Il Giappone consegna ad Abe il suo futuro

Il Giappone consegna ad Abe il suo futuro

Conquistata anche la Camera alta, il destino del paese è nelle mani del premier

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di Alessandro Bianchi

Dopo l'umiliazione subita nel suo primo mandato nel 2007, la netta vittoria di domenica scorsa alla Camera alta del Parlamento giapponese sancisce il clamoroso ritorno politico del premier Shinzo Abe. Del resto, l'affermazione nelle elezioni generali del dicembre 2012 erano state più il frutto della frammentazione e debolezza del partito democratico di Noda che un attestato di fiducia da parte degli elettori verso la sua figura. La forte leadership dimostrato nei primi mesi di governo, soprattutto in relazione al piano economico denominato “Abenomics”, ha conquistato tuttavia il popolo nipponico ed ora Abe ha tutti i numeri per concludere la sua agenda.
 
Senza più opposizione interna. La camera alta del Parlamento, che si rinnova per la metà dei suoi seggi ogni tre anni, era in mano al partito democratico e la coalizione al potere del Ldp e di Nuovo Komeito aveva bisogno di 63 seggi per invertire la maggioranza. Il partito di Abe è andato oltre: con i 76 seggi ottenuti, sommati ad i 59 conquistati nel 2010, il partito liberal-democratico ha assunto una posizione dominante sul processo legislativo di entrambe le camere, ma non sufficiente per governare comunque senza il supporto di Nuovo Komeito. 
Dopo i cinque anni al potere che avevano interrotto un dominio cinquantennale del LDP, il partito democratico continua nel suo crollo verticale: perdendo 27 dei suoi seggi,  la sinistra giapponese scende per la prima volta da quando il partito si è costituito nel 1996 sotto i 20 seggi conquistati (17). Gli altri due partiti minori ad ottenere rappresentanza, il Japan Restoration Party (JRP) guidato dal sindaco di Osaka, ed il Your Party, un partito che porta avanti istanze locali,  hanno per molti punti un programma politico vicino alle idee di Abe.
Il risultato delle elezioni dimostra poi come gli oppositori chiave di Abe e delle sue riforme non hanno il peso politico per arginare l'Abenomics. Emblematico è il tonfo della potente lobby Japan Agriculture (JA), una volta vicina al LDP ed allontanatasi dalle politiche di Abe dopo la decisione dello scorso marzo da parte del governo di partecipare alle discussioni per il Trans-Pacific Partnership (TPP), un accordo di libero mercato regionale che minerebbe le condizioni di vita dei contadini giapponesi.
 
Le implicazioni politiche delle elezioni sono già chiare. Nella conferenza stampa di domenica notte, il premier Abe ha indicato come sua unica priorità la ripresa economica. Cavalcando il desiderio pubblico per crescita ed occupazione, il premier ha dichiarato che utilizzerà la stabilità politica ottenuta per perseguire questo obiettivo di fondo, non rispondendo invece su chi lo incalzava sulla revisione della costituzione pacifista, una delle sue promesse di campagna elettorale. Il segretario generale del LDP, Shigeru Ishiba, è andato oltre affermando come la nazione abbia bisogno di un'attenta e piena conversazione sulla revisione costituzionale e che il suo partito non altererà il sentimento del popolo giapponese, che a maggioranza si è schierato contro una tale eventualità. 
Molti commentatori, tuttavia, sono convinti che, con i voti certi di JRP e Your Party, Abe cercherà di limare l'opposizione di Nuovo Komeito, che ha il supporto della maggiore organizzazione buddista del paese, Soka Gakkai, ostile alla modifica dell'art. 9 della Costituzione, ed ottenere quei due terzi dei voti necessari per eliminare gli impedimenti al riarmo imposti dopo la seconda guerra mondiale.
La questione è di fondamentale importanza per la tenuta del flebile equilibrio con i paesi vicini, in particolare Cina e Corea del sud. Il conflitto in corso con entrambe per la sovranità di alcune isole nel mar cinese meridionale è esasperato dalle dichiarazioni di Abe e da alcuni membri del suo governo sul ruolo del Giappone nella seconda guerra mondiale e le frequenti visiti al tempio di Yasakuni, dove sono sepolti molti criminali di guerra di quel periodo. Il 15 agosto, anniversario della fine della seconda guerra mondiale per il Giappone, sarà una data fondamentale: se Abe, come lasciato intendere si recherà a rendere omaggio a Yasakuni, le tensioni potrebbero nuovamente crescere e la questione della revisione costituzionale assumere connotati sempre più importanti per gli equilibri geopolitici dell'area.
Al contrario se il Giappone, come fatto intendere recentemente dal primo ministro Ishiba che ha invitato tutti i paesi asiatici a prestare maggiore attenzione alle sensibilità altrui, dovesse assumere, a partire dal viaggio che Abe si appresta a fare in Filippine, Malesia e Singapore, un approccio più diplomatico, si potrebbero aprire scenari diversi anche con Corea del sud e Cina. 
Abe, del resto, è concentrato sulla stesura definitiva dell'agenda di sicurezza: il National Defense Program Guidelines (NDPG), che dovrà fornire l'interpretazione definitiva del Giappone sul concetto di legittima difesa, una questione a lungo dibattuta per le operazioni all'interno delle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite ed insieme alle truppe statunitensi, e che è alla base, insieme alla revisione pacifista della costituzione, delle relazioni future con Washington e della presenza internazionale futura del paese.
 
L'Abenomics: la priorità. Dopo “il decennio perso” dal circolo vizioso di deflazione e recessione, l'obiettivo principale dell'esecutivo di Abe resta l'economia e la conclusione di un percorso coraggioso. Come ha precisato lo stesso primo ministro, la sua riforma economica si compone di tre frecce complementari: una politica monetaria espansiva, un forte stimolo fiscale e politiche per la crescita. Tra queste, l'ultima rimane ancora controversa ed in fase di realizzazione: la prospettiva di riforme strutturali dal lato dell'offerta, con l'obiettivo di rendere più flessibile uno dei mercati del lavoro più rigido al mondo, ha generato molte speranza tra investitori e mercati finanziari. Ma con la Camera Alta controllata dai democratici, i partiti d'opposizione erano in grado di ritardare l'azione dell'esecutivo. Ora Abe ha i numeri per l'accelerata finale.
Con le prime due frecce già scagliate, il premier giapponese deve convincere gli investitori che sarà in grado di concludere la sua agenda ed impedire una corsa alla equity ed ai mercati dei bond che potrebbe vanificare gli ottimi risultati ottenuti fino ad ora. Il primo importante banco di prova sarà la decisione che l'esecutivo deve prendere sulla tassa sui consumi entro l'aprile 2014: l'aumento già previsto senza riforme strutturali potrebbe infatti interrompere il sentiero della crescita intrapreso. 
 
Abe è oggi in una posizione di forza che non si vedeva dai tempi di Junichiro Koizumi, ma l'elettorato giapponese è il più volatile ed il meno ideologico del mondo. E con un'affluenza del 53% nelle ultime elezioni, il premier potrebbe presto accorgersi di avere meno supporto pubblico di quello che pensa.

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