Renzi, giù le mani da Corbyn!
di Paolo Desogus*
Su Corbyn sono ovviamente legittime tante posizioni a seconda degli schemi interpretativi adottati e delle linee politiche cui si aspira. Su di lui si può dire tanto, ma non tutto. Che Renzi dall'alto del suo nulla assoluto si cimenti in una lezioncina di liberalismo di sinistra a Corbyn è francamente vergognoso: è inaccettabile. Corbyn ha salvato il Partito laburista dal baratro in cui lo aveva spinto Blair e ha ottenuto risultati elettorali che Renzi si sogna.
Corbyn ha restituito dignità alla sinistra inglese, ha recuperato i valori del socialismo e li ha spurgati dalle scorie liberali di cui ancora oggi si nutre Renzi. Il quale dal canto suo ha distrutto la sinistra in Italia ed ha guidato uno dei governi più vergognosi e reazionari dalla caduta del fascismo. Il fatto che sia politicamente ancora in circolazione dà la misura del degrado in cui versa il nostro paese.
Corbyn si trovava in un cul de sac. Qualsiasi posizione netta sulla Brexit, pro o contro, avrebbe provocato un emorragia di voti nel suo elettorato, evidentemente combattuto tra desiderio di permanenza e scelta di abbandonare l'UE. Corbyn, sicuramente consapevole del largo consenso della Brexit, ha dunque tentato la carta più difficile, quella di rinviare e definire la posizione di un suo eventuale governo dopo un nuovo referendum. In compenso ha proposto il programma socialista più avanzato che si sia visto in Europa da moltissimi anni a questa parte.
Ora, col senno di poi è facile dire che Corbyn avrebbe dovuto intraprendere la via della Brexit senza indugi. Il suo partito probabilmente non lo avrebbe appoggiato e questo è stato un fatto determinante. Non dobbiamo inoltre trascurare l'orribile campagna di stampa contro la sua persona. C'è chi lo ha addirittura definito un antisemita sulla base di vergognose congetture.
Non so quale sarà il suo destino dopo questa sconfitta. In ogni caso il programma di Corbyn, piaccia o no, rappresenta per le sinistre d'Europa il punto più avanzato in circolazione. La sua sconfitta vale mille vittorie (peraltro latitanti) della pseudo sinistra liberale che infesta il continente e che rappresenta l'altra faccia del populismo di destra.
*Professore di Filosofia all'Università la Sorbonne di Parigi