Saviano. Nessuna dissidenza, è solo marketing
di Lorenzo Ferrazzano
Ciò che mi preoccupa di Saviano è, per prima cosa, la sua capacità di presentarsi come un oppositore politico e un dissidente inarrestabile. Queste categorie presuppongono due cose: che Saviano abbia uno spessore politico che non ha mai dimostrato, dal momento che ha fatto politica soltanto attraverso il canale giornalistico e mai sporcandosi le mani con elezioni e campagne elettorali; che il tipo di dissenso di cui parla si realizzi in un regime dittatoriale, un tipo di regime lontano anni luce dal nostro. Piaccia o non piaccia a Saviano, il governo Lega-M5S si è insediato attraverso regolari e democratiche votazioni politiche, con il beneplacito del presidente della Repubblica Mattarella.
Ciò che mi preoccupa di Saviano è l’auto-mitizzazione di sé stesso e il richiamo al martirio. Saviano scrive :”Oggi non bisogna arretrare di un passo davanti a un potere che ha il terrore delle voci critiche, che ha il terrore dei testimoni oculari delle nefandezze che si consumano ogni giorno nel Mediterraneo e, in definitiva, ha il terrore di chi ogni giorno afferma con forza che incutere paura è l’arma di chi vuole restringere le libertà personali”.
Salvini sarà una caricatura di Trump per linguaggio verbale e corporeo, sarà la sintesi peggio riuscita del milanese pigro che non sopporta i terroni (chi scrive è pugliese e sa cosa significa incontrare personaggi del genere), sarà anche un personaggio cinico e insensibile, tutto quello che si vuole, ma sicuramente non è un dittatore né tantomeno il responsabile delle morti nel Mediterraneo. Queste accuse del tutto prive di logica.
Sta in questo passaggio l’auto-mitizzazione di Saviano come dissidente di regime. Attenzione, ecco il punto: le accuse di Saviano sono aria fritta. Il giornalista napoletano non scende mai nei dettagli delle contraddizioni politiche di Salvini, ma si limita a lanciare epiteti come “Ministro della Mala Vita” e, soprattutto, a lanciare accuse gravissime come “quanto piacere gli dà vedere morti in mare?”. Avvicina poi , attraverso un lavoro di pericolosa semplificazione, Salvini a Putin, come se la realtà italiana e quella russa (che chiaramente non conosce) fossero paragonabili. Questa non è opposizione, questo non è dissenso. Questa è la più becera e più violenta propaganda.
Ciò che mi preoccupa di Saviano è la sua capacità di presentarsi come una voce fuori dal coro, contro il “regime neofascista”, sebbene abbia costruito la sua carriera e la sua immagine sull’omologazione pressoché totale delle sue parole ad una propaganda di regime più drammatica di quella di Salvini: quella atlantista.
Durante i giorni in cui le forze militari del legittimo presidente della Siria Assad stava riconquistando la Ghouta orientale, strappandola ai terroristi, ricordo un bombardamento mediatico inarrestabile che raccontava i fatti in maniera totalmente diversa da come la raccontavano le tante fonti dal campo. Le nostre televisioni dicevano che Assad stava bombardando il suo popolo, ma i giornalisti che in quei giorni erano là raccontavano di una guerra ai terroristi, dai quali i civili -attraverso delle delicate trattative e degli instabili corridoi umanitari- venivano messi in salvo.
Le televisioni non parlavano di Siria da tanto tempo, ma Assad stava riconquistando l’area attorno a Damasco, bisognava fare qualcosa. Ed ecco arrivare come un cane addestrato, in una polvere magica e in una pioggia di applausi e commozione, Roberto Saviano che racconta a tutti del terribile attacco chimico avvenuto a Duma. Non si avevano prove della natura di questo attacco, come disse il ministro della difesa americano James Mattis.
Non le aveva il Pentagono ma le aveva Saviano, che davanti a un pubblico di milioni di persone, senza contraddittorio, con l’arte del monologo ha messo in scena la sua opera di propaganda. Qualche settimana dopo, una coalizione occidentale a guida USA ha bombardato Damasco. Le prove non erano ancora state mostrate, ma la gente in Italia era felice, perché Saviano aveva raccontato dei crimini del regime di Assad… Saviano deve evidentemente amare a tal punto gli immigrati che ha preparato il campo ad un attacco militare contro un paese che conta già 5 milioni di profughi. Così per averne degli altri.
Qualche giorno fa è successa una cosa molto interessante. Sono usciti i risultati delle indagini dell’Opac (organizzazione per la proibizione delle armi chimiche), che dicono che non c’è stato alcun attacco chimico. Saviano avrebbe dovuto ritirarsi per incompatibilità con il mestiere d’informare, invece non solo non ha smentito il suo monologo, ma ha continuato a passare come “voce fuori dal coro”.
Saviano poi non ha mai speso una parola sui massacri di Israele contro i palestinesi, perpetrati disumanamente contro giornalisti, adolescenti, soccorritori e medici durante la Marcia del ritorno. Infatti Saviano è un convinto sostenitore di Israele, che considera fiore del Medio Oriente e democrazia esemplare, nonostante la storia, e ormai anche la storiografia, abbia rivelato tutto il contrario.
Saviano “voce fuori dal coro”, eppure sempre e inconfondibilmente allineato a tutte le televisioni e a tutti i grossi giornali e, quindi, lontano dai libri di storia e di approfondimento giornalistico.
Saviano non è quindi un oppositore politico né un dissidente, ma un personaggio che ha costruito la sua fortuna, grazie all’aiuto di grosse televisioni e giornali, conformando le sue “opinioni” alle versioni ufficiali dei fatti. Saviano non è un analista politico ma uno dei peggiori commentatori televisivi, distante da ogni rispetto della deontologia giornalistica e lontano anche dalla decenza morale. Saviano gioca sulla pelle dei disperati riuscendo a far credere che sta dalla parte degli ultimi. Cari lettori, dormite tranquilli, Saviano non è un dissidente contro il neofascismo, è solo marketing.