Il Giappone torna a uccidere le balene. Boicottiamo i prodotti giapponesi!

Il Giappone torna a uccidere le balene. Boicottiamo i prodotti giapponesi!

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di Sonia Savioli - il Cambiamento
 

Le balene sono animali socievoli, pacifici, intelligenti. Somigliano dunque ai migliori tra gli esseri umani. Sono perfino in grado di immedesimarsi empaticamente in esseri di altre specie, come testimoniano tutti quelli che le hanno studiate vivendo per lungo tempo a contatto con loro.


Le balene allevano i loro piccoli con attenzione e amore, li proteggono, giocano con loro, li educano; formano branchi che sono grandi famiglie allargate e hanno relazioni affettuose e solidali che durano tutta la vita.


Le balene sono longeve, non si sa esattamente quanto; si sa che ci sono balene di sessanta e ottanta anni, e si sa che le balene hanno ricordi tenaci e sentimenti profondi. Le balene franche abbracciano i loro piccoli con le pinne laterali, li tengono sul ventre mettendosi a pancia in su e con una delle pinne li accarezzano a lungo per calmarli quando sono agitati.


Le balene hanno una cultura complessa; i maschi delle megattere compongono lunghe canzoni, che durano dai quindici ai trenta minuti, che seguono le stesse regole musicali delle canzoni e composizioni umane, che spesso sono in rima come i nostri poemi, che si trasmettono e vengono ripetute da tutti i maschi della tribù con piccole variazioni e abbellimenti che ognuno apporta; canzoni che hanno significati precisi anche se noi non li abbiamo ancora capiti, e le rime servono, come servivano a noi umani, per ricordarle meglio.


Le balene sono state portate sull’orlo dell’estinzione da una caccia spietata condotta furiosamente per più di un secolo a scopo di lucro. Dall’invenzione del cannone spara arpione, nel 1864, all’anno della moratoria sulla caccia alla balena, nel 1986, le balenottere azzurre sono passate da 250.000 a 10.000, le balenottere comuni da 600.000 a 50.000, le megattere dalle lunghe canzoni da 150.000 a 25.000.


Oggi le balene sono minacciate dall’apocalittico inquinamento degli oceani e dalla pesca industriale che sta svuotando i mari e le fa morire di fame; si calcola che 300.000 balene vengano uccise ogni anno dall’inquinamento, dalla fame, dalle reti lunghe decine di chilometri della pesca industriale, dagli scontri con navi e navigli vari, ciononostante i giapponesi hanno deciso di  infischiarsene di tutto ciò, di uscire dalla Commissione Baleniera Internazionale, l’organismo che regola e pone dei freni alla caccia alle balene, e di riprendere a cacciarle senza se e senza ma.


Questo comportamento potrebbe essere una sintesi del capitalismo estremo dei tempi in cui viviamo: non si molla una fonte di profitto, non si rinuncia a una preda, non si retrocede di fronte alla distruzione del bene comune, anzi, ci si accanisce per distruggerle e farne un possesso esclusivo. E la balena, con la sua pacifica maestà, i difensori delle balene con la loro umana compassione, sono nemici da togliere di mezzo per dominare e trionfare. Soldi, privilegi, potere: questo è il sistema in cui viviamo e il sistema che ci sta uccidendo; un sistema demente e disumano che selezione ai suoi vertici i più disumani e dementi.


La compagnia di pesca industriale Kyodo Senpaku Kaisha, con la complicità del governo giapponese che la sovvenziona abbondantemente e ne porta avanti gli interessi, e con l’acquiescenza delle istituzioni sovranazionali, ha perpetrato finora il massacro delle balene mascherato da ricerca scientifica. Non è la sola, ci sono anche i norvegesi a massacrare le balene, e senza neanche mascherarsi.


Ora anche i giapponesi hanno deciso di gettare la maschera e sfidare con arroganza e disprezzo ambientalisti e scienziati che da decenni lottano per la sopravvivenza e la salvaguardia dei cetacei. D’altro canto, come i pirati che sono, gli equipaggi delle baleniere giapponesi solcano gli oceani armati fino ai denti, tanto che Sea Shepherd ha rinunciato a contrastarli: non aveva più i mezzi per farlo, il governo giapponese ha fatto una legge che equipara i difensori delle balene a terroristi internazionali, dando agli assassini di balene la facoltà legale di uccidere anche gli umani difensori delle stesse.


Il consumo di carne di balena è ormai residuale anche in Giappone, le flotte baleniere costano ai contribuenti di ogni dove molto di più di quello che guadagnano i loro padroni. Perché dunque tanta ostinazione norvegese e giapponese? Proviamo a pensarci un po’ su. Intanto, dando per scontato che la malattia mentale circoli allegramente nel mondo moderno e soprattutto nei ceti dominanti di tale mondo, uccidere le balene li fa sentire potenti, padroni della vita, supereroi negativi, che è la cosa che gli piace di più. Poi, qualcosa ci avranno investito nella flotta baleniera, e dunque bisogna che l’investimento renda a tutti i costi e, se adesso non rende, domani chissà. Infatti governo giapponese e governo norvegese si pongono l’obiettivo di diffondere e pubblicizzare il consumo di carne di balena e, avendo per ora la quasi esclusiva di questa caccia, far fare tanti soldini ai loro capitalisti-balenekillers. Stanno già studiandosi di esportare la carne di balena in tutto il mondo, dopo aver modificato le leggi internazionali che ne proibiscono  l’esportazione, la vendita e il consumo negli altri paesi. Come faranno? Ma è semplice! Come il capitalismo globale ha ottenuto tante altre leggi: corrompendo, minacciando, accordando e accordandosi.


I soldi non hanno odore, non si sente il puzzo di morte e decomposizione nelle carte di credito e nelle azioni bancarie. E poi, però, come faranno a convincere el pueblo a consumare carne di balena? Che domanda. In una società in cui buona parte della gente è quasi totalmente sconnessa dalla realtà, dove convinti animalisti mangiano bistecche di manzi allevati intensivamente, ambientalisti viaggiano in SUV, difensori dei diritti umani si vestono con le magliette fatte dalle schiave del Bangladesh, volontarie del canile indossano giacconi col collo di pelo di cane o di coyote trucidati crudelmente, antimperialisti vanno su e giù per il pianeta in aereo consumando ettolitri di petrolio per il quale sono stati distrutti interi paesi dall’imperialismo… che problema ci sarà? Qualche film in cui gente di successo mangia delle belle bistecche di balena, qualche cuoco famoso che le cucina in televisione, un esperto dietologo che dice quanto fa bene la carne di balena per mantenerci giovani e in forma anche a cent’anni… et voilà, l’ennesimo sporco gioco è fatto!


Ma noi, che del tutto sconnessi dalla realtà non siamo, vediamo di non farci prendere in contropiede. Dunque, per questi signori (chiamiamoli così, anche se non lo pensiamo) l’unica cosa che conta è il denaro, e allora solo nel denaro possiamo colpirli e, visto che governo giapponese e governo norvegese sono attivi complici della carneficina a scopo di lucro, boicottiamoli. Boicottiamo le loro economieUna bella letterina all’ambasciata norvegese (emb.rome@mfa.no) per dire che non andremo in Norvegia e non compreremo i loro prodotti fino a che non cesserà la caccia alla balena. Forse non inciderà molto sull’economia di un paese che vive di petrolio ma, visto che tengono così tanto anche ai soldi che procura la carne di balena, forse ci faranno un pensierino. Quanto al Giappone, i prodotti delle sue multinazionali sono tra noi, in quasi tutte le case (o i garage) occidentali. Casio, Sony, JVC Kenwood, Pentax, Nikon, Canon, Mitsubishi, Panasonic, Epson, Toshiba, Seiko, Honda, Mazda, Nissan, Subaru, Suzuki, Toyota, sono tra quelle più conosciute.


Non compriamo più i loro prodotti finché il governo giapponese sosterrà la caccia alla balena. “Dividi et impera” è il motto dei dominatori, ma possiamo dividere anche loro. “Dividi l’Impero” è lo scopo dei boicottaggi.


Sarà meglio per il governo giapponese perseguire gli interessi della Kyodo Senpaku Kaisha o quelli delle altre compagnie giapponesi? E questi interessi dipendono da noi consumatori.


Il 2019 forse sarà l’anno del massacro indiscriminato delle balene. O forse sarà l’inizio della fine di un capitalismo piratesco giunto ormai alla pazzia furiosa, e che sta contagiando la cultura e i sentimenti di tutti. Solo noi possiamo deciderlo, con le nostre lotte ma anche coi nostri comportamenti coerenti e consapevoli. Non sarà comodo ma sarà felicemente liberatorio, umano e dignitoso.

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