Trump gioca d'azzardo con la guerra nucleare
Obiettivi e conseguenze dell'operazione Midnight Hammer
di Clara Statello per l'AntiDiplomatico
Il 22 giugno 1941, la Germania nazista di Adolf Hitler lanciava l'operazione Barbarossa, sfidando apertamente l'alternativa socialista rappresentata dall'Unione Sovietica.
Esattamente 84 anni dopo, il 22 giugno 2025, l'America di Donald Trump lancia la sfida definitiva ai BRICS e all'ordine multipolare, dando il via all'operazione Midnight Hammer contro il programma nucleare dell'Iran.
È una svolta pericolosa nella guerra mondiale a pezzi degli Stati Uniti per il mantenimento dell'egemonia globale statunitense.
A parlare di guerra mondiale è proprio Steve Bannon, un fedelissimo di Trump, evidentemente a conoscenza del piano "supersegreto" di Washington e Tel Aviv, poche ore prima dell'attacco:
"La festa è iniziata. Un altro grande weekend in questo aspetto in evoluzione della Terza Guerra Mondiale".
È inutile girarci attorno, l'ingresso in guerra degli Stati Uniti segna la più pericolosa escalation nucleare dal 1945. Questa fase bellica inizia con i bombardamenti di due potenze nucleari contro i siti nucleari di uno Stato non nucleare. Il passo successivo potrebbe essere l'utilizzo di un'arma nucleare tattica.
Obiettivi e conseguenze dell'operazione Midnight Hammer
Domenica notte sei bombardieri strategici B 2 hanno lanciato 12 bombe GBU-57 bunker buster contro il sito di Fardow, il principale centro del programma nucleare iraniano, due sul sito di Natanz e oltre 30 missili Tomahawk su Natanz e Isfahan.
Poco prima delle due orario italiano, il presidente Donald Trump ha annunciato con un post su X "lo spettacolare successo" dell'operazione: la definitiva distruzione del programma nucleare iraniano.
"La vostra Israele adesso è un posto molto più sicuro", ha dichiarato al giornalista di Axios Barak Ravid.
Gli obiettivi dell'operazione sono tre:
- distruggere ogni ambizione dell'Iran di dotarsi di una deterrenza nucleare;
- ripristinare la deterrenza statunitense;
- riconfigurare gli equilibri in Medio Oriente.
Distruzione totale di Fardow: Il capo del Pentagono Pete Hegset, nel briefing tenuto domenica mattina, ha dichiarato che tutte le capacità del sito sono state distrutte ed il programma nucleare iraniano è stato "devastato".
Le autorità iraniane però hanno dichiarato che tutti i siti nucleari erano stati evacuati nei giorni scorsi. Queste affermazioni sarebbero supportate da immagini satellitari che al 19 giugno mostrano un gruppo di 16 camion all'ingresso del sito di Fardow. La maggior parte dell'uranio arricchito sarebbe stato portato al sicuro in una località segreta.
Non è chiara neanche la gravità del danno inferto dalle MOP (Massive Ordnance Penetrator) , utilizzate per la prima volta in un'operazione militare.
Le immagini satellitari confermano che gli Stati Uniti hanno preso di mira direttamente la posizione delle sale di arricchimento sotterranee di Fordow con diversi 'MOP' GBU-57. Si osservano due serie con tre fori, quindi ogni cratere dovrebbe essere stato provocato da due MOP.
Non è possibile verificare se le GBU-57 siano riuscite a penetrare nella montagna e a colpire le sale di arricchimento e, in tal caso, se le centrifughe siano state danneggiate o distrutte.
Il New York Times, citando un funzionario statunitense, conferma che la struttura di Fardow non è stata distrutta totalmente. Questo era già stato previsto da alcuni funzionari della Casa Bianca, che non escludono l'utilizzo di un'arma nucleare tattica, secondo quanto trapelato da Fox.
Deterrenza: il first strike contro l'Iran, per costringerlo alla capitolazione, era necessario ad un'America sconfitta in Afghanistan ed impantanata in una guerra senza via d'uscita in Ucraina.
L'obiettivo del ripristino della deterrenza è stato esplicitato dalle principali figure di questa nuova fase bellica:
"Nessun altro esercito al mondo avrebbe potuto farlo", ha detto Trump nel post in cui ha annunciato la distruzione di Fardow, Isafahn e Natanz, aggiungendo che la pace dovrà essere raggiunta rapidamente, altrimenti gli attacchi continueranno.
"Il Presidente Trump ed io diciamo spesso: "La pace viene dalla forza". Prima viene la forza, poi viene la pace. E stasera, il Presidente Trump e gli Stati Uniti hanno agito con risolutezza", ha dichiarato subito dopo il premier israeliano Netanyahu.
"La deterrenza americana è stata ripristinata", ha annunciato domenica mattina il capo del Pentagono Pete Hegseth.
Se è davvero così, la forza dell'attacco avrebbe dovuto dissuadere l'Iran da una rappresaglia, per il timore di successivi colpi ancora più devastanti. Peccato che per tutta risposta l'Iran abbia scagliato un attacco con la sua balistica su Israele, distruggendo, tra gli altri obiettivi, il centro top secret per le armi biologiche di Ness Ziona e annunciando la chiusura dello stretto di Hormuz.
Inoltre, la deterrenza non è stata sufficiente a dissuadere Ansarallah, che ha nuovamente dichiarato guerra a USA e Israele, promettendo che nessuna nave passerà più attraverso lo stretto di Bab el Mandeb.
Il Pentagono dovrà osare di più per ristabilire in maniera incontrovertibile la deterrenza dell'America. E qui torna l'incubo dell'utilizzo delle nucleari tattiche.
Nuovo Ordine in Medio Oriente: è impossibile raggiungere questo obiettivo senza un regime change in Iran, benché gli Stati Uniti abbiano ufficialmente negato questa intenzione.
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