Iran-Israele: il Venezuela condanna violazione sovranità iraniana, l'Argentina esalta attacchi "chirurgici"
Mentre Maduro difende la Carta ONU contro le minacce a Khamenei, Milei si fa profeta della guerra: glorifica Israele e il suo "lavoro sporco", ammettendo che l'Occidente si fonda sulla violenza
di Fabrizio Verde
"Dove sta andando il sistema delle Nazioni Unite?" La domanda infuocata di Nicolás Maduro riecheggia nel palazzo presidenziale venezuelano. Il presidente bolivariano condensa nella sua accusa tutta la gravità dell'attacco israeliano del 13 giugno all'Iran, definendolo "illecito, immorale e criminale" durante una conferenza stampa. "Quello che sta accadendo contro l'Iran è un piano per fasi: prima distruggere Gaza, poi il Libano, poi la Siria", denuncia, puntando il dito contro le minacce del ministro della Difesa israeliano Katz al leader supremo iraniano Khamenei: "Inaccettabile che si minacci un capo di Stato di un paese con 90 milioni di abitanti". Il suo monito all'ONU suona come un disperato allarme: "Dove vogliono portare il mondo? Verso una terza guerra mondiale nucleare?".
A 5.000 km di distanza, Javier Milei sproloquia nello studio presidenziale della Casa Rosada. Alla domanda del giornalista del quotidiano La Nacion sul conflitto, risponde con il consueto fanatismo ideologico: "Israele sta salvando la cultura occidentale". L'economista, autodefinito libertario, trasforma la proditoria aggressione isreliana in una crociata: "L'Iran è una teocrazia che vuole sterminare l'unica democrazia libera del Medio Oriente". Elogia la "precisione chirurgica" degli attacchi israeliani – "Sono tutti obiettivi di alto livello, attacchi chirurgici" – arrivando a sostenere che senza la Cupola di Ferro (Iron Dome) "oggi avrebbero più di un milione di morti". Ma è la confessione, in linea con il Cancelliere tedesco Merz, che colpisce come un pugno: Israele compie il "lavoro sporco che altri non fanno" perché "la base morale del capitalismo è la cultura giudeo-cristiana". L’ennesima ammissione di una verità che viene sistematicamente occultata: la difesa dell'Occidente si fonda sulla violenza preventiva.
Le reazioni internazionali amplificano lo scontro ed evidenziano le gravi responsabilità di Israele e degli Stati Uniti. Mosca tuona che gli attacchi "creano un vero rischio nucleare globale", mentre Putin avverte Trump delle "conseguenze imprevisibili". L'Iran ribadisce con il ministro degli Esteri Araghchi: "È stato Israele a iniziare questo spargimento di sangue. I nostri attacchi rispettano il diritto internazionale: solo obiettivi militari". Sono inoltre numerosi i video che mostrano "obiettivi militari nascosti in zone residenziali" israeliane.
Il paradosso nucleare denunciato da Maduro trova conferma nei dati: Israele possiede 90 testate atomiche non controllate, mentre l'AIEA certifica – con colpevole ritardo - la natura pacifica del programma iraniano.
Mentre Turchia, Brasile e Cuba condannano le "violazioni della Carta ONU", l'Unione Europea si limita a generici appelli alla "de-escalation". L'immobilismo dà ragione all'ultima, angosciata domanda di Maduro: "Dove sta andando l'ONU?" mentre il mondo scivola verso l'abisso. Dall'altro capo del continente, Milei continua a trasformare le bombe in simboli della crociata neoliberista.