Il modello militare israeliano fa scuola
di Federico Giusti
Il Fondo europeo per la difesa è attivo fino al 2027, si avvale di un Regolamento e di svariati documenti, soffermiamoci un attimo sugli obiettivi
Il fondo dovrebbe sostenere gli sforzi di collaborazione e la cooperazione transfrontaliera tra enti pubblici e privati dell’Unione, quali aziende (comprese le piccole e medie imprese), università e organizzazioni di ricerca e tecnologia. Il regolamento ha due obiettivi specifici:
- il sostegno alla ricerca collaborativache porterebbe all’ottimizzazione dell’innovazione e all’introduzione di nuovi prodotti e tecnologie militari, comprese tecnologie rivoluzionarie per il settore della difesa, avvalendosi dell’impiego più efficiente delle spese per le attività di ricerca connesse alla difesa nell’Unione;
- il sostegno allo sviluppo collaborativodi prodotti e tecnologie militari, favorendo così la maggiore efficienza delle spese connesse alla difesa nell’Unione, conducendo in definitiva a un incremento della standardizzazione dei sistemi di difesa e, quindi, a un’interoperabilità superiore.
Fondo europeo per la difesa (2021-2027) | EUR-Lex
Ricordiamo quale sia l’oggetto della discussione odierna: favorire una spesa efficiente in campo militare, uniformare i sistemi di difesa in dotazione nei vari paesi UE, sviluppare una attiva cooperazione tra pubblico e privato, tra grandi e piccole aziende, multinazionali e start up nella ricerca prima e nella successiva realizzazione dei sistemi di arma, per dare vita a un grande bacino industrial militare.
Dai documenti ufficiali si evince che questo progetto era antecedente alla guerra in Ucraina, a questo punto saremmo equiparati a dei terrapiattisti se asserissimo che il progetto di riarmo era già previsto e necessitava, al sonnolento occhio della opinione pubblica, di una causa apparente o scatenante per occultare la realtà militarista della Nato?
Tra il 2021 e il 2027 la Ue pensava di favorire il mercato interno dando impulso alle piccole e medie imprese particolarmente specializzate e tecnologizzate, da utilizzare in più settori e con ruoli duali ossia civili e militari. Una impresa di piccole dimensioni arriva a 50 dipendenti con un fatturato inferiore a 10 milioni di euro, una microimpresa raggiunge massimo 10 dipendenti, una di medie dimensioni presenta un fatturato massimo di 50 milioni di euro, per un bilancio di 43, e occupa fino a 250 dipendenti, queste sono le definizioni rese dalla Commissione europea.
Piccole e medie imprese - EUR-Lex
E a scanso di equivoci, giusto a ricordare la scomoda realtà, il piano di azione europeo della difesa risale all’anno 2016
EUR-Lex - 52016DC0950 - EN - EUR-Lex
Alla luce di queste considerazioni e dei documenti ufficiali, la lettura dei quali sembra essere ostica anche per i settori pacifisti e di movimento, non desti sorpresa la nascita di alcune piccole aziende di armi sul continente europeo come la greca Intracom Defense ( DIFESA INTRACOM – IDE) azienda da due anni controllata al 95% dalla israeliana IAI (IAI) che ritroviamo particolarmente attiva a Gaza.
L’esempio è calzante, questa azienda partecipa a tanti progetti del Fondo europeo per la Difesa (EDF) ma è di proprietà israeliana e i vantaggi che ne ricava, anche sotto forma di relazioni (e conoscenze) industriali e commerciali, vanno a beneficio di un Governo genocida. E se avessimo la pazienza di analizzare una per una le aziende che partecipano ai Programmi europei per la difesa capiremmo che la UE probabilmente non si limita a memorandum tra singoli paesi e Israele ma sviluppa un sistema di relazioni industriali e militari ben più complesse.
L’accusa di giornali e realtà pacifiste è che l’azienda con sede in Grecia alla fine permetta ad Israele di partecipare al riarmo Europeo acquisendo poi conoscenze che andrà a sviluppare a beneficio del proprio apparato tecnologico ed industriale, hanno parlato poi dei droni realizzati dalla Intracom che potrebbero essere presto utilizzati contro la inerme popolazione civile palestinese.
E non casualmente il Memorandum Italia Israele è stato via via reiterato negli anni da qualunque governo in carica per cui sulle ragioni etiche e morali, sui principi di giustizia e civiltà sono proprio gli interessi economici e militari ad avere sempre la meglio
Leggiamo su Il Fatto Quotidiano on line Commissione Ue: "Non finanziamo piani d'Israele contro Gaza" la smentita della Ue all’accusa di collaborare con Israele e in un articolo pubblicato nella versione cartacea cartaceo il giorno 11 Giugno si aggiungono alcuni particolari
A niente sono servite le richieste di accesso agli atti: le garanzie sono segrete e non vengono divulgate. “Intracom Defense è stata ritenuta idonea a partecipare ai progetti EDF – ha spiegato un portavoce dell’esecutivo europeo –, tali progetti sono stati selezionati solo dopo valutazioni tecniche e giuridiche approfondite”.
Abbiamo analizzato tre di questi, tutti partiti a fine 2024, quando la situazione a Gaza era già catastrofica e si contavano più di 40 mila morti. I primi due, Triton e Marte, mirano a sviluppare, rispettivamente, una tecnologia di sicurezza informatica basata sull’intelligenza artificiale e un carro armato. Quest’ultimo, Marte, acronimo di Main Armoured Tank of Europe, coinvolge le italiane Leonardo e Iveco, che non hanno risposto alle nostre domande sull’opportunità d’interrompere il progetto. Leonardo non ha risposto neanche su un’eventuale sospensione delle sue attività in Israele dove, dal 2022, tramite la sua consociata americana Drs, possiede la Rada Technologies, specializzata in radar tattici militari, e che da giugno 2023 ha firmato un contratto con il ministero della Difesa israeliano per la fornitura di sistemi radar tattici per veicoli.
Siamo davanti a una situazione assai complessa e ingarbugliata, proviamo a districare la matassa in alcuni punti
- Una azienda comunitaria viene acquistata dagli Israeliani
- Questa azienda è a capo di un progetto europeo in campo bellico con milioni di euro di finanziamento pubblico
- Alcuni paesi comunitari vogliono sospendere l’accordo di associazione Ue-Israele ma fino ad oggi erano silenti pur sapendo che stavano indirettamente finanziando il sistema bellico di Israele e, sempre indirettamente, i fondi comunitari e dei singoli Stati andavano a rafforzare la macchina da guerra israeliana
Quelle che abbiamo giudicato amnesie ed equilibrismi nella mancata presa di posizione Ue contro Israele erano in realtà ben altro, interessi economici e militari, si può essere complici di un Genocidio in tanti modi, mandando ogni giorno in tv e in radio giornalisti capziosi e disinformati che diventano i megafoni del sionismo o prendendo tempo mentre i piani di riarmo vanno avanti palesando relazioni e collegamenti ignoti all’opinione pubblica. E i rapporti tra Ue e Israele sono molto probabilmente più intrecciati e ricchi di quanto si voglia far credere.