Sardine, contro il fascismo ma solo dove non c'è
di Mauro Gemma
Dopo le "rivoluzioni" "delle rose" "dei tulipani" "dei gelsomini", e di tanti fiori profumati, esaurito il repertorio dei colori (come quello "arancione" dei nazisti ucraini), passata forse di moda l'ondata dei fans di Greta, ecco che arriva il momento dei pesci (che puzzano non poco, soprattutto se non consumati in breve tempo) con la mobilitazione della "sardine", che hanno come obiettivo solo Salvini, l' "odio" (come la Gruber) e un non meglio definito "populismo" e che (solo per ignoranza?) dimenticano con colpevole disinvoltura i fascismi che dilagano in tutto il mondo, in Bolivia, Brasile, Ucraina, Venezuela (quello di Guaidò e delle sanguinarie "guarimbas"), Cile, Hong Kong (con i suoi prezzolati quisling che invocano l'intervento degli Stati Uniti e anche una guerra alla Cina), Lettonia, Lituania (dove gli antifascisti marciscono in galera), Estonia e in altri paesi ancora, sostenuti con forza dal capo della Lega insieme ai capi di quelle forze politiche che le "sardine" le sostengono, avendo come obiettivo solo le prossime elezioni regionali In Emilia e Calabria.
Come è possibile che i leader delle "sardine" non ricordino che i seguaci di Salvini e quelli di Zingaretti si sono trovati uniti nel far passare al Parlamento Europeo l'odiosa mozione che equipara il comunismo al nazismo? E perché qualcuno dei nostri falsi "antifascisti" di governo non lo fa presente a questi nuovi "protagonisti" dello spettacolo mediatico?
Stupisce che anche tanti compagni e compagne che dovrebbero avere una lunga esperienza di lotta antifascista (è vero, purtroppo, che i combattenti della nostra Lotta di Liberazione Nazionale contro la peste hitleriana e mussoliniana sono quasi tutti scomparsi e non possono più dire la loro a riguardo) cadano anche in questo caso nella trappola, facendosi convincere da una martellante campagna mediatica, al servizio del fascismo ultra-liberista di marca USA/UE/NATO, che solo un inguaribile ingenuo può considerare estranea a questa mobilitazione "spontanea" che molto probabilmente si esaurirà dopo lo svolgimento delle elezioni regionali di fine gennaio (comunque vadano).