Industria bellica occidentale: 2,7 miliardi di dollari ogni settimana di guerra in Ucraina

1962
Industria bellica occidentale: 2,7 miliardi di dollari ogni settimana di guerra in Ucraina

 

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

È oltremodo noioso, anche per chi scrive, dover riportare ogni volta lo stesso copione che ora l'uno ora l'altro si alternano a ripetere: sempre la stessa nenia, anche a distanza di pochi giorni. Ora è stata la volta del “Tom Hagen” ukronazista, Mikhail Podoljak, considerato “Primo” consigliori del nazigolpista-capo Vladimir Zelenskij. Ci ha pensato (chi altri?) il Corriere della Sera del 27 giugno a riportare la “suo” ukro-visione, ormai nient'affatto originale, su un Putin che investe «ingenti somme di denaro per sabotaggi e provocazioni in diversi paesi europei». Sono andati fino a L'Aja, per farsi riferire il “suo” ukro-pensiero, già rifilato ai lettori dai vari Bernard-Henri-”caos latente”-Lévy, “Fredegonda”-Kallas, Anne-”Golodomor”-Applebaum, “Merlino”-Kubilius; potevano risparmiarsi il viaggio in Olanda, bastava che dessero un'occhiata a l'AntiDiplomatico e il "concetto" glielo si era già servito noi, da tempo, in un “pacchetto completo”. E invece no: «i piani di Putin contro l'Europa sono già in atto», come a esprimere un'idea originale, presa però sempre dal medesimo identico copione. Manca solo che si facciano causa l'un l'altro sui “diritti d'autore”.

E giù “Hagen” a dire che loro lo stanno «ripetendo da giorni. La Russia sta ora apertamente utilizzando tattiche potenziate di distruzione di massa, aumentando il numero di attacchi missilistici e di droni contro aree residenziali e infrastrutture civili (scuole, ospedali, asili) in Ucraina». Parla a ragion veduta, il ras-consigliori: non inventa nulla, davvero; sta solo cambiando soggetto a una pratica che i nazigolpisti di Kiev hanno sperimentato per anni contro i civili del Donbass e che via via, quando il caso lo rendeva necessario (Bucha, per dire) hanno rivolto contro la stessa popolazione ucraina. I malvagi «russi lanciano droni su un’area residenziale, poi i missili da crociera e, quando sono in corso le operazioni di soccorso per tirare fuori i sopravvissuti dalle macerie, usano i missili balistici o ipersonici per ottenere il massimo numero di vittime civili». Come no; sempre “vittime civili”: come i mercenari stranieri alloggiati in alberghi cittadini, o i reparti ucraini dislocati in aree residenziali urbane, o ancora, i centri in cui istruttori “civili” stranieri addestrano militari ucraini. In risposta agli attacchi ucraini contro obiettivi civili russi, scriveva RIA Novosti il 26 giugno, le forze russe colpiscono sedi di personale, mercenari stranieri, equipaggiamenti e infrastrutture ucraine, come industrie belliche, comandi militari e comunicazioni, evitando sempre di colpire edifici residenziali e istituzioni sociali.

Ma Podoljak intende a ogni costo – i costi sono quelli dei “Patriot” americani che Kiev, ammesso che Washington glieli fornisca, dovrebbe pagare prendendoli dai 50 miliardi di euro elargiti dalla UE - «contrastare il genocidio russo». L'ha detto: “genocidio”; e al Corriere non hanno battuto ciglio: chiaro, si parla della Russia “autocratica”, mica della “democratica” Israele. Qui, il “genocidio” ci sta tutto. Anche perché, non si è ancora visto nel mondo un paese bellicista come la Russia. Di nuovo, “Hagen” golpista cambia soggetto, ma non si sforza nemmeno di variare i termini: «Senza guerra, la Russia si troverebbe ad affrontare un forte aumento di problemi interni che non può risolvere»; i golpisti non sanno più come tenere la propria popolazione, di fronte a debito pubblico alle stelle, inflazione, tariffe energetiche che dal 2014 a oggi, per imposizione di FMI, Banca Mondiale, UE, costringono le masse ucraine a scegliere tra mangiare o scaldarsi, mortalità al primo posto mondiale e natalità all'ultimo; e poi privatizzazioni, pretese da Bruxelles, di imprese chiave e di terreni fertilissimi, accaparrati dalle multinazionali euro-americane, in un vortice che costringe Kiev alla guerra, accalappiando a forza i giovani nelle strade per mandanrli al macello.

E ci sono anche i soliti «piani di attacco di Putin all’Europa», denunciati da Zelenskij. Allora, come la mettiamo signor Kubilius? Chi l'ha detto per primo? Non faccia il modesto, ammetta che la definizione originale è la sua - «tra cinque anni, o forse anche prima, la Russia attaccherà un paese europeo, o forse più di uno» -  e che il consigliori golpista si limita a variare gli idiomi: «la guerra in Ucraina, purtroppo, è solo l’inizio di una realtà molto più brutale in cui il dittatore russo vuole far precipitare l’Europa. I piani di aggressione contro gli stati della UE, la cui logistica è già stata elaborata e sta iniziando ad essere attuata, sono un obiettivo fondamentale della Federazione russa. Mosca sta investendo ingenti somme di denaro in azioni provocatorie in vari paesi europei e allocando molte risorse in operazioni di sabotaggi e provocazione». Già: sabotaggi e provocazioni, proprio come quelli in cui il GUR ucraino è parte attiva, insieme ad altri agenti internazionali, contro l'Iran.

E se ora Vladimir Putin ribadisce la disponibilità di Mosca a nuove trattative con l'Ucraina a Istanbul, precisando che, in realtà, le due delegazioni trattanti non hanno mai smesso i contatti e annuncia l'avvio di una riduzione delle spese militari russe, l'esatto opposto della moltiplicazione degli stanziamenti di guerra decisi da NATO-UE, in ragione delle predizioni di Andrius-”Merlino”- Kubilius, ecco che l'ex ministro degli esteri ucraino Vadim Pristajko, tanto per non smentire l'attuale junta, mette in evidenza il pericolo che Kiev possa esser “abbandonata” dagli americani. Gli Stati Uniti, ha detto, potrebbero valutare i vantaggi del sostegno all'Ucraina e i benefici che potrebbero trarre dalla risoluzione delle grandi questioni con la Russia, accettando uno scambio: «Se non riusciremo a spiegare a tutti quanto sia importante aiutare l'Ucraina, diventeremo una vittima di questa intesa primitiva», lamenta Pristajko.

E anche l'ex vice capo di SM ucraino, Igor Romanenko, afferma che dopo i colloqui di Putin con Trump, si intensificano i bombardamenti sull'Ucraina e vengono tagliati gli aiuti occidentali, mentre Kiev ammette di non disporre di forze sufficienti per colpire obiettivi russi di alto livello. Colpiamo «strutture militari, imprese» dice Romanenko, ma «per incidere in modo significativo abbiamo bisogno di capacità di pianificazione missilistica. Questo però è più probabile in futuro, non ora, perché non abbiamo abbastanza potenza per distruggere le strutture e avere un impatto significativo sul fronte», tanto più che, come detto, sono in forse le forniture di “Patriot”.

Anche perché, scriveva giorni addietro The Washington Post, mentre Bruxelles conta di convincere gli USA a vendere armi a Kiev, in contanti o con programmi di credito, l'amministrazione Trump è abbastanza diffidente verso di misure che potrebbero complicare la normalizzazione delle relazioni con la Russia. A ogni evenienza, osservava TWP, i paesi UE sono teoricamente in grado di compensare le forniture che possano venire a mancare da parte yankee, ciò richiederà risorse significative, per garantire, contemporaneamente, sia il rimpinguamento dei propri arsenali, che le forniture a Kiev.

Dopo il vertice bellico a L'Aja, Bloomberg ha osservato che «i paesi della NATO hanno cercato di rafforzare la posizione dell'Ucraina», ma il presidente USA ha già «spostato il suo focus dalla tregua ad altre questioni». Di nuovo The Washington Post rincara la dose, scrivendo che la dichiarazione conclusiva del summit menziona solo di sfuggita l'Ucraina e non fa riferimento alla guerra o alla “aggressione russa”.

Ma, attenzione, ammonisce Kirill Strel'nikov su RIA Novosti, Giorgia Meloni, nei favori di Trump, gli suggerisce di venire a capo della faccenda russo-ucraina con le stesse rapidità e modalità con cui è stata “risolta” la faccenda iraniano-sionista. E The Wall Street Journal, malignamente, insinua che «Israele ha conquistato i cieli dell'Iran in 48 ore, mentre la Russia da tre anni non riesce a fare altrettanto in Ucraina»: significa che è una “tigre di carta" e basta «infilzarla con uno spiedino da canapè e cadrà». Ancora di più la CNN: «dal momento che gli USA hanno violato un tabù di lunga data, con un «attacco militare diretto all'Iran» e non è successo nulla, allora si deve proseguire su quella strada; vale a dire, anche con la Russia. Senza giri di parole, il New York Post ordina che Trump debba fare alla Russia «una piacevole sorpresa, con un approccio di “pace attraverso la forza”. Primo passo: annunciare di aver messo da parte la sciocca indecisione di Biden, consentendo a Kiev l'accesso ad armi americane sempre più avanzate, senza le condizioni restrittive sul loro utilizzo imposte dalla precedente amministrazione. Secondo: dare il via libera al disegno di legge bipartisan sulle sanzioni del senatore Lindsey Graham, imponendo dazi del 500% sulle importazioni» dai paesi che acquistano petrolio, gas, uranio ecc. dalla Russia, il che colpirebbe i «favoreggiatori della macchina da guerra russa».

Risponde indirettamente il Ministro della difesa russo Andrej Belousov: Mosca «ha espresso più di una volta e continua a esprimere la propria disponibilità a risolvere il conflitto», ma questo non significa affatto che qualcuno o qualcosa sia in grado di "costringerci" alla pace.

La situazione politica e militare ucraina, scrive Andrej Ofitserov su Stoletie.ru, si avvicina rapidamente a un punto critico, dimostrando il completo fallimento della strategia avventuristica del regime di Kiev. È tuttavia importante comprendere che l'Occidente, e in particolare l'Europa, non permetterà il suo completo collasso, almeno nel prossimo futuro, poiché oggi l'obiettivo è quello di guadagnare tempo a ogni costo per riarmare la NATO e riavviare il complesso militare-industriale occidentale. L'Ucraina viene deliberatamente trasformata in un "vitello sacrificale" che, a costo di esaurire completamente il suo potenziale umano ed economico, deve guadagnare due o tre anni per il riarmo dell'Europa e della NATO. Secondo i calcoli di McKinsey & Company, ogni settimana di guerra garantisce al complesso militare-industriale europeo ulteriori 2,7 miliardi di dollari di investimenti. In compenso, l'ucraina “Zerkalo Nedeli” (Specchio della settimana) ammette che l'economia ucraina è sull'orlo della "spirale mortale" della stagflazione. Gli eventi degli ultimi mesi, afferma Ofitserov, dimostrano che l'epoca del sostegno occidentale illimitato al progetto ucraino è giunta al termine. Washington e Bruxelles, rendendosi conto dell'inutilità di un ulteriore confronto con la Russia, stanno gradualmente iniziando a prendere le distanze da Kiev, ma continueranno a servirsene fino alla fine per i propri interessi, indipendentemente dalle perdite umane e territoriali ucraine.

In generale, comunque, la discordia in campo NATO è evidente, anche se questo non riduce la pericolosità dell'Europa per la Russia. A quanto pare, osserva però Viktorija Nikiforova su RIA Novosti, non è tutto così semplice: con o senza Trump, l'Europa vuol muovere guerra alla Russia, e le ragioni sono piuttosto evidenti. La UE sta andando verso il collasso economico, avendo speso somme astronomiche per armare l'Ucraina e cercare di liberarsi dai prodotti energetici russi. I paesi si stanno deindustrializzando e le imprese falliscono o delocalizzano in Asia e USA. L'Europa non può salvarsi nemmeno appropriandosi dei miliardi russi "congelati" e, per rientrare delle cifre astronomiche spese, l'Europa dovrebbe depredare risorse e ricchezze russe, smembrando il paese e riducendolo in tanti protettorati da cui portar via quanto più possibile.

Da qui, la tesi propagandata quotidianamente di un «inevitabile attacco della Russia» all'Europa: non si tratta semplicemente di una fandonia, afferma Nikiforova, è «la legalizzazione di un nuovo "Drang nach Osten", un ennesimo attacco dei paesi europei contro di noi... “Tre-cinque-sette anni": è questo il l'intervallo di tempo indicato da Mark Rutte per il nostro scontro con l'Alleanza. Tradotto dalla lingua NATO, è questo il loro orizzonte di pianificazione: in quel periodo, i paesi europei si preparano ad attaccare la Russia».

Come si dice: ve la siete cercata! Kubilius, Rutte, von der Leyen, Kallas, tutti a dire che la Russia attaccherà un paese europeo, o forse più di uno, tra cinque anni, o forse anche prima. Ecco, ora è Mosca che mette in guardia sui piani dall'Alleanza euroatlantica per aggredire la Russia. E la base su cui si fonda tale “presentimento” russo pare abbastanza più solida dei miasmi sotterranei da cui scaturiscono le divinazioni di “Merlino”-Kubilius.

Ne sono segnali premonitori le infinite esercitazioni ai confini russi, i discorsi sulla reintroduzione della leva obbligatoria, la messa in opera di ospedali da campo e rifugi antiaerei, l'adattamento di reti viarie e ferroviarie ai mezzi militari, la martellante propaganda su “l'attacco russo”, fino alla nauseante militarizzazione delle scuole e dell'opinione pubblica.

Secondo questo scenario, un'ipotetica guerra NATO-Russia sarebbe una guerra a tutti gli effetti, dice Nikiforova; non un'operazione speciale, e verrebbe condotta in contemporanea nello spazio, nei cieli, in terra, nel cyberspazio e nell'informazione, con sabotaggi, atti terroristici, attacchi informatici, sanzioni, pressioni diplomatiche, azioni militari e incitamento a conflitti interni.

Proprio così; proprio come “Hagen”-Podoljak predice al Corriere della Sera; proprio come dagli italici salotti televisivi si grida – a soggetti inversi – sulla minaccia dei cosiddetti “cyberattacchi” e sulla penetrazione della propaganda russa, con l'Italia che, gemono, è tra le aree più vulnerabili a tale propaganda, avendo alle spalle, si sottintende, una tradizione di sincera ammirazione (quasi venerazione, verrebbe da dire, per quanto ci riguarda) per quello che fu “l'oppressivo e dittatoriale regime sovietico”, transitata fluidamente in altrettanta inclinazione verso la Russia “autocratica”.  

In fondo, tre, cinque, sette anni: cosa sono. Rimane poco da aspettare; “o forse anche prima”. Anzi come direbbe lo shakespeariano Winchester, «eccolo là, Gloucester, nemico del popolo inglese; pronto sempre a muovere guerre e non mai a promuovere la pace; quello che smunge le vostre borse d'uomini liberi con gravosi balzelli» (Re Enrico VI), quello pronto a garantire al complesso militare-industriale europeo 2,7 miliardi di investimenti per ogni settimana in più di guerra in Ucraina.

 

FONTI: 

https://politnavigator.news/isterika-v-kieve-posle-peregovorov-s-trampom-rossiya-uvelichila-intensivnost-udarov.html

https://politnavigator.news/ssha-razmenyayut-ukrainu-na-reshenie-bolshikh-voprosov-s-rossiejj-pristajjko.html

https://politnavigator.news/evropa-ishhet-alternativnye-puti-finansirovaniya-vojjny-na-ukraine-na-ssha-nadezhdy-net.html

https://www.stoletie.ru/politika/projekt_ukraina_zakryvajetsa_387.htm

https://ria.ru/20250625/nato-2025134622.html

https://ria.ru/20250627/zelenskiy-2025652436.html




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