Iran, il TNP e le violazioni di Israele

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Iran, il TNP e le violazioni di Israele



di Sandrino Luigi Marra


Nel 1968 il Trattato di non proliferazione nucleare esprimeva considerazioni, doveri ed obblighi delle potenze nucleari del tempo e di quelle che sarebbero potute seguire poi. Costituito da 12 articoli entrò in vigore nel 1970. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica fu istituita invece nel 1957.

L’Agenzia aveva ed ha il potere, nel tempo ampliato del poter controllare i siti nucleari ad uso civile, ma anche controllare i siti di stoccaggio di materiale fissile e dunque i siti che possono essere militari. La parte iniziale che segue è stralciata dall’originale dichiarazione presente nella Gazzetta Ufficiale del nostro paese con l’aggiornamento dei paesi aderenti al 1991, ove l’Iran ha ratificato l’adesione il 2 febbraio 1970 con l’entrata in vigore dal 5 marzo 1970, ricordando che Israele non ha mai aderito al trattato ed è possessore di armi nucleari. Segue poi l’articolo 10 del trattato:

 Gli Stati firmatari di questo Trattato, d’ora in poi chiamati «Parti» del Trattato,

considerando la catastrofe che investirebbe tutta l’umanità nel caso di un conflitto

nucleare e la conseguente necessità di compiere ogni sforzo per stornarne il pericolo

e di prendere le misure atte a garantire la sicurezza dei popoli;

ritenendo che la proliferazione delle armi nucleari accrescerebbe seriamente il pericolo di conflitto nucleare;

attenendosi alle risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che auspicano la conclusione di un accordo per prevenire l’ulteriore disseminazione delle armi nucleari;

impegnandosi a collaborare nel facilitare l’applicazione delle garanzie dell’Agenzia

internazionale dell’energia atomica nel campo dell’utilizzazione dell’energia nucleare a scopi pacifici;

esprimendo il loro appoggio alla ricerca, allo sviluppo e agli altri sforzi per promuovere l’applicazione, nel quadro del sistema di garanzie dell’Agenzia internazionale

dell’energia atomica, del principio di un efficace controllo del flusso delle materie

prime e dei materiali fissili speciali mediante l’impiego di strumenti e di altre tecniche in determinati punti strategici;

affermando il principio secondo cui i benefici dell’applicazione pacifica della tecnologia nucleare, compresi i derivati di ogni genere, che le Potenze nucleari possono

ricavare dallo sviluppo di congegni nucleari esplosivi, devono essere resi accessibili

per scopi pacifici a tutte le Parti, siano esse o meno militarmente nucleari;

Articolo X

Ciascuna Parte, nell’esercizio della propria sovranità nazionale, avrà il diritto di

recedere dal Trattato qualora ritenga che circostanze straordinarie, connesse ai fini di

questo Trattato, abbiano compromesso gli interessi supremi del suo paese. Essa dovrà informare del proprio recesso tutte le altre Parti ed il Consiglio di sicurezza delle

Nazioni Unite, con tre mesi di anticipo. Tale comunicazione dovrà specificare le circostanze straordinarie che la Parte interessata considera pregiudizievoli ai suoi interessi supremi.

 

Cosa sta a significare ciò? Significa che Israele bombardando le installazioni nucleari civili di uno stato aderente al Tnp, posto sotto il controllo dell’Aiea ha simultaneamente violato il diritto internazionale, la Carta Onu, ed ogni principio di proporzionalità. Ma in modo particolare ha fornito la perfetta giustificazione giuridica all’Iran per poter uscire dal trattato, secondo l’articolo dieci, ed avere così in pieno diritto internazionale il poter sviluppare l’arma nucleare senza alcun controllo, e senza alcun vincolo giuridico internazionale, nel pieno rispetto come detto del diritto internazionale a cui si può aggiungere il diritto alla difesa da una aggressione esterna. E pensare che nel 2003 la Corea del Nord invocò per motivi molto meno importanti, l‘uscita dal Trattato e tre anni dopo aveva la sua bomba in regime di legalità internazionale. E mentre con l’attacco del 12 e 13 giugno Israele ha di fatto regalato all’Iran la strada giuridica legale per costruire la sua bomba, gli Stati Uniti con l’azione di qualche giorno fa si sono resi complici ed attori, alla pari con Israele se non peggio, di una delle peggiori catastrofi diplomatiche viste negli ultimi 30 anni, con in più essere stati seduti al tavolo delle trattative nel momento stesso del bombardamento dichiarando, farsescamente, di non essere coinvolti, divenendone addirittura poi attori.

Oltretutto si ledono anche altri diritti internazionali, in quanto Trump aveva dichiarato altri attacchi ancora più brutali se l’Iran non avesse firmato l’accordo nucleare in discussione, ovvero costringere con la forza un paese a firmare un accordo, che ora non potrà firmare per forza di cose. E non lo firmerà o non potrà firmarlo poiché se lo dovesse fare si creerebbe un precedente: qualsiasi Stato nucleare potrà bombardare un vicino per ottenere concessioni politiche o altro a proprio ed esclusivo favore. Eppure l’Iran nonostante sia discutibile, nonostante controversie di varia natura anche sui diritti umanitari, rimaneva sotto il regime di salvaguardia dell’Agenzia atomica. I suoi impianti di arricchimento, erano sottoposti ad ispezioni internazionali regolari, da cui non si sono ritrovate irregolarità, non si sono mai opposti ai controlli, ed anche quando ci sono stati momenti di disaccordo hanno permesso sistematicamente i controlli. Ma è discutibile non solo l’attacco agli impianti, è discutibile “l’uccisione” di scienziati che lavoravano in un contesto legale, ucciderli ha significato aver trasformato il nucleare civile in militare, andando a ledere ancor più il diritto internazionale.

L’Iran ha ora 90 giorni, secondo l’articolo 10 del Trattato per ritirarsi dal Tnp, e dal momento del ritiro l’Iran nucleare non sarà più uno “stato canaglia”, ma uno Stato sovrano che si difende in una realtà dove la forza sembra aver sostituito il diritto, ed avrà indiscutibilmente il diritto internazionale dalla sua parte. E nel mentre l’Europa si limita ad appelli alla moderazione, senza fare alcun accenno all’accordo del 2015 che toglieva le sanzioni all’Iran e lo reintegrava nel contesto internazionale. Accordo che fu un capolavoro di diplomazia europea (stracciato da Trump nel 2018) e su cui si erano costruite le prime importanti basi di discussione con l’Iran “politico” e con cui ci si poteva sedere a pieno diritto al tavolo dell’accordo di qualche settimana addietro facendo da “freno” alle azioni degli USA. Ma cosa dire, una Europa inetta, con una guida politica di incapaci, senza un orizzonte futuro, senza alcuna visione e capacità diplomatica la quale, a Gaza come in Iran, sta a guardare e al massimo pigolare qualche istante frasi sconnesse e senza senso non ha fatto altro come detto da Pino Arlacchi: “Netanyahu, Trump e l’Europa hanno appena aperto il vaso di Pandora nucleare. Le conseguenze di questa irresponsabilità ricadranno sulle prossime generazioni”.

Concludendo si è dato diritto e sovranità a quella che viene definita dittatura, concedendogli ufficialmente lo spazio di azione futuro e legale, ma forse c’è da riflettere su un vecchio ironico eufemismo “il bue che chiama cornuto l’asino”.

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