Il razzismo proprio delle società occidentali
di Federico Giusti
In queste ore leggiamo dichiarazioni farneticanti, un ministro che giustifica l’attacco di Israele all’Iran parlando di bombe atomiche inesistenti ma non di quelle che probabilmente da anni si trovano in Israele, giornaliste ad invocare le bombe americane e l’aiuto della UE “contro il regime iraniano! per costruire un’alternativa politica di stampo occidentale, analisti che evidenziano l’importanza della cacciata di Assad potendo rifornire in volo sulla Siria i caccia israeliani.
Basterebbe riservare attenzione ai particolari per trarre una sorta di Bestiario dei luoghi comuni a giustificazione dell’ennesima aggressione militare di Israele fino alle continue giravolte del giornalismo italiano che aborra, anche a sinistra, l’uso del termine genocidio per descrivere quanto avviene in Palestina con oltre 60 mila civili uccisi, un terzo dei quali bambinie.
Ci sentiamo con la solita spocchia eredi non solo dell’Illuminismo e della Rivoluzione del 1789 ma anche di una visione occidentale centrica e quindi pensiamo di poter impartire ogni genere di lezione al mondo dall’alto della nostra civiltà che ha tuttavia innumerevoli macchie ad esempio il nazi fascismo.
Esiste poi una sorta di corso e ricorso della storia con la classe operaia che volta le spalle a chi l’ha delusa e aggirata come la sinistra liberal e democratica, avvenne nel 1933 e accade oggi negli Usa con Trump e in Europa con gli ampi consensi alle destre. Potremmo sintetizzare la nostra analisi ricordando che a spianare le porte al fascismo 4.0, al razzismo siano le politiche intraprese negli ultimi decenni, il dominio della finanza e la cultura neoliberista, gli incalcolabili danni fatti da Blair con la terza via o da Renzi o da tutte le giravolte che hanno portato all’attuale Partito democratico si toccano con mano solo ora.
Il rapporto tra crisi economica e svolta autoritaria, ergo il fascismo, non si ripresenta con le medesime forme storiche ma resta una chiave di lettura da prendere in seria considerazione con tutte le differenze rispetto al passato. Non siamo davanti a una teoria di sovvertimento dell’ordine liberale ma semmai l’ascesa al potere avviene tramite elezioni democratiche (con i votanti ridotti alla metà degli aventi diritto), si depura mediaticamente l’immagine dei vincitori per scongiurare ogni associazione con idee estremiste, i riferimenti ideologici vengono rivisti cancellando ogni autore insurrezionalista o presunto tale, l’ideologia nazionalista e reazionaria necessita del richiamo costante ai valori della patria, i programmi di storia ed educazione civica nelle scuole vengono rivisti profondamente per distruggere ogni forma critica e aperta del sapere incutendo quel rispetto verso il potere che alla occorrenza diventa impunità e libero arbitrio dei dominanti. E la storia da studiare, l’unica che conta per capirci, è quella dell’Occidente o dell’antichità spazzando via il colonialismo.
Il potenziale fascista dei nostri giorni non è un soggetto asociale o degenerato, in teoria non è incline alla violenza che viene invece demandata agli apparati repressivi statali per dotarli di poteri maggiori e di impunità. Al contempo giustifica le svolte securitarie per tutelare i valori assoluti come la difesa della proprietà privata e della liberà di impresa, alla fine sono pronti a rinunciare ad ogni invettiva contro le plutarchie finanziarie sapendo che devono mettersi al loro fedele servizio.
A nostro avviso è ancora attuale l’analisi di Bloch sulla Germania prenazista tra lavoratori risentiti e incattivi e sfruttatori preoccupati di perdere il loro potere e una narrazione ingannevole con un richiamo ad una società semplice, rurale e romantica mai esistita nella storia.
E alcuni tratti di ritorno ad un passato edulcorato sono parti essenziali del messaggio di Trump agli elettori Usa, a quella classe operaia bianca che si crede vittima della globalizzazione (alimentata proprio da chi hanno votato), dell’immigrazione, delle delocalizzazioni produttive fino a considerare la cultura green come espressione del male assoluto, la esperienza razzializzata della classe con uno stretto legame tra razzismo e nazionalismo. E scopriamo che la difesa di ufficio della classe operaia può avvenire secondo principi e pratiche antitetiche a quelle del marxismo, una liberazione non di tutti gli sfruttati ma solo di una parte di loro che poi si identifica negli autoctoni; quindi, una difesa ideologica che nasce non da principi inclusivi di miglioramento sociale ed economico ma si afferma da subito come guerra tra poveri. Sono quindi assai lontani i tempi nei quali Lenin accusava l’imperialismo sociale e la aristocrazia del lavoro o le ideologie delle classi dominanti. Forse potremmo evidenziare come non ci possa essere difesa della classe senza i valori e le pratiche di solidarietà attiva, senza diffondere una coscienza tra i diseredati che li renda immuni dai richiami del razzismo e di ogni becera semplificazione della realtà della quale esponenti politici con un passato nella sinistra comunista sono oggi emblema.
Solidarietà di classe e non identità e appartenenza, attenzione a non restare imbrigliati nei richiami ideologici che sembrano indispensabili per serrare le file e costruire un argine rispetto alla crisi e alla nostra debolezza, quando poi nella realtà vanno a costruire pericolosi steccati, quelli cari alle destre e alle culture del razzismo 4.0.
Ci sono momenti della storia nei quali movimenti forti e radicati vengono spazzati via da minoranze organizzate, avvenne con la violenza squadrista de fascismo prima e del nazismo dopo contro le organizzazioni sindacali, sociali e politiche comuniste e socialiste, è accaduto in anni recenti negli Usa con la mobilitazione antirazziste e antisistemiche messe in un angolo dalla Repressione statale e dall’avvento delle cospirazioni di destra di aperto sostegno a Trump.
Ogni riferimento al fascismo attuale deve partire dall’analisi oggettiva della realtà, dei fenomeni economici e sociali altrimenti si ripresenta una critica da barzelletta, altrettanto vero è il riferimento a una interpretazione dell’oggi utilizzando anche altre categorie, oltre a quelle canoniche, ad esempio tutti gli studi che uniscono la critica al razzismo a una visione classista della realtà ricordando che il fascismo razziale è arrivato ben prima del nazi fascismo. Ed è con quel fascismo razziale nelle sue molteplici sfaccettature che oggi urge fare i conti senza alibi e scorciatoie di sorta.
Riferimenti bibliografici
Alberto Toscano Tardo fascismo Derive Approdi 2023
Oiza Q. Obasuyi Lo sfruttamento della Razza Derive Approdi 2025