Zaporizhzhia, le bombe sulla centrale atomica

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Zaporizhzhia, le bombe sulla centrale atomica

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Dopo l’oblio dell’attacco al Crocus da parte dei media d’Occidente, preoccupati solo di discolpare l’Ucraina dalle evidenti responsabilità, come peraltro accaduto varie volte  in passato – a parte eccezioni che confermano la regola – per altre azioni oscure di Kiev, anche l’attacco di droni alla centrale atomica di Zaporizhzhia è passato sottotraccia, come qualcosa di marginale.

L’attacco alla centrale di Zaporizhzhia e i topos delle guerre infinite

E ciò nonostante la gravità dell’accaduto: se l’attacco fosse riuscito al 100% poteva creare una nuvola radioattiva al confronto della quale quella di Chernoby sarebbe stata una barzelletta, essendo quella di Zaporizhzhia la centrale atomica più grande d’Europa.

Pochi e stringati gli articoli e, al solito, debordanti sciocchezze. Due casi esemplari, con Repubblica che, pur ricordando che la centrale atomica è da “due anni occupata dai russi”, riferisce che “Russia e Ucraina si accusano a vicenda”.

Al di là dell’ironia dei russi che si auto-bombardano e mettono a rischio radioattivo i propri soldati, va segnalato che quello di eludere le responsabilità ucraine evocando le accuse reciproche dei contendenti è ormai un topos abusato in questa guerra.

Un po’ come si usava per la guerra siriana: quando cadevano le bombe di Damasco si specificava il responsabile, se a bombardare erano i cosiddetti ribelli o non se ne parlava – come si fa anche per i missili ucraini che uccidono i civili del Donbass – oppure si usava una formulazione vaga, cioè si dava conto solo dell’esplosione e delle vittime.

Se abbiamo fatto l’esempio siriano è perché nell’occasione la presa della propaganda di guerra sui media mainstream è stata totalizzante, portando a compimento il processo del controllo della narrativa mainstream sui conflitti iniziato con l’invasione dell’Iraq, rispetto al quale uno dei consiglieri di Bush ebbe a dire: “Ora siamo un impero e, quando agiamo, creiamo la nostra realtà“.

Da allora, sugli avvenimenti che l’Impero ritiene essenziali i media di establishment sono stati chiamati a raccontare tale realtà, piuttosto che quella dettata dalle cose. Da cui aberrazioni come l’articolo de La7, che riferisce che a bombardare la centrale nucleare sono stati certamente i russi… tant’é.

Un attacco tanto folle, che mette a rischio l’Europa induce ancor più a pensare che l’Ucraina fosse implicata nell’attacco del Crocus, nel quale si è manifestata tanta pazzia assassina.

Al di là del particolare, pure agghiacciante, resta la guerra Ucraina e le diuturne lamentele per i fondi bloccati al Congresso Usa, che metterebbero a rischio di collasso la Difesa di Kiev.

In realtà, essa è già al collasso e quanti lamentano il blocco succitato lo sanno perfettamente. Solo non vogliono rinunciare ai cento miliardi di dollari in ballo, che andranno nelle casse dell’apparato militar industriale Usa, e alla loro guerra per procura contro la Russia.

La guerra ucraina, la fantasia al potere

Ne scrive anche Matthew Blackburn sul National Interest, rilevando come inviare altri aiuti a Kiev non cambierà la situazione, com’è accaduto per gli aiuti pregressi, risultati inutili. Eppure l’Occidente non fa che reiterare azioni e narrazioni sempre uguali a se stesse.

Di interesse un passaggio dell’articolo nel quale analizza le narrazioni usate per proseguire questa guerra: un “modello consolidato è la ripetizione del linguaggio binario moralistico. L’Occidente ‘non può lasciare che la Russia vinca’. L’’ordine basato sulle regole’ potrebbe venire meno. Poi c’è la nuova teoria del domino: se l’Ucraina cade, le orde russe si riverseranno più a ovest. La personalizzazione del conflitto su un uomo malvagio, Vladimir Putin, continua con la morte di Alexei Navalny. È una lotta manichea tra il bene e il male, la democrazia e l’autoritarismo, la civiltà e l’oscurità. Non può esserci ‘pace finché il tiranno non cade’. L’alleanza occidentale non deve vacillare nel suo impegno nei confronti dell’Ucraina”.

“Ciò che manca in tutto il discorso è il realismo. Qual è il reale equilibrio di potere tra le nazioni in guerra, e cosa si può concludere da due anni di dura competizione tra Russia e NATO? Non sorprende che i leader occidentali siano riluttanti ad ammettere che la terribile situazione che l’Ucraina si trova ad affrontare è legata ai loro fondamentali errori di valutazione riguardo alla Russia”, che gli hanno fatto perdere la guerra per procura.

“[…] La mancanza di realismo nel discorso occidentale è evidente. Esiste infatti il ??serio rischio che, invece di dare una lezione alla Russia e mettere Putin al suo posto, possa accadere il contrario. La Russia, infatti, sta istruendo l’Occidente su cosa significhi usare l’hard power e scatenare conflitti tra stati nelle condizioni del ventunesimo secolo? La Russia sta rendendo pubblica la sua versione di sovranità da grande potenza, in cui uno Stato unito, resiliente e incrollabile può sconfiggere la sovranità condivisa dell’UE e della NATO”.

Di ancor più grande interesse la conclusione dell’articolo: “Abbiamo tutti sentito l’obiezione secondo la quale semplicemente non ci si può fidare di Putin e che egli non vuole altro che la completa eliminazione dell’Ucraina come Stato indipendente. Tuttavia, la cieca continuazione del disfunzionale Piano A dell’Occidente [cioè la prosecuzione ad libitum della guerra ndr] non minaccia anch’essa la totale distruzione fisica dell’Ucraina? È per questo motivo che Papa Francesco ha invitato i leader occidentali a non ‘vergognarsi di negoziare prima che le cose peggiorino’”.

“Un nuovo approccio alla guerra in Ucraina non emergerà da proclami retorici e moralistici. Le sole parole non impediranno la vittoria russa. Ciò che serve è una chiara contabilità di ciò che può essere realisticamente ottenuto con i mezzi disponibili, nonché dei costi, dei rischi e dei benefici dei diversi scenari. Dopotutto, provare ciò che prima ha fallito in precedenza [cioè gli aiuti ndr] e aspettarsi risultati diversi non è una ricetta per il successo”.

 

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