Lo sgombero dell’Askatasuna, ultimo atto della repressione e della censura bipartisan

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Lo sgombero dell’Askatasuna, ultimo atto della repressione e della censura bipartisan


di Vincenzo Brandi
 

Lo sgombero dell’Askatasuna - uno dei più antichi centri sociali italiani, promotore di innumerevoli iniziative anticapitaliste, e contro la repressione, le guerre della NATO e il genocidio sionista – ha avuto caratteristiche repressive che rispecchiano l’ideologia e i metodi del ministro Piantedosi, membro a pieno titolo di un partito sviluppatosi da una matrice di chiaro stampo vetero-fascista.

Provenienti dalla stessa matrice appaiono i successivi violenti attacchi e le cariche contro i cortei di protesta che hanno percorso le vie di Torino, e gli arresti di manifestanti.

Questi episodi sono ricollegabili ad altri episodi simili che si sono accentuati in tempi recenti e che testimoniano di un clima più accentuato di repressione del dissenso. Ricordo personalmente le cariche e gli idranti della Polizia a Piazza Verdi a Roma durante la prima importante manifestazione per la liberazione della Palestina dopo l’estate, ma potrebbero citarsi molti altri esempi.

Tuttavia sarebbe sbagliato attribuire questo clima solo alle velleità di un governo di destra. Pochi giorni prima, sempre a Torino, sono state ostacolate e censurate due iniziative contro il clima di guerra e di isteria russofoba che avevano visto entrambe come protagonista il Prof. Angelo d’Orsi.

Nel primo caso vi era stato un pesante intervento della vicepresidente del Parlamento Europeo, la nota ossessa guerrafondaia del PD Pina Picierno, con il supporto del solito pallone gonfiato Calenda. Nel secondo caso un convegno in un teatro già fittato per l’occasione, dove – oltre a D’Orsi – avrebbero dovuto parlare anche noti storici, giornalisti e intellettuali pacifisti, come Alessandro Barbero, Luciano Canfora, Travaglio, Odifreddi, Marc Innaro, insieme ad uomini di spettacolo come Moni Ovadia ed Enzo Jachetti - è stata impedita all’ultimo momento per la negazione dell’agibilità del teatro da parte dei responsabili.

In entrambi i casi non è stato estraneo l’intervento del sindaco di Torino, Lo Russo, altro esponente del PD.

Particolarmene grave appare il tentativo di repressione bipatizan nei confronti del movimento per la Palestina con le proposte convergenti dell’ex fascista Gasparri e Del Rio del PD che hanno proposto due leggi/capestro che estendono a dismisura l’abusato concetto di “Antisemitismo”.

Questo clima non è solo italiano, ma coinvolge quasi tutti i paesi della Unione Europea, il Regno Unito e gli Stati Uniti. Nel Regno Unito militanti per la Palestina e pacifisti che criticano il rilancio della guerra sostenuta dalla NATO in Ucraina sono detenuti con accuse gravissime di terrorismo. In Germania manifestazioni per la Palestina sono represse con feroci cariche di Polizia, In Francia viene incriminato chi propone il boicottaggio di Israele. La UE ha addirittura sanzionato il colonnello, ex importante esponente dei servizi segreti svizzeri, Jacques Baud, per aver criticato la guerra sostenuta dalla NATO in Ucraina. E non si tratta di un caso isolato.

In Italia anche la magistratura si pone al servizio delle narrazioni sioniste, incriminando e tenendo in prigione il palestinese Anan Yaeesh, reo di aver fatto parte di un gruppo di legittima resistenza contro l’occupazione illegale della Cisgiordania e accusato di terrorismo da Israele dopo che era riuscito a rifugiarsi in Italia. Durante il processo è stata presa in considerazione la dichiarazione di una funzionaria israeliana, mentre decine di testimonianze a favore (tra cui quella Francesca Albanese) non sono state accettate.

Insieme ad Anan sono processati altri due ragazzi, Alì e Mansour, pur in assenza assoluta di prove specifiche, mentre altri ragazzi palestinesi residenti in Italia, come Mohammed, sono incriminati e arrestati. Molto grave è stata la richiesta di espulsione e l’arresto dell’Imam di Torino, reo solo di aver espresso un’opinione sui fatti del 7 ottobre che teneva conto del contesto di colonizzazione e oppressione in Palestina.

Insomma si può affermare che in Europa e nei paesi anglosassoni si è formato un blocco – formato sia da governi di destra come quello della Meloni, sia di presunta “sinistra” come quello del “laburista” Starmer, sia di “centro” come quello di Merz in Germania - che reprime e censura chi osa criticare l’atteggiamento guerrafondaio che ha come conseguenza la prosecuzione della guerra della NATO alla Russia, tramite la carne da macello ucraina. Contemporaneamente i paesi occidentali partecipano attivamente al genocidio in atto in Palestina fornendo continuamente armi, munizioni, appoggio diplomatico e finanziario ad Israele, alimentando contemporaneamente le illusioni della ormai irrealizzabile politica dei “due stati” e il fasullo “riconoscimento” di uno stato palestinese inesistente. Al movimento per la Libertà della Palestina e alle stesse organizzazioni palestinesi (escluse quelle collaborazioniste come l’ANP) è ormai chiaro che l’unica garanzia di un avvenire di libertà per i Palestinesi è la forza della Resistenza.

Roma, 21 dicembre 2025, Vincenzo Brandi

Vincenzo Brandi

Vincenzo Brandi

Vincenzo Brandi: ex ricercatore scientifico all’ENEA nel settore energetico, ora in pensione, negli anni ’50 e ’60 aveva militato nella FIGC e nel PCI. Dopo l’uscita dal PCI ha partecipato alle lotte del ’68 essendo uno dei leader della contestazione ed occupazione dell’ENEA. Ha militato poi in Lotta Continua e più recentemente nel PRC da cui si è allontanato per gravi divergenze con la linea di Bertinotti. E’stato tra i fondatori del Comitato No NATO insieme a Giulietto Chiesa e Manlio Dinucci. Attualmente è presidente del gruppo G.A.MA.DI (Gruppo Atei Materialisti Dialettici), membro del gruppo NO WAR e del Comitato con la Palestina nel Cuore. Partecipa al Coordinamento Palestina ed al Coordinamento No NATO

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