"Exxon Mobil sta violando la sovranità del Venezuela e il diritto internazionale"
Fabio Marcelli, giurista internazionale: "La scelta della Exxon Mobil sull'Esequibo risponde a un intento di destabilizzazione nei confronti di un governo che si è ribellato alle regole delle elité transnazionali"
di Fabrizio Verde
Fabio Marcelli, giurista internazionale e curatore di un blog su il Fatto Quotidiano, fa luce ai lettori dell'AntiDiplomatico su una vicenda molto importante ma, proprio per questo, taciuta dai media a cui in troppi, purtroppo, continuate ad affidarvi per "informarvi". Parliamo delle violazioni gravi di Exxon Mobil sui diritti di sovranità del Venezuela su un’ampia zona frontaliera con la Guyana, il cosiddetto Esequibo, vasto 160.000 kmq e apparentemente ricco di risorse, specie petrolifere.
La storia, scriveva Marcelli pochi giorni fa su il Fatto ha dimostato il ruolo giocato dalla United Fruit rispetto al golpe in Guatemala nel 1954, quello di Anaconda, Itt ed altre rispetto al golpe del Cile nel 1973, o a quello dell’Anglo Iranian Oil Company rispetto al rovesciamento di Mossadeq in Iran nel 1953. "In tutti questi casi le multinazionali si sono avvalse della collaborazione dei servizi segreti occidentali, specie la Cia. Per questo non può affatto sorprendere la denuncia del ruolo assunto da Exxon Mobil contro il governo venezuelano, espressa dal presidente Maduro di recente. Come negli altri casi ancora una volta, si tratta di finanziare una campagna politica volta a spodestare un governo che, a differenza di quelli che lo precedettero fino all’avvento di Chavez nel 1998, si è adoperato per recuperare le ricchezze naturali che spettano al popolo venezolano per utilizzarle a beneficio della popolazione in un’ottica di cooperazione internazionale con gli altri governi latinoamericani e del resto del mondo".
"Il governo della Guyana sta agendo unilateralmente di concerto con la multinazionale petrolifera statunitense Exxon Mobil per sfruttare le risorse energetiche dell'area dell'Esequibo. Si tratta di una violazione del diritto internazionale dato che l'Accordo stipulato da Venezuela e Regno Unito il 17 febbraio 1966 in vista del conseguimento dell'indipendenza da parte della Guyana stabiliva a chiare lettere la necessità di un accordo fra le Parti e il congelamento di qualsiasi attività unilaterale prima del raggiungimento di tale accordo. Va inoltre tenuto conto del principio di diritto internazionale dell'uti possidetis, recepito dall'art. 10 della Costituzione della Repubblica Bolivariana di Venezuela, secondo il quale nella definizione del territorio venezuelano va tenuto conto di quelli che erano i confini della Capitania general de Venezuela all'epoca del dominio coloniale spagnolo".
"Le ingerenze delle multinazionali negli affari interni dei Paesi latinoamericani e del resto del mondo costituiscono purtroppo una costante degli ultimi due secoli di storia. Non v'è dubbio che la scelta della Exxon Mobil risponda, oltre che ai suoi interessi particolari, a un intento di destabilizzazione più generale nei confronti di un governo che ha dimostrato di non volersi piegare alle tradizionali regole di sottomissione e cooptazione delle élites locali da parte del capitale transnazionale".
Certamente l'ALBA costituisce un esperimento di importanza fondamentale che andrebbe recepito a livello europeo. Vedo due possibili strade in tale senso. Una rifondazione dell'Unione europea che da tempo ha abbandonato qualsiasi velleità di intervento sociale e di solidarietà tra i popoli e la creazione di un'organizzazione informata ai principi dell'ALBA fra i Paesi che ci stanno, in particolare dell'area mediterranea.
La vicenda greca, che non è affatto conclusa, ha avuto fra gli altri il merito di evidenziare la logica di sopraffazione totale fatta propria dai centri di potere dell'Unione europea. L'esempio dei popoli latinoamericani è importante perché dimostra come, anche in situazioni economicamente e socialmente più arretrate della nostra, sia possibile rovesciare il dominio neoliberista e mettere il mercato al servizio dei popoli e non già il contrario, come purtroppo avviene da noi.