La "libertà" di espressione ai tempi della Picierno

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La "libertà" di espressione ai tempi della Picierno


di Marinella Mondaini


Oggi viviamo la situazione paradossale che chi è tenuto a difendere la democrazia, in nome di essa non lo fa. Prendiamo il caso eclatante della vice presidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno e dello scandalo riguardo il divieto dei film documentari russi sul conflitto nel Donbass e dei giornalisti, bollati come “filorussi”, “putiniani” e, non plus-ultra del marchio d’infamia, come “propagandisti della disinformazione russa”.

Nel contesto della tanto decantata dalle istituzioni europee “libertà”, la pluralità di opinioni, il pluralismo nell’informazione, il libero scambio di idee fra loro diverse, costituisce la fiamma che tiene sempre viva la democrazia.

Quando questa fiamma diventa sempre più labile fino a spegnersi di pari passo con i divieti di parlare a chi sostiene il punto di vista della Russia, la democrazia muore.

È ciò che è accaduto in Italia, e non serve a nulla arrampicarsi sugli specchi richiamandosi alle sanzioni europee, come a una divinità superiore che impersonifica la Verità. La verità solo dell’Ucraina, in ogni frangente e assoluta.

Ma siamo sicuri che le sanzioni dell’UE contro una trentina di emittenti russe non calpestino la Costituzione italiana?  Perché il popolo è prima di tutto italiano e solo dopo europeo.

E in tal modo, viene violato l’art. 21 che recita che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Oggi, alla luce dei fatti c’è un evidente grave problema di democrazia da risolvere.

La discriminazione e il divieto a parlare in tv per i giornalisti italiani che sostengono la tesi di Mosca o per quelli russi, come Vladimir Solovjov, lo rendono palese.

Tutto questo causa anche il grave problema di non conoscenza delle cause vere del conflitto in Ucraina. Il divieto di considerare e prendere in esame le posizioni anche dell’altra parte, cioè quella russa, pone in essere una restrizione della libertà primaria degli italiani, e cioè il diritto all’informazione, di qualunque natura essa sia. 

 

In relazione a questo tema, vorrei sottoporre un breve testo di Faina Savenkova, la giovane scrittrice e giornalista del Donbass, Lugansk. Ecco la mia traduzione:

“Ogni nazione impara dai propri errori e dalle proprie tragedie. In Europa la vita sembra essere allegra. Folle di migranti si aggirano per le strade, la criminalità è in aumento e i cittadini europei si stanno impoverendo. E nel contempo il Presidente Macron parla di quanto gli stia a cuore l'Ucraina, di quanto ne ha bisogno e per il suo bene entrerà in guerra con la Russia.

Mi chiedo quando le strade di Parigi avranno i loro “pescatori di uomini”, come in Ucraina, e manderanno in guerra i francesi comuni. Forse direte che questa è propaganda. Non voglio dimostrare che non è così. Ogni nazione impara dai propri errori e dalle proprie tragedie. Se quella nazione sopravvive alla guerra.

E in Italia? In Italia, Pina Picerno si è scagliata contro i poveri giornalisti italiani Andrea Lucidi e Vincenzo Lorusso. Alla signora Picerno ha dato fastidio che questi due giornalisti italiani, che si trovano in Russia, dicano la verità ed esprimano il loro punto di vista.

Pertanto, per tappare la bocca ai giornalisti indipendenti, invitati alla televisione italiana, l’europarlamentare Picierno ha iniziato a distribuire istruzioni ai giornalisti su chi invitare e chi non invitare. La cosa più sorprendente è l'unilateralità delle sue decisioni, basate sul “qui vedo, là non vedo”: qui vedo la “propaganda russa”, ma non vedo l'uccisione di civili da parte dell'Ucraina nel Donbass, in Russia. Vedo i “propagandisti” Lorusso e Lucidi, ma non vedo l'omicidio da parte di un soldato ucraino del giornalista italiano Andrea Rocchelli e non vedo nemmeno il sito web ultranazionalista “Mirotvorec”.

Sarebbe auspicabile che i politici italiani difendessero i diritti del popolo italiano, non i nazionalisti  ucraini e gli Stati Uniti. Non sarebbe bene che l'Italia tornasse ad essere il Paese dell'epoca di Mussolini. Ma la signora Picerno di questo non ha letto nulla e non ne è consapevole, a quanto pare. Ci vorrebbe di nuovo Silvio Berlusconi, un politico italiano che sapeva negoziare, non combattere. Non so gli italiani, ma se fossi al loro posto io penserei al fatto che oggi la signora Picerno indica ai giornalisti cosa fare, e domani comincerà a dire a ogni famiglia italiana come vivere e che opinione avere. Tutto inizia dalle piccole cose”.

Marinella Mondaini

Marinella Mondaini

Scrittrice, giornalista, traduttrice. Vive e lavora a Mosca

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