Il lato politico di Pablo Neruda, il poeta comunista

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teleSUR
 

Questa domenica si è celebrato il 45° anniversario della morte del "poeta del popolo" cileno, Pablo Neruda, morto il 23 settembre 1973, dodici giorni dopo il colpo di Stato che pose fine alla vita di Salvador Allende, amico dello scrittore, un uomo impegnato tanto nelle lettere così come nella politica.

 

Il poeta comunista

 

Pablo Neruda si avvicinò alla politica durante i suoi anni come membro della Federazione degli Studenti dell'Università del Cile negli anni ’20. Ma fu solo nel 1936, quando iniziò la guerra civile in Spagna, con il poeta che lavorava come console cileno a Barcellona, che la sua poesia iniziò a dirigersi verso la lotta politica e non solo nel canto sociale, come aveva fatto fino a quel momento.

 

La sua poesia "Spiego alcune cose" fornisce un resoconto di quel processo che lo ha segnato profondamente.

 

E una mattina tutto era in fiamme,

E una mattina i roghi

Uscivan dalla terra,

Divorando esseri,

E da allora fuoco,

Da allora polvere da sparo,

Da allora sangue.

Banditi con aerei e con mori,

Banditi con anelli e duchesse,

Banditi con neri frati benedicenti

Arrivavan dal cielo a uccidere bambini,

E per le strade il sangue dei bambini

Correva semplicemente, come sangue di bambini.

Sciacalli che lo sciacallo schiferebbe,

Sassi che il cardo secco sputerebbe dopo morsi,

Vipere che le vipere odierebbero!

Davanti a voi ho visto

Sollevarsi il sangue della Spagna

Per annegarvi in una sola onda

Di orgoglio e di coltelli!

Generali

Traditori:

Guardate la mia casa morta,

Guardata la Spagna spezzata:

Però da ogni casa morta esce metallo ardente

Invece di fiori,

Da ogni foro della Spagna

La Spagna viene fuori,

Da ogni bambino morto vien fuori un fucile con occhi,

Da ogni crimine nascono proiettili

Che un giorno troveranno il bersaglio

Del vostro cuore.

Chiederete: perché la tua poesia

Non ci parla del sogno, delle foglie,

Dei grandi vulcani del paese dove sei nato?

Venite a vedere il sangue per le strade,

Venite a vedere

Il sangue per le strade,

Venite a vedere il sangue

Per le strade!

 

Nel 1945, tornato nel suo paese natale, Neruda aderisce al Partito Comunista del Cile (PCCh), anno in cui è anche eletto senatore della Repubblica.

 

Tre anni dopo, l'allora presidente della nazione, Gabriel González Videla, promulga la Legge di difesa permanente della democrazia, dichiarando illegale il PCC, motivo per cui il poeta è esiliato, vivendo nascosto fino al 1952, quando è di nuovo possibile ritornare in Cile.

 

La dimensione politica di Pablo Neruda è "un contributo indispensabile alla conoscenza più piena e integrale della vita, l'opera, l'azione di un cileno che ha aggiunto alla sua abbagliante poesia il coraggio militante, incarna un esempio commovente di dignità e conseguenza”.

 

Assicura il poeta cileno ed ex segretario generale del PCC Volodia Teitelboim.

 

Nel 1970, Neruda fu la scelta presidenziale comunista per il conglomerato dell’Unidad Popular, venendo sconfitto alle urne dal suo compagno socialista Salvador Allende, che rappresenterà l'alleanza di sinistra in Cile quell'anno, venendo eletto presidente della nazione.

 

Nel 1971, durante il governo di Allende, Pablo Neruda ottenne il Premio Nobel per la poesia, come simbolo per il momento storico della rivoluzione popolare del paese, riflesso nella sua politica, cultura e società.

 

Ma due anni dopo, a meno di due settimane dal’11 settembre del 1973, il giorno in cui parte dell’Esercito Cileno, comandato da Augusto Pinochet e con l'aiuto dell'oligarchia nazionale e degli Stati Uniti avviene il golpe, il poeta muore di cancro in circostanze che sono ancora oggetto di investigazione. 

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