Alessandro Di Battista - 'The Sea Watch Show'

Alessandro Di Battista - 'The Sea Watch Show'

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di Alessandro Di Battista*
 

“The Sea Watch Show” si è da poco concluso ma statene certi, usciranno presto nuove stagioni. In fondo è stato un successo per tanti e va replicato. A quanto pare stanno già girando il primo spin-off. Si chiamerà “Carola l'eroina” e ai soliti “giornaloni” foraggiati per anni dai Benetton non pare vero. Sanno già che intere pagine estive saranno dedicate alla raccolta firme per la temeraria Capitana per evitare che a qualcuno venisse in mente di raccogliere firme per far tornare la gestione delle autostrade allo Stato.


“The Sea Watch Show” è stato un successo. Vi hanno recitato politici di destra e di sinistra e hanno trovato finalmente la parte giusta. D'altro canto se avessero recitato in film sul lavoro, sui diritti sociali, sulla questione morale, sulle grandi opere inutili, sugli sprechi della politica, sulla politica estera, sul TAV, sui Benetton, sulle intercettazioni beh avrebbero lottato tutti quanti per avere la stessa parte: quella degli schiavi del sistema. Ma “The Sea Watch Show” gli ha dato la più grande opportunità: quella di differenziarsi, finalmente. In fondo a questo serve l'immigrazione, a dare la possibilità a politici da 30 anni uguali in tutto e per tutto di poter gridare “noi siamo diversi, popoluccio, dividetevi tra destra e sinistra”. Per questo i politici di professione non cercheranno mai di affrontare le cause dei flussi migratori. Non sia mai che l'unico tema che li distingue dovesse scomparire. In tal caso scomparirebbero loro. In “The Sea Watch Show” oltretutto sono tornati sulle scene politici-meteore della sinistra ormai professionisti della commozione a comando e a favor di telecamera. Li avessimo mai visti piangere e abbracciarsi quando gli arrivavano i bollettini di guerra dalla Libia dove morivano, per colpa loro e di chi ha avallato quella guerra ignobile, migliaia di civili, bambini inclusi. Ma lì le telecamere ce n'erano di meno e quei morti per qualcuno non sono mai morti. Quell'ignobile guerra è stata combattuta anche grazie ai “sovranisti” de noantri, quelli che chiedono il pugno duro in materia di immigrazione. “Affondate quella barca” dicono in diretta FB e noi ci dimentichiamo troppo in fretta quando in Parlamento le loro dita affondavano sul Sì alle guerre come ordinato dagli americani e dai francesi.


“The Sea Watch Show” è stato un successo. Pensateci, il PD ha tirato un bel sospiro di sollievo. Un suo sindaco è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta più sconvolgente che si ricordi, quella che riguarda gli affidi illeciti di molti bambini a Reggio Emilia, ma tutto questo è passato in cavalleria. Più leggo i dettagli dell'inchiesta e più mi viene da vomitare. Bambini strappati ai loro genitori e di fatto venduti (tanto paghiamo noi) ad altre famiglie dopo aver subito lavaggi di cervello e pseudo-torture. Pensate se fosse successo a un sindaco del Movimento 5 Stelle. Ma il sistema, quando fabbrica merda vera, si comporta come il Fight Club la cui prima regola è non parlare mai del Fight Club.


“The Sea Watch Show” è stato un grande successo. Non per le comparse però. Le comparse sono gli immigrati. C'è chi li detesta e chi li esalta ma nessuno di questi conosce la loro storia. Quelli sì che sono le vere vittime. Sfruttati da destra e sinistra e pagati con 17 giorni di cestini sul ponte di una nave che lì non doveva stare ma lì le conveniva stare. Se le centinaia di migliaia di euro che stanno arrivando oggi alla Sea Watch o per pagare le spese legali di una donna che, piaccia o non piaccia, ha violato leggi dello Stato mettendo in pericolo la vita di uomini di Stato, fossero utilizzate per costruire un ospedale, una scuola in Africa statene certi, l'Africa ne gioverebbe. E ne gioverebbe ancor di più se coloro che si definiscono di sinistra, al posto di esaltare l'accoglienza, sostenessero quei movimenti politici panafricani che lottano ogni giorno contro le classi dirigenti africane (le più corrotte del mondo) e per vedersi garantito il diritto dei diritti: quello di poter stare a casa propria! Ma combattere al loro fianco non fa comodo al sistema. E chi prova a farlo si becca insulti da destra, da sinistra e dal centro. Un giorno sei fascista perché vuoi bloccare questo spregevole business, un altro comunista perché parli di disarmo e gestione nonviolenta dei conflitti. Il terzo giorno diventi un pericoloso populista perché osi prendertela con la Francia e con le sue politiche neo-coloniali.


“The Sea Watch Show” è stato un successo e lo saranno anche le prossime stagioni. Per lo meno fino a quando noi cittadini non decideremo di non dargli più ascolti e ascolto. Quando andremo in profondità scegliendo di affrontare le cause dell'immigrazione le scenografie messe su dal sistema crolleranno. Attorucoli e mediocri registi si dovranno trovare un altro lavoro e le comparse diventeranno protagoniste e lo faranno, finalmente, a casa loro perché l'Africa è casa loro.

*post Facebook del 02/07/2019

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