trovare il reale motivo degli attuali elogi all’Italia: con Draghi il governo oltre a sposare nuovamente il fanatismo neoliberista duro e puro, torna anche completamente nell’alveo europeista e atlantista da cui il primo governo guidato da Giuseppe Conte aveva provato timidamente ad allontanarsi. 

Infatti in quel primo governo abbiamo avuto l’adesione dell’Italia all’iniziativa cinese della Nuova Via della Seta e il mancato riconoscimento del fantoccio golpista statunitense Juan Guaidò, per fare sue esempi significativi. Già il Conte II si era allontanato da timide prese di posizione autonome dell’Italia rispetto ai diktat di Washington, adesso con Draghi in sella sarebbe pure utopia aspettarsi qualcosa di simile. Tenendo bene a mente che quanto fatto dal Conte I non era nulla di trascendentale. Si tratta di politiche normali per un qualsiasi Stato sovrano. Evidentemente non è il caso dell’Italia dove a spadroneggiare sono due imperialismi: in primis quello dominante statunitense, a cui subentra in seconda battuta l’Unione Europea. 

Il Financial Times poi evidenzia che Draghi è stato il primo leader europeo a bloccare l'esportazione di vaccini verso Paesi extra-comunitari. Mentre gli altri governi tacevano, Draghi ed elogiato l’uscita contro il presidente turco Erdogan definito un "dittatore".

Elogi a Draghi giungono anche da Parigi e Berlino. Con lui l’Italia si incatenerà da sola a quelle politiche che rischiano seriamente di portarla all’autodistruzione. 

A Washington e Bruxelles concordano, così dev’essere, e chiunque si oppone a questo destino è un «delinquente».

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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