Attaccata una seconda barca della Global Sumud Flotilla
Redazione di Contropiano, 10 settembre 2025
Un’altra imbarcazione della Global Sumud Flotilla è stata attaccata da un drone in acque tunisine. Attendiamo pazientemente che qualche complice del genocidio – parlamentare o «giornalista» che sia – ci venga a raccontare che è «un giallo», «un mistero», o «un semplice incidente a bordo».
E’ a questo punto molto chiaro che Israele ha deciso di attaccare la Flotilla già a grande distanza da Gaza. Non solo per “intimidire”, ma per “sfoltire” il gruppo, in modo da non avere decine di imbarcazioni da colpire tutte insieme quando dovrebbero arrivare a destinazione (nota supplementare: il mare di Gaza è “acque territoriali palestinesi”, non israeliane).
Non per bontà d’animo – è tassativamente escluso che Netanyahu, BenGivr, Smotrich o i generali ne siano dotati – ma per una preoccupazione politica minimale: attaccano un folla di obiettivi civili molto vicini tra loro sarebbe più probabile ammazzare un numero di attivisti assolyamente ingiustificabile anche per gli specialisti dell’hasbara.
Nell’attacco di questa notte non ci sono state vittime o feriti, viene specificato.
“Confermiamo che il 9 settembre un’altra imbarcazione della nostra flotta – la ‘Alma’ – è stata attaccata da un drone mentre era attraccata in acque tunisine“, si legge in un comunicato pubblicato dalla Gsf sui suoi canali social.
“L’imbarcazione, battente bandiera britannica, ha subito danni da incendio sul ponte superiore. L’incendio è stato successivamente spento e tutti i passeggeri e l’equipaggio sono al sicuro. È attualmente in corso un’indagine e, non appena saranno disponibili ulteriori informazioni, saranno pubblicate immediatamente“.
“Questo è il secondo attacco di questo tipo in due giorni. Questi ripetuti attacchi si verificano durante l’intensificarsi dell’aggressione israeliana contro i palestinesi a Gaza e sono un tentativo orchestrato per distrarre e far deragliare la nostra missione. La Global Sumud Flotilla continua imperterrita. Il nostro viaggio pacifico per rompere l’assedio illegale di Israele su Gaza e dimostrare incrollabile solidarietà con il suo popolo prosegue con determinazione e risolutezza“.
“Nonostante l’attacco di ieri sera a una delle nostre imbarcazioni, la Global Sumud Flotilla (Gsf) rimane risoluta e imperterrita. Ci stiamo preparando a partire da Tunisi, in attesa degli ultimi controlli meccanici, delle valutazioni meteorologiche e della preparazione dei partecipanti“.
Lo afferma la stessa Gsf in un comunicato pubblicato sui suoi canali web. “L’aggressione che abbiamo subito non può in alcun modo essere paragonata agli orrori quotidiani che i palestinesi affrontano sotto la brutale occupazione, i bombardamenti e il blocco imposto da Israele“.
“Partiamo per questa missione. Nessun atto di aggressione ci fermerà. Nei prossimi giorni la flottiglia sarà unita in mare nella nostra missione per rompere l’assedio, porre fine al genocidio e stare al fianco del popolo palestinese nella sua giusta lotta per la libertà“, dichiara Saif Abukeshek del membro comitato direttivo Gsf.
Si deve sottolineare che la barca attaccata batte bandiera britannica. Ovvero il paese forse più filo-sionista del vecchio continente, quello che arresta centinaia di attivisti di qualsiasi età che protestano contro Israele.
Si tratta di un attacco contro una imbarcazione civile, assolutamente disarmata, per di più in acque internazionali a migliaia di chilometri da Israele. Secondo il diritto internazionale e i normali rapporti tra Stati è un atto di pirateria che equivale ad una dichiarazione di guerra.
Naturalmente Londra farà finta che quella barca non sia una propria zolla di “territorio sovrano”, proseguendo nella persecuzione dei solidali che denunciano il genocidio dei palestinesi. Ma questo attacco dimostra che per il governo di Tel Aviv non esistono, o quanto meno non contano nulla, neanche “i complici”.
L’unica relazione che ricercano è quella di dominio su chiunque, con giustificazioni da delirio psichiatrico come “la volontà di un dio” che avrebbe eletto una tribù di pecorai – circa 4.000 anni fa – a “popolo privilegiato” sul resto del mondo.
Chiacchiere metafisiche, ovviamente, con cui si maschera un suprematismo razzista dagli interessi concretissimi nel presente.