Il caso delle madri palestinesi detenute in isolamento da Israele

Il caso delle madri palestinesi detenute in isolamento da Israele

Sono oltre 5.500 i prigionieri palestinesi che languono nelle carceri del regime sionista

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Un dramma nel dramma, ma che non fa notizia perché si tratta di abusi perpetrati dall’occupante Israele nei confronti di cittadini palestinesi. In questo caso due donne. La cui sorte, evidentemente, non sta a cuore chi ogni giorno, a parole, dice di lottare per i diritti delle donne. Utilizzando però temi innocui che non fanno nemmeno il solletico ai potenti o allo status quo. 

 

Due madri palestinesi sono detenute in isolamento in Israele senza accesso alle cure mediche, secondo le loro famiglie e un attivista per i diritti umani.

 

Dopo quasi quattro settimane di isolamento, la scorsa settimana Muna Naddaf dell'associazione Addameer Prisoners Support e Human Rights Association è riuscita a visitare le due donne nella prigione di Al Jalameh vicino alla città di Haifa.

 

"La cella in cui sono detenute le due prigioniere non è adatta alla vita umana", ha denunciato Naddaf all'Agenzia Anadolu

 

Fadwa Hamadah, 34 anni, è stata arrestata dalle forze israeliane nell'agosto 2017 per un presunto tentativo di pugnalare i soldati israeliani. È stata condannata a 10 anni di carcere.

 

Jihan Hashemah, 36 anni, è stata arrestata nel 2016 vicino al checkpoint militare di Qalandia a nord di Gerusalemme con accuse simili. La sua pena detentiva è di quattro anni.

 

All'inizio di giugno, le autorità della prigione di Damon ad Haifa hanno trasferito le due donne in una cella di isolamento a seguito di un incidente con le guardie carcerarie. Successivamente sono state trasferiti nella prigione di Al Jalameh, dove sono ancora tenute in isolamento.

 

Le condizioni di prigionia sono inumane: "Le telecamere di sorveglianza sono installate nella cella in cui si trovano Fadwa e Jihan, il che viola la loro privacy", ha spiegato Naddaf.

 

"Le telecamere possono riprenderle se vogliono fare la doccia o usare il bagno in quanto il bagno della cella non è separato da una porta."

 

“La legge prevede che il tempo massimo di isolamento non superi i 14 giorni, con una pausa di sette giorni dopo la prima settimana. Ma questo non è accaduto con Fadwa e Jihan", ha detto Naddaf.

 

"Sono state tenute in isolamento dall'8 giugno e gli è stato negato il diritto di uscire nel cortile della prigione, prendere il sole e l'aria all'aperto per 25 giorni".

 

Le famiglie delle due detenute hanno espresso preoccupazione per la loro salute in isolamento. 

 

"Fadwa soffre di ipertensione da quando è stata arrestata", ha detto suo marito Monther Hamadah all'Agenzia Anadolu. "Le autorità carcerarie israeliane non le hanno dato alcun tipo di medicina da quando è stata messa in isolamento".

 

Fadwa è una madre di cinque figli, il più giovane dei quali ha tre anni. Nemmeno l’epidemia di Covid-19 ha cambiato la situazione, con il marito che non ha più potuto far visita alla consorte dallo scorso mese di marzo. La figlia minore di Fadwa, Maryam, conosce sua madre attraverso le foto.

 

Hamadah ha affermato che Maryam è stata autorizzata dalle autorità carcerarie israeliane a visitare sua madre per la prima volta quando aveva due anni, quasi due anni dopo la detenzione di Fadwa.

 

Jihan, una madre di tre figli, soffre di diverse malattie croniche come iperlipidemia, problemi alla ghiandola tiroidea e lesioni alle gambe dopo che le hanno sparato i soldati israeliani, secondo sua madre.

 

"La figlia di Jihan, Farah, ha una disabilità e ha bisogno di cure speciali", ha detto Hashemah, madre di Jihan, che ha visitato sua figlia Jihan in carcere per l'ultima volta a gennaio.

 

Naddaf ha dichiarato che la sua associazione ha fatto domanda all'amministrazione carceraria per migliorare le condizioni delle due donne prigioniere e porre fine al loro isolamento.

 

L’agenzia Anadolu ricorda che attualmente sono oltre 5.500 i palestinesi che languono nelle carceri situate in Israele, secondo fonti ufficiali palestinesi.

 

Questi gravi abusi però non trovano spazio sulla nostra stampa libera. A commetterli non è qualche paese dell’Asse del Male, ma Israele, “l’unica democrazia del Medio Oriente”. 

 

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