Venezuela, libri contro l'aggressione imperialista

Venezuela, libri contro l'aggressione imperialista

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Un 13 aprile letterario e culturale”. Così il ministro venezuelano della cultura, Ernesto Villegas – giornalista e scrittore - definisce la Filven 2018, la Fiera internazionale del libro che si conclude oggi nella Plaza Bolivar di Caracas. Il riferimento è al 13 aprile del 2002. Allora, il popolo ha riportato in sella il proprio presidente eletto, Hugo Chavez, disarcionato con un colpo di Stato suggerito dalla Cia ai vertici di Fedecamara, ai media privati e alle gerarchie ecclesiastiche, due giorni prima.

“Il popolo venezuelano – ci dice Villegas - era ansioso di essere convocato per dire: sono qui, sono vivo e ho voglia di vincere, di passare all'offensiva come popolo libero e sovrano. E per questo lo vediamo animare ogni angolo di questo luogo storico, in modo direttamente proporzionale alla iperinflazione che ci hanno inoculato per trattare di scardinare la rivoluzione bolivariana e la nazione venezuelana”.

Al suo fianco c'è Raul Cazal, presidente del Centro Nazionale del Libro (Cenal), giornalista che per anni è stato direttore dell'edizione italiana di Le Monde diplomatique. Il suo libro, “Gracias, medios de comunicación”, edito da Trinchera, analizza i cambiamenti intercorsi in America latina in questo secolo 21 e il ruolo dei media nei colpi di stato “di nuovo tipo”: in Venezuela contro Chavez, in Paraguay contro Fernando Lugo e il tentativo di golpe in Ecuador contro Rafael Correa. “Comunicare con gli stessi metodi dell'imperialismo, che perfeziona costantemente le sue tecniche, è uno sforzo impari e permanente – ci ha detto Cazal durante la Filven – ma dobbiamo assumere la contraddizione, le difficoltà sono intrinseche alle rivoluzioni”.

Del ruolo dei media nelle guerre non convenzionali si è discusso in molti spazi della Filven, sempre affollatissimi. Il gruppo di Mision Verdad, che pratica un giornalismo d'inchiesta e di analisi, ha animato un dibattito sul nuovo modello di sviluppo, sulle questioni del potere e dell'autogoverno, sulle trappole delle globalizzazione capitalista e sugli anticorpi sviluppati in questi anni dalla società venezuelana proiettata oltre i limiti imposti dalla contraddizione capitale-lavoro.

Meccanismi che l'economista Pasqualina Curcio ha spiegato nel suo nuovo libro “Hiper-inflación, arma imperial”, edito dalla casa editrice Nosotros Mismos con prologo di Judith Valencia. E che alla presentazione del volume vi fossero oltre 200 persone – soprattutto giovani – è senz'altro un indicatore di buona salute del socialismo bolivariano. Il cuore pulsante della società venezuelana - il potere popolare organizzato che si esprime dentro e fuori le istanze di governo e di partito – si è fatto sentire con forza e passione in questa fiera.

Tra i molti dibattiti organizzati dalle donne, si è presentato il libro del collettivo femminista Genero con Clase, “Mujer, Género con Clase” (edito da Trinchera) che spiega l'importanza di coniugare socialismo e femminismo, anticapitalismo e antimperialismo in un'ottica di genere. Nella collana Bicentenario, il ministero della Cultura ha portato alla fiera il volume di Iraida Vargas Arenas “Mujeres en tiempos de cambio”, che analizza in prospettiva storica la lotta delle donne per l'autodeterminazione in Venezuela.

Tanti i fili di riflessione in questi dieci giorni di dibattiti, concerti e manifestazioni culturali tesi tra storia e presente. Temi che inquadrano la rivoluzione bolivariana nel contesto internazionale, a fronte della crisi della vecchia Europa e delle democrazie borghesi.

Tra novità e ristampe, la casa editrice Vadell Hermanos – ai cui libri ha dedicato particolare attenzione il presidente Maduro inaugurando la Filven - ha portato alla fiera la voce dei guerriglieri del secolo scorso - “Il Mir y la lucha armada”, di Alirio Liscano – analisi sui prodromi del chavismo, e un saggio di Sergio Rodriguez Gelferstein sulla “nascita del Venezuela come attore internazionale”, “La controversia entre Bolivar e Irvine”. Lo stand della storica casa editrice ha reso omaggio quest'anno al suo fondatore Manuel Vadell, recentemente scomparso, a cui Maduro ha intestato un programma di invito alla lettura.

Altri titoli hanno messo attenzione sui punti critici del continente, come “La Cuestión Colombo Venezolana”, del giornalista Miguel Pérez Pirela (Vadell Hermanos) o “Colombia laboratorio de embrujos”, del giornalista Hernando Calvo Ospina, edito da Resumen Latinoamericano con prologo di Ignacio Ramonet.

Visionaria, prospettica, intima o sarcastica, la poesia è stata celebrata in ogni spazio della Filven, a partire dal ricettario poetico “Sardinas para comerte mejor”, di Enrique Hernández de Jesús, con prefazione di Ernesto Villegas.

Il tema dell'identità del venezuelano – intesa come mescolanza di culture ma innervata in un nucleo solido e storicamente determinato, con proprie radici e permanenza – è stato al centro di alcuni dibattiti importanti, culminati con la presentazione del libro di Luis Britto Garcia, “El verdadero venezolano”, edito da Monte Avila e accompagnato dalle parole di Mario Sanoja Obediente.

Dopo la presentazione, il grande umorista politico Roberto Malaver ha scherzato con noi sul “filo dell'identità” e sui luoghi comuni diffusi da una classe media proiettata verso Miami, che descrive il venezuelano come pigro, truffatore e attaccabrighe. E lo ha fatto, come di consueto, giocando con le parole. “Io sono una di quelle persone di classe media – ha detto – che ha perso il filo. Quel filo che le donne venezuelane tenevano tra l'indice e il medio per cucire, e sono venuto qui per ritrovarlo. Però non sono d'accordo con Luis Britto: perché io sono un venezuelano di classe media, falso fino all'inverosimile...”

Significativa la mostra fotografica “Historia y rostros de la inmigración en Venezuela en el siglo XX” che illustra, con documenti inediti del Ministero degli Esteri venezuelano, l'arrivo di migranti di diversa nazionalità in Venezuela, e in particolare degli italiani. In un momento di grande attacco internazionale al socialismo bolivariano attraverso la cosiddetta “emergenza migranti alle frontiere”, contro chi erige muri e barriere e cimiteri marini, il Venezuela celebra le proprie radici, la propria cultura di accoglienza e i propri ideali.

Molto partecipato, al riguardo, il dibattito intorno al libro di Katu Arkonada e Paula Klachko. “Desde arriba desde abajo”, edito dal Minci. Un volume che illustra, dal punto di vista leninista e in una prospettiva latinoamericana scenari e orizzonti del cambiamento d'epoca nel continente, dalla resistenza ai governi popolari.

Davanti a noi, sedeva un uomo con una scarpa molto consumata, evidentemente vittima degli alti prezzi imposti dai commercianti in barba alle leggi vigenti. Come molte persone del popolo è venuto a comprarsi i libri, portandosi i bambini a cui la Filven ha dedicato molta attenzione. Vicino allo stand della rivista 4F, un piccolo capannello discute i contenuti degli articoli. Poco distante, un gruppetto mette insieme i soldi per comprare un corposo volume dello storico Vladimir Acosta sugli Stati Uniti, “El monstruo y sus entrañas”, edito da Galac.

Dal palco arrivano i tamburi di un ritmo afro, le parole antiche della rivolta dei cimarrones – gli schiavi in fuga dalle piantagioni – mischiate al canto degli operai migranti. In alcuni momenti, richiama la nostra vecchia canzone partigiana:“Fischia il vento e urla la bufera, scarpe rotte eppur bisogna andar: a conquistare la rossa primavera dove sorge il sol dell'avvenir”. (Geraldina Colotti)

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