Putin tende la mano, Zelensky rilancia l’ambiguità

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Putin tende la mano, Zelensky rilancia l’ambiguità

A margine delle celebrazioni per l’80° anniversario della vittoria contro il nazismo, Vladimir Putin ha rilanciato con forza la proposta di riprendere i negoziati di pace diretti con Kiev, senza condizioni preliminari, già il prossimo 15 maggio a Istanbul. Un'iniziativa che arriva dopo mesi di stallo, escalation militare e ripetuti tentativi russi di dichiarare tregue unilaterali inascoltati. “Non siamo stati noi a interrompere il dialogo nel 2022”, ha ricordato il presidente russo, “e oggi siamo pronti a riprenderlo subito, per una pace vera, duratura, che elimini le cause profonde del conflitto”.

La proposta ha ottenuto un sostegno insospettabile da Donald Trump, che ha esortato Zelensky ad accettarla “immediatamente”, definendola un’opportunità concreta per capire se la pace sia ancora possibile o meno. La risposta del presidente ucraino, però, lascia spazio a più di una perplessità. Zelensky ha dichiarato che “attenderà Putin personalmente a Istanbul”, ma ha rilanciato la richiesta di un cessate il fuoco immediato e totale, una condizione che rischia di bloccare sul nascere qualsiasi spiraglio di dialogo.

La sua affermazione che “questa volta i russi non cerchino scuse per non presentarsi” rovescia le responsabilità e mina la credibilità stessa di un negoziato che, per natura, esige rispetto reciproco e fiducia minima. La narrativa ucraina sembra quindi ancorata a una logica bellicista e propagandistica, ben lontana dalla disponibilità concreta al dialogo mostrata da Mosca. Putin ha chiarito che la Russia è pronta a discutere anche un nuovo cessate il fuoco, ma solo se si tratterà di una tregua rispettata da entrambe le parti, non strumentalizzata per guadagnare tempo sul piano militare.

Il clima creatosi attorno al vertice di Istanbul potrebbe segnare una svolta storica: da un lato Mosca invita alla pace e ottiene il sostegno anche di voci occidentali; dall’altro, Kiev si rifugia in una retorica vittimista e pretende garanzie unilaterali che rischiano di sabotare l’intera iniziativa.

*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati

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